Flop Superlega e Champions a rischio, Milan ribaltato in 7 giorni. Gazidis, ma nel patto con Agnelli c'è Donnarumma alla Juve?
Dunque, nella giornata di mercoledì, il Milan non lascia la Superleague che nel frattempo muore appena nata e perde una partita già vinta, che rimette pesantemente in discussione la corsa alla qualificazione alla prossima Champions. In pochi giorni Gazidis passa dai 350 fantamilioni della Superleague a rischiare di non incassare nemmeno i 40 dell’ingresso in Champions. E, dettaglio non da poco per un club che prova disperatamente a ricostruirsi immagine e credibilità, riesce a inimicarsi le istituzioni e tutti i colleghi della Serie A (tranne il solito Agnelli). Invece nei rapporti con l’Uefa non cambia nulla perché, con la nomina di Zorro Boban come braccio destro di Ceferin, Gazidis aveva già ampiamente conquistato la palma di “avversario numero uno” della massima istituzione calcistica continentale. Quindi, ricapitolando, in poche ore il Milan passa dal tornare ad aumentare i propri ricavi grazie alla Champions a sognare addirittura i 350 fantamilioni annui della “Super” e finisce a ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Con un timing invidiabile, per festeggiare questa infausta settimana, sempre il solito Gazidis pensa bene di mandare un chiaro messaggio a tutto il mondo del calcio: “Volevate fondare la Superleague per aiutare i club indebitati? E noi vi rispondiamo rinnovando il contratto di un 40enne a 7 milioni annui, senza aver nemmeno la certezza di entrare in Champions!”.
Paolo Maldini si sta arrovellando il cervello per uscire dal labirinto di mercato che avvolge il suo Milan. Tra pesantissimi parametri zero (Donnarumma e Calha), riscatti esercitabili a cifre altissime (Tomori, Diaz e Dalot), contratti da rinnovare per forza (Mandzukic), riscatti sulla carta opzionali, ma in realtà obbligatori (Tonali e Meité) e giocatori prossimi alla scadenza (Kessié, Calabria e Romagnoli), l’urgenza era davvero quella di far firmare Ibra cedendo subito alle sue condizioni? Che fretta c’era? Quali alternative aveva Ibra? Chi poteva portarlo via dal Milan a 7 milioni annui? Non si poteva almeno attendere l’aritmetica conquista della Champions League?
La settimana paradossale del Milan si chiude oggi con la certezza che lo svedese salterà proprio la partita-chiave per raggiungere il fatidico obiettivo stagionale. La quota Champions infatti è di 78-79 punti e per raggiungerla i rossoneri devono vincere almeno 4 partite su 6 (quindi contro Lazio, Benevento, Torino e Cagliari) a meno che non si voglia essere costretti a far punti in casa delle dirette concorrenti Juve e Atalanta. Quella di Roma sarà la 48esima partita della stagione rossonera e Ibra ne ha giocate 25, praticamente la metà. Oltretutto con una differenza di rendimento palese: 10 gol nelle prime 9, 6 nelle altre 16. E guarda caso il progressivo calo di rendimento e di presenze dello svedese è coinciso con un girone di ritorno non certo da Champions League. I soliti pasdaran ci diranno: “Visto? Senza Ibra, il Milan non vale granché e allora è giusto rinnovargli il contratto a 7 milioni”. Eh ma purtroppo non è così. Perché se a 39 anni Ibra ha giocato metà delle partite per problemi muscolari, è logico e fisiologico pensare che a 40 anni ne farà ancora meno. Tanto più che quest’estate, per non farsi mancare nulla, giocherà anche l’Europeo e, dulcis in fundo, come confermato dal CT svedese, punta a disputare anche il Mondiale in Qatar. Il Milan dunque rischia tantissimo ad affidare il proprio attacco a uno che nella migliore delle ipotesi giocherà il 50% delle partite. E la mozione della gratitudine per quello che ha fatto nell’ultimo anno e mezzo non vale, perché per un club che lamenta “rossi” da record la programmazione deve valere più della riconoscenza. In tutto questo non si riesce a capire come mai si concedono 7 milioni al 40enne Ibra che non ha mercato di alto livello, mentre si rischia di perdere per 2 milioni di ingaggio un 22enne la cui cessione potrebbe fruttare nel breve una colossale plusvalenza. Non a caso, quasi due anni fa, Boban premeva forte per rinnovare Donnarumma a 8 milioni a stagione, trovando però l’opposizione del solito Gazidis. A proposito, ma il sudafricano potrebbe spiegarci se nel “patto di sangue” con Andrea Agnelli è previsto che la Juventus porti via al Milan a parametro zero il miglior patrimonio tecnico ed economico dei rossoneri?