Le ultime dichiarazioni ufficiali di Stevan Jovetic sono lontane tre mesi: 1 aprile 2012, al termine di Fiorentina-Chievo. In quella domenica in cui l'incubo serie B sembrò realmente materializzarsi di fronte alla squadra viola, sconfitta in casa dalla formazione clivense, l'unico ad alzare la mano davanti alla richiesta dell'ufficio stampa viola perché almeno un giocatore ci mettesse la faccia con i giornalisti fu il 22enne di Podgorica. Solo che le parole del numero 8 viola non furono solo una giustificazione per una sconfitta comunque pesante, o un appello ai tifosi perché stessero vicini ad una Fiorentina in difficoltà, ma anche e soprattutto un'apertura ad una possibile partenza a fine stagione. 'Non lo so, vediamo... Non dipende solo da me' fu la risposta del montenegrino a chi gli chiedeva se i supporters gigliati potevano essere rassicurati sulla sua permanenza a Firenze, qualunque fosse stato l'esito finale del campionato. Perché Stevan Jovetic non è un bugiardo. Da fuori può dare l'idea di essere un ragazzo ingenuo, timido, ma in realtà è uno che quando non ti guarda negli occhi è solo perché non gli va di raccontarti una menzogna.
Rispetto al 31 ottobre 2011, data in cui ha firmato il rinnovo per altri cinque anni con la Fiorentina, qualcosa nel suo rapporto con la società è cambiato. Innanzitutto il progetto sportivo: dopo il primo anno di Mihajlovic il club puntava al rilancio, ma in realtà ha fallito nuovamente i suoi obiