Romamania: l'approccio di Fonseca non è alla Garcia, ma ha capito che qui contano i fatti
Paolo Franci
A Paulo Fonseca non possiamo che fare i migliori auguri e un sincero in bocca al lupo. Un po' come si fa con i nostri figli al primo giorno di scuola. La differenza sta nel fatto che, chi più chi meno, su quel primo banco _ la panchina della Roma _ ala fine si sono scottati tutti. E non solo per le risultanze sportive. Perchè c'è chi ha fatto bene, come Spalletti, o Garcia o lo stesso Di Francesco. Però il tritacarne trigoriano era lì. Perennemente acceso. Alimentato da quella politica societaria del vendi e compra che più o meno ha funzionato fino a che c'è stato Walter Sabatini - pur con qualche marchiano errore a intaccarne il pedigree, come gli abbagli Gerson e Iturbe, per dirne un paio – e prima dell'arrivo di Monchi, il cui lavoro è sotto gli occhi di tutti. Ora si riparte con un ds, Petrachi, che si è mostrato sinceramente cazzuto e con le idee chiare. L'ho già detto vero? Mi piace assai. A lui tocca il compito di fare soldi con cessioni pesanti dal punto di vista tecnico, come quella di Manolas e, probabilmente Dzeko, per poi ricostruire. A Fonseca invece, tocca il compito di rendere meno ardente la sua panchina e, dunque, di dare anima e gioco alla squadra. Certo, il suo approccio alla Roma non è stato come lo fu quello del fiammeggiante Rudi Garcia, talmente tosto dal sembrare appena congedato dalla legione straniera. A Garcia toccava il compito di rimettere in piedi quella Roma azzerata dalla finale di Coppa Italia persa con la Lazio. Ci riuscì, eccome se ci riuscì, l'uomo della chiesa e del villaggio. Fonseca non è che abbia regalato tutti questi titoli (intesi come titoli di giornale, in attesa di quelli sportivi...), ieri, nella conferenza di presentazione. S'è mosso cauto, camminando sulle uova, pur dando qualche buona indicazione. Non che sia particolarmente originale quel tecnico che, come lui, pretende totale dedizione alla causa e spirito di sacrifico. O quello che ti dice che “l'attaccante migliore è quello che fa gol”. Ha accarezzato l'obiettivo (tornare in Champions) ma non si pone limiti, pur sottolineando una cosa che, come atteggiamento mi piace molto: “Io non faccio promesse, ma ho le mie convinzioni”. C'è chi mi ha sottolineato come Fonseca sia apparso un po' moscio, considerando la depressione dell'ambiente e il bisogno di una robusta flebo di entusiasmo. Beh, io rispondo che è sempre preferibile la sobrietà stretta, in attesa che parlino i risultati. Perchè nello sport questo conta e da queste parti i risultati mancano da tanto, troppo tempo.