Focus bwin: Mandorlini a CM: 'Non sono razzista e per lo scudetto dico Napoli!'
Dopo una carriera spesa sui campi di tutta Italia, da giocatore prima e allenatore poi, sembra che una nazione intera si ricordi di lui solo per uno stupido, ma goliardico coro, definito razzista, che lo ha etichettato ben oltre il limite quelli che lui ammette essere stati i suoi demeriti. A suo dire, la vicenda è stata strumentalizzata solo per creare scalpore. Andrea Mandorlini ha giocato nel Toro, poi tanta Inter e Udinese tra le altre. In panchina sin dal 1993, appena appesi gli scarpini al classico chiodo, ha avuto modo di allenare in piazze importanti, incluse Bologna, Vicenza e Bergamo, sponda Atalanta, ma è stata la promozione dalla Lega Pro in serie B dell’Hellas Verona a dargli una inaspettata popolarità…
Mister Mandorlini le va di parlare della brutta storia del coro razzista che le è stata rovesciata addosso?
“Certo. Non sono mai stato razzista. Sono sui campi da una vita ed è la prima volta che mi capita una situazione del genere. Ammetto di aver preso la cosa con leggerezza, ma mi sentivo appoggiato dai miei ragazzi, alcuni dei quali del sud, e così ci siamo lasciati andare a quello che per noi era uno sfottò e basta. Certo che la situazione con Salerno e la Salernitana non mi ha aiutato, ma avevamo vissuto le partite con loro in mezzo a tanta tensione, e poi le cose hanno preso una brutta piega. Non sono razzista, e mi dispiace che non sia stato mostrato con la dovuta attenzione il fatto che i miei ragazzi (quelli del sud), scherzassero con me e con i tifosi. Non mi appartengono tutte quelle cose che ho letto, e che poco hanno a che fare con il calcio. Mi prendo la responsabilità per non aver valutato per tempo le possibili conseguenze di una cosa del genere, ma ritengo sia stata spinta oltre il limite dai media.”
Torniamo alla sua Verona, quella che con l’Hellas che lei guida è tornata almeno in serie B.
“Sono orgoglioso di guidare un club così importante. I tifosi ci supportano con un calore incredibile e questo in C come in B era ed è uno stimolo grandissimo.”
Da neo promossa, l’Hellas vive la pressione che accompagna le favorite alla promozione. Come combatte lo stress che inevitabilmente arriva nei paraggi del suo spogliatoio?
“Siamo fieri di vestire la maglia del Verona. L’importante è pensare a lavorare giorno dopo giorno e metterci tutto noi stessi. La gente lo vuole e fa di tutto per spingerci. Loro, quelle migliaia di tifosi che vedete ogni volta al Bentegodi ci caricano tantissimo. È una grande forza che ci portiamo dentro quando andiamo in campo.”
Siamo solo all’inizio, ma pensa che la B possa già aver espresso almeno alcune delle favorite alla promozione in serie A?
“Ma si, il Torino, il Padova e poi anche la Sampdoria sono destinate a finire davanti a tutte noi. Quindi un gruppetto di squadre che vanno per i Play-Off. Il resto deve sudarsi la permanenza nella categoria.”
E il Verona dove si colloca?
“Chi può dirlo. Ora sappiamo solo che dobbiamo vivere partita per partita con lo stesso grande spirito battagliero. Alla fine tireremo le somme.”
Si parla tanto dei giovani e delle possibilità che il calcio italiano dovrebbe dare loro per risalire la china. Ci consigli qualcuno dei suoi.
“Niccolò Galli, Marco D’Alessandro e Panagiotis Tachtsidis, ma ne abbiamo anche altri che però vi invito a venire a vedere giocare.”
Le va di fare un salto anticipato in serie A? Chi vince lo scudetto?
“Da tifoso mi piacerebbe lo vincesse l’Inter, ma così, a bruciapelo mi viene da dire Napoli. Mi piace come stanno venendo fuori, in Italia e in Europa. E poi il Milan, la Juve e la mia Inter.”
Ha lasciato fuori la Roma di Luis Enrique.
“Si, perché non mi convince. Non è all’altezza delle altre che lottano per il vertice. Loro hanno decisamente qualcosa in più, anche se nel caso di Milan e Inter ancora non si è visto.”