FOTO reportage da Malmoe, viaggio nel ghetto dell'infanzia di Ibrahimovic
Per arrivarci con i mezzi dal centro della città ci vuole una mezz’ora abbondante, e quando chiedi informazioni ai cittadini locali ti guardano sorpresi ed incuriositi perché vogliono capire per quale motivo tu, evidentemente forestiero, ti stia recando in quella zona. Poi appena spieghi di essere un giornalista italiano che vuole realizzare un reportage su dove sia nato e cresciuto Zlatan Ibrahimovic ecco che a chiunque si illuminano gli occhi e sono ben felici di poterti aiutare e soprattutto di aver l’opportunità di spendere tre minuti per raccontarti un personale aneddoto sul “calciatore svedese più forte di sempre”.
“Questa è una foto di mia figlia con Zlatan. Vedi, non è cattivo come tutti pensano, guarda come sorridono entrambi”, racconta orgoglioso Benght, un manager sulla quarantina per il quale Ibra potrebbe benissimo andare a vivere nel castello della città. “Stai attento quando sei lì, non voglio dire che sia pericoloso perché non voglio spaventarti, ma sinceramente io di notte a Rosengård non girerei così sereno”, il pensiero comune di tutti quelli interpellati prima di raggiungere il ghetto.
Una volta arrivati si nota subito come di ragazze bionde, con gli azzurri e lo sguardo ammaliante non ci sia neanche l’ombra, stesso discorso anche per quei ragazzoni alti, fisicati e bianchissimi di carnagione.
E’ vero che essendo pomeriggio presto la maggior parte delle persone lavora o studia, ma è altrettanto vero che se si venisse catapultati in quel luogo senza sapere dove ci si trova, non si penserebbe mai alla Svezia, perché gli abitanti incrociati per strada sono tutti (o quasi) immigrati, giunti nel Paese Scandinavo in cerca di fortuna.
In ogni caso però non si percepisce una sensazione di essere in reale pericolo o che ti possa succedere qualcosa, anche se è evidente la dicotomia sociale che c’è fra chi vive in questa parte di periferia e i residenti della parte opposta della città. Lo “Zlatan Court” poi è inserito perfettamente nel contesto di Rosengård. Si tratta del campo di calcetto fatto costruire, anche con scarpe riciclate, dall’attaccante del Manchester United nel 2007, per permettere ai giovani del suo quartiere di poter giocare a calcio in un luogo tranquillo e magari anche per tenerli lontani dai guai.
Una costruzione all’avanguardia con i tempi, che tuttavia non stona con l’ambiente circostante. Curata sì, ma non con vezzi eccessivi o boriosi di chi è uno dei migliori giocatori del pianeta.
In quella zona il piccolo Zlatan è cresciuto e ha tirato i primi calci al pallone. Ed è per questo che all’ingresso del campetto, tra l’altro sponsorizzato dalla nike, oltre alla sua sagoma, che ricorda perfettamente le abilità calcistiche e del taekwondo dell’asso ex Juve, Inter e Milan, c’è una targa in cui lo svedese si rivolge orgoglioso ai sui fans: “Questo è il mio cuore, la mia storia, il mio gioco. Portateli nel futuro”, mentre sul terreno, all’esterno della recinzione, spicca il calco dei piedi del fuoriclasse con la sua firma. Dici Ibra e tutti ti sorridono, perché: “Puoi togliere il ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal ragazzo”, seguendo lo Zlatan pensiero, e perciò qui tutti sono orgogliosi di poter parlare del loro mito, e poco male, se a neanche 30 metri dallo Zlatan Court, in un parco giochi per bambini, si nota accanto allo scivolo vuoto, come, presumibilmente pochi giorni prima, sia stata bruciata una struttura e i detriti della stessa siano ancora ben visibili.
Totalmente diverso invece è il discorso relativo alla vecchia casa del campione scandinavo. Situata in uno dei quartiere migliori di Malmö, con vista diretta sulla stretto d'Öresund, a due passi dal mare e da una spiaggetta di sabbia bianca, Ibra acquistò l’imperiosa villa per circa tre milioni di euro, dopo aver citofonato alla porta e spiegato ai vecchi proprietari “come ci fosse un problema, stavano vivendo a casa sua”.
Successivamente poi l’attaccante svedese decise di vendere l’abitazione, e dopo qualche problema, perché in pochi possono permettersi di spendere certe cifre, trovò nel suo connazionale Carl Söderberg, giocatore della NHL, il giusto acquirente.
Dal ghetto ad una casa lussuosa. Dalle difficoltà economiche vissute in gioventù a contratti multimilionari. Mondi totalmente diversi fra di loro, accomunati solo o quasi da Ibra, il quale sarà pure spesso arrogante, antipatico, spocchioso ed egocentrico, che ha però il merito di essere per davvero un mito vivente per i tutti i suoi concittadini.
E’ uno che ce l’ha fatta, e questo basta per far affermare da quelli parti (e non solo) che: “Ibra può e deve essere preso come esempio e rappresentare così la Svezia nel mondo dello sport”.