Federico Masi: dall'inferno a San Siro?
Nato a Frascati il 10 ottobre del 1990, la storia calcistica di Federico Masi, difensore centrale della Fiorentina che ormai da diversi anni si allena in prima squadra, prima con Prandelli e oggi con Mihajlovic, sembra un romanzo. Un libro fatto di pagine che parlano di un sogno - un gol storico in una semifinale del campionato Primavera di oltre fa quattro anni fa contro il Milan -, e poi di un cielo coperto da nuvole, fra infortuni gravi e risultati altalenanti con le squadra giovanili viola. Oggi il sole sembra essere tornato a splendere per Masi, capace di terminare la riabilitazione, dopo una revisione al legamento crociato anteriore effettuata il maggio scorso, in poco più di cento giorni. Tanta voglia di stupire e di dimostrare tutto il proprio valore per un prodotto di quel settore giovanile gigliato curato con passione e attenzione da Pantaleo Corvino.
Federico, partiamo dal tuo infortunio durante la tournèe in Canada dello scorso maggio, con la prima squadra della Fiorentina. Che tipo di infortunio è stato e che effetto ti ha fatto vedere in tv i tuoi compagni di squadra andare in campo contro la Juventus, pochi giorni il tuo stop, con una maglia con su scritto Forza Fede?
'Ho effettuato un'operazione al legamento crociato anteriore a fine maggio scorso perché ero già stato operato allo stesso ginocchio tre anni fa, sempre al crociato anteriore, al menisco esterno. Questa volta invece si trattava di crociato anteriore ma menisco interno. All'inizio ho avuto molta paura, tanto che ho pensato anche di dover smettere. Vedere che i miei compagni nella Fiorentina indossavano, pochi giorni dopo il mio infortunio, una maglia con un incoraggiamento nei miei confronti, mi fece un effetto bellissimo, perché sinceramente con i ragazzi della prima squadra ho un rapporto molto bello. In quell'occasione mi fecero una bella sorpresa, e per questo devo anche ringraziare Gianluca (Vulaz, addetto stampa della Fiorentina, ndr). E' stata un'iniezione di fiducia molto importante, dopo un momento brutto come è stato quello dell'infortunio. Un segnale molto bello'.Nonostante il brutto infortunio sei riuscito a fare una riabilitazione talmente veloce, poco più di cento giorni, che il sito internet di Villa Stuart, il centro clinico dove sei stato operato, ti ha inserito nel suo sito internet come 'modello' da questo punto di vista...
'In quel periodo ho lavorato sodo. Andavo a Villa Stuart alle 9.30 di mattina e tornavo a casa alle 19. E' stato fondamentale in quei giorni il fatto di essere vicino casa, essendo nato a Frascati, e sono stati fondamentali i miei genitori, la mia famiglia ed i miei amici che, pur non rendendosene conto, mi hanno permesso di avere sempre la mente libera, facendomi sentire l'aria di casa. Ringrazio anche Villa Stuart, perché sono stati molto importanti, ed il professor Mariani che mi ha operato'.La tua storia in Fiorentina sembra quella di un predestinato, visto che già oltre quattro anni fa, pur essendo giovanissimo, eri stato aggregato alla Primavera viola segnando anche una rete decisiva al Milan. Mi sembra che la società gigliata e il ds Corvino abbiano puntato su di te fin da subito...
'E' vero, e di questo sono contento. Spero che tutto ciò vada avanti, consapevole che io metterò sempre il massimo impegno per crescere, come ho sempre fatto da quando sono nato e come mi hanno insegnato i miei genitori. Sono a disposizione della società, con la massima umiltà ed il massimo impegno'.
Sabato scorso sei tornato a giocare con la Primavera della Fiorentina nella vittoria a Bologna, arrivata grazie anche al tuo gol. Che cosa hai pensato nel momento in cui hai visto la palla entrare in rete?
'Ho ripensato a tutto quello che mi è successo negli ultimi mesi. E' stata la fine di un incubo perché sono rientrato in campo dopo più di cinque mesi dall'infortunio, dopo una revisione in cui mi erano stati prospettati tempi di recupero di otto-nove mesi. Penso di aver fatto qualcosa di importante'.
Ti ha creato imbarazzo o fastidio questo tuo bruciare le tappe, soprattutto a livello di crescita, cosa che ti ha impedito ad esempio di far parte della squadra Allievi campione d'Italia due anni fa, visto che tu eri già aggregato a quel tempo con la formazione Primavera?
'No, non mi ha dato fastidio, ma anzi è stata una cosa bella bruciare fin da subito le tappe perché ho giocato su tutti e due i fronti, pur non disputando le finali di due anni fa con gli Allievi. Rimango legato sia ai miei compagni degli Allievi che a quelli della Primavera, con cui sono tornato a giocare sabato scorso. Con la testa sono rimasto concentrato sulle diverse situazioni della mia carriera, con la massima umiltà, non facendo mai voli pindarici'.Mercoledi'scorso è stata una giornata importante per le principali squadre del settore giovanile azzurro. La nuova avventura dell'Under 20 di Francesco Rocca, che ha visto indossare la fascia di capitano il tuo compagno di Primavera Max Taddei, e per l'Under 21 di Ciro Ferrara, che fra i protagonisti in campo ha visto due dei tuoi attuali compagni sempre della Primavera viola ed il tuo ex collega Romizi. Fra i tuoi obiettivi c'è anche quello di ritrovare la maglia delle giovanili azzurre, ora che ti sei ristabilito fisicamente?
