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    Flavio Destro a CM: 'Con Garcia, Mattia sogna il Brasile. Immobile merita il Mondiale'

    Flavio Destro a CM: 'Con Garcia, Mattia sogna il Brasile. Immobile merita il Mondiale'

    • Alessandro Salvatico
    E' un cuore granata, cresciuto al Filadelfia, ma anche un allenatore: del Torino è stato viceallenatore subito prima dell'arrivo di Ventura, con Franco Lerda in panchina. Ed è pure “papà d'arte”: suo figlio Mattia sta tornando a scalare le vette del calcio nostrano. Sono molti gli argomenti d'attualità che si possono toccare chiacchierando con Flavio Destro, dal Toro alla Nazionale, dalla Roma a Christian Vieri, e lui ci ha concesso tutte le sue mai banali riflessioni.

    Destro, stiamo parlando con un “Figlio del Filadelfia”; uno dei tanti...
    Ci ho trascorso la mia intera infanzia e giovinezza, dentro quei campi e dietro quei muri, dal 1970 al 1981. Ho avuto la fortuna di essere allenato e cresciuto da persone come Rabitti, Vatta, Ussello; una fortuna non di tutti, far parte di quella fucina di campioni e uomini.

    E poi, l'addio.
    Il sogno di tutti quei ragazzi, e quindi anche il mio, era esordire in prima squadra con la maglia granata addosso; ma non per tutti, ovviamente, era possibile. Io sarei rimasto per tutta la vita, ma era normale che ci mandassero in giro, con la speranza di affermarci. Io comunque non posso lamentarmi della mia carriera, ho vinto due campionati con Catanzaro e Ascoli, giocato più di 100 partite in Serie A, raccolto soddisfazioni.

    A Torino, poi, è tornato a distanza di molti anni: nel 2010, come vice dell'allenatore Franco Lerda.
    Già, e non è andata come ci si augurava, quell'esperienza. Le difficoltà di questa piazza sono quelle di chi è abituato a certi scenari, nel ricordo dei suoi campioni. Ma in cambio sa dare un amore sconfinato. Quella volta, tutti quanti - tifosi esclusi - avrebbero potuto fare di più e meglio.

    Oggi, invece, i granata vanno a gonfie vele.
    Per me è molto bello vedere di nuovo il Toro lottare per un piazzamento in Europa. Ci sono giocatori di valore, un tecnico che sta lavorando molto bene, e che sicuramente ha avuto l'appoggio e l'aiuto incondizionati della società.

    Cerci e Immobile potranno eguagliare Pulici e Graziani, cui vengono spesso paragonati?
    Io crescevo al “Fila” guardando proprio loro due, da ragazzino facevo il raccattapalle ammirandoli da bordo campo, e quello era il Toro più forte di tutto il dopoguerra; eguagliarli sarà difficilissimo, le basi magari ci sono ma necessiteranno di molte conferme.

    L'attuale numero 9 granata merita la Nazionale?
    E' un attaccante giovane e già arrivato a quota 12 reti segnate, senza rigori, unite a prestazioni sempre molto buone; di certo una sua convocazione ci starebbe.

    Come vede la spedizione azzurra in Brasile? Quali le favorite nella kermesse planetaria?
    Penso che la prima candidata al titolo sia la squadra ospitante, che a questo vantaggio unisce i consueti valori tecnici. Alle spalle dei verde-oro, un gruppetto formato da Argentina, Italia e Spagna, con la Germania possibile outsider. Sì, l'Italia la piazzo fra le possibili vincitrici: in una competizione del genere, contano le qualità ma conta ancor più come ci si arriva, in quali condizioni fisiche e mentali: quando i destini si giocano in 90', non è solo la forza a deciderli.

    E al Mondiale ci pensa anche Mattia Destro...?
    Ci spera, sì. Com'è naturale per qualsiasi ragazzo, specie se ritiene di avere i requisiti necessari, di stare facendo bene a sufficienza; sarebbe un sogno bellissimo, lui aspetta.

    Si aspettava che Rudi Garcia fosse così bravo?
    Mattia non lo so, ma io sicuramente sì. Posso dire di averlo seguito con una certa assiduità nel suo lavoro in Francia, e di aver notato senza dubbio come le sue squadre fossero sempre molto preparate, quindi non mi ha sorpreso l'andamento della Roma, anche se forse è andata oltre ogni previsione.

    Cosa pensa della polemica innescata da Christian Vieri, che ha bollato come “inutile” il corso di Coverciano?
    Credo che Vieri si sbagli, e di grosso. In primo luogo, perchè il corso non è utile, ma utilissimo: non avrei mai immaginato di poter apprendere così tanto, e non si parla solo di tattica ma di sapersi creare opportunità, di imparare a muoversi in un questo ambiente difficile, di avere dei maestri meravigliosi. In secondo luogo, perchè lui non ha ancora visto neppure un minuto, del corso: e sarebbe sempre meglio parlare solo quando una cosa la si è conosciuta, non prima...
     

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