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Flop Italia: tutti gli errori di Mancini. Ma non è l'unico colpevole, ai club non interessa nulla della Nazionale
Così è passato in secondo piano l’aspetto tecnico, con la complicità di tutti i media che in altri momenti avrebbero sottolineato il fatto che Chiellini e compagni hanno pareggiato al 90’ tre partite su quattro a eliminazione diretta, come non era mai successo nelle fasi finali di un Europeo o un mondiale. Nessun dubbio sui meriti, perché vincere ai supplementari o ai rigori non è fortuna, semmai la dimostrazione di un grande equilibrio e non di una netta superiorità nei confronti degli avversari. E a proposito di rigori, che ci sarebbero stati anche contro l’Irlanda del Nord se si fosse trattato di una fase finale, non si può sottovalutare la colpa di Mancini che avrebbe dovuto designare un altro rigorista al posto di Jorginho, per la seconda gara contro la Svizzera. Non esiste la prova che il suo sostituto avrebbe segnato, ma con molte probabilità in quel caso ora saremmo già in Qatar.
Si potrebbe poi aggiungere che il c.t. svizzero Yakin Murat, tra l’altro al debutto in settembre, ha lanciato il ventunenne Okafor, alla sua prima partita da titolare proprio contro l’Italia al posto dell’infortunato centravanti Seferovic, mentre Mancini non ha fatto altrettanto con il ventunenne Raspadori per sostituire Immobile, modificando il modulo offensivo che non ha fruttato nemmeno un gol con il cosiddetto “tridente leggero”. Queste sono le colpe, poco sottolineate di Mancini, ma sarebbe ingiusto prendersela soltanto con lui, perché se l’Italia trema in attesa di conoscere i prossimi avversari premondiali, è anche perché tutte le migliori squadre del campionato italiano hanno scelto attaccanti stranieri. Immobile nella Lazio, Belotti nel Torino, Raspadori e Scamacca nel Sassuolo hanno visto la Champions soltanto in tv e questo conta perché l’esperienza internazionale a livello tecnico e psicologico è fondamentale. La verità amara è che ai dirigenti dei club non interessa la Nazionale che anzi è un fastidio perché restituisce giocatori infortunati, o stanchi nella migliore ipotesi. Inoltre l’Italia è il Paese in cui il campionato incomincia più tardi, senza tutelare il lavoro dei vari c.t. che puntualmente si lamentano a settembre perché i giocatori non sono ancora in forma, come ha sottolineato Mancini per giustificare il pareggio, alla distanza decisivo, contro la Bulgaria. Come minimo, quindi, adesso bisogna rinviare il turno di campionato del 20 marzo per garantire a Mancini qualche giorno prezioso in più alla vigilia dei play-off, scacciando inutili rimpianti con il senno di poi. Fatti, quindi, e non parole.
Perché ripetere che siamo i campioni d’Europa, dimenticando come lo siamo diventati, non serve a nulla. Nel calcio il passato non conta, altrimenti vincerebbe sempre la squadra campione in carica in Europa e nel mondo. Come non contano i contratti lunghi, perché Pioli nel Milan sta facendo un ottimo lavoro, anche se ha il contratto in scadenza alla fine di questa stagione, mentre Mancini ha un contratto fino al 2026 per due europei e due mondiali, come non era mai successo a nessun c.t. azzurro prima di lui. Un motivo di imbarazzo in più se fosse costretto a vedere il mondiale in tv come Ventura, anche perché nel nostro girone siamo arrivati dietro la Svizzera e non la Spagna.