'Ci tengo innanzitutto a fare i complimenti a Romizi, Camporese e Seculin per il match in Under 21, che a Max Taddei per la prestazione con l'Under 20. Poi è ovvio che, personalmente, il pensiero adesso va anche ad un mio ritorno con le Nazionali azzurre, sperando un giorno di arrivare in Under 21, facendo il massimo come sempre ogni giorno'.Il tuo esordio in Champions League è curioso: dovevi scendere in campo in Bayern Monaco-Fiorentina, ma l'arbitro quella sera 'accorciò' il recupero, e quindi la tua prima volta nelle competizioni europee slittò di qualche settimana, all'11 dicembre 2008 contro lo Steaua Bucarest. Che ricordi conservi di quella sera?
'E' impossibile da dimenticare quella serata a Bucarest. E' stata un'emozione bellissima, mister Prandelli che mi fece un regalo stupendo, e di questo non posso che ringraziarlo. Un'emozione talmente grande che, pur giocando solo tre minuti, mi portò ad avere i crampi a fine gara. Me la ricorderò sempre quella serata, con tanta gioia'.
Ti chiedo proprio di raccontarmi il tuo rapporto con mister Prandelli, che non solo in quella circostanza dimostrò di avere molta fiducia nei tuoi confronti...
'Non posso che ringraziare mister Prandelli, e dire che sono stato bene con lui. A differenza di mister Mihajlovic, il nostro ex tecnico era una persona più chiusa, quindi non parlava molto con me o i compagni di prima squadra, pur non avendo una grande esperienza per poterlo giudicare completamente'.
Invece con Mihajlovic come vanno le cose?
'E' una persona più aperta al dialogo rispetto a Prandelli, è molto preparato. Purtroppo i risultati non gli stanno dando quello che merita, sia a lui che ai miei compagni di prima squadra. Penso però che con il lavoro i risultati arriveranno presto'.
C'è qualcosa in particolare di Mihajlovic che ti ha colpito? Sia a Bologna che a Catania ha saputo lanciare tanti giovani in prima squadra...
'Mi ha colpito il fatto che una volta, subito dopo il mio rientro dall'infortunio, un mese fa, mi incoraggiò, e la cosa mi fece felice. Mi ha stupito anche la sua tranquillità perché, visto da fuori, quando ero a fare riabilitazione a Villa Stuart, pensavo fosse una persona più dura in quanto a metodi. Invece trasmette grande tranquillità ai giocatori quando vanno in campo'.
Visto che sei tornato a giocare proprio nel campionato Primavera la scorsa settimana, come va il tuo rapporto con mister Renato Buso e quali prospettive ha questa squadra quest'anno?
'Mister Buso è una persona molto preparata sia sotto l'aspetto tecnico che dal punto di vista umano. Quest'ultima cosa per me è molto importante. Sicuramente lui sta dando una grossa mano a noi e come gruppo, pur cambiando qualcosa in questa stagione. Siamo più uniti, più squadra rispetto agli ultimi anni'.Parliamo di alcuni singoli che hai avuto come compagni in Primavera e con cui ancora adesso giochi, fra prima squadra e settore giovanile. E' vero che il difetto principale di Babacar è l'insolenza che mette in alcuni suoi comportamenti, che lo porta a trascurare alcuni particolari importanti che gli permetterebbero di sfruttare i suoi ottimi mezzi?
'Questa è un po' una sua pecca, però spero che crescendo possa cambiare da questo punto di vista'.
Di Federico Carraro invece, altro talento della Primavera viola, cosa mi dici? Ha i mezzi per diventare in futuro un grande giocatore?
'Lui è molto bravo dal punto di vista tecnico, e anche lui se farà bene e continuerà come sta facendo, con la giusta umiltà, non avrà problemi in futuro'.
Una curiosità: cercando di te su internet ho scoperto che hai dei parastinchi particolari. Su uno di essi c'è il disegno di un pipistrello. Come mai?
'E' il segno di Batman, perché fin da piccolo è stato il mio supereroe preferito e quindi è stata la mia prima scelta sull'oggetto da mettere sul parastinco. Quel disegno ricorda la mia infanzia e la mia crescita, i miei periodi in famiglia'.
Hai instaurato un rapporto particolare con qualche tuo compagno della prima squadra? Penso a De Silvestri, anche lui cresciuto nelle Nazionali azzurre, o Gamberini, che gioca nel tuo stesso ruolo di centrale difensivo...
'Non ho un rapporto particolare con nessuno di loro perché in realtà ho un buon rapporto con più di uno dei miei compagni. Penso a De Silvestri, che mi è molto vicino e con cui scambio battute sempre molto volentieri, Cesare Natali, che è sempre prodigo di consigli su come muovermi, o Gamberini, che mi è stato vicino nel periodo del mio infortunio, e la cosa mi ha fatto molto piacere, senza dimenticare Kroldrup che è una persona onesta e simpatica'.
Prima parlavamo della partita di quattro anni fa, in cui segnasti nella semifinale del campionato Primavera al Milan. La sfida con i rossoneri, questa volta a livello di serie A, è alle porte, e ci sono molte incertezze sullo stato fisico dei centrali della prima squadra. Non è che rischi di scendere in campo tu sabato sera a San Siro?
'Resto sempre con i piedi per terra, ma l'emozione nel marcare i campioni del Milan, se toccasse a me giocare a San Siro, ci starebbe. Però in quei momenti bisogna rimanere lucidi e cercare di dare sempre il massimo. Poi come è stato per l'esordio in Champions League, dove sentii l'emozione più tornando a casa che al momento di scendere in campo, nel caso toccasse a me, saprei che se uno si mette a pensare a ciò che sta facendo, si blocca, e non rende. In certi casi serve anche un po' di sfrontatezza...'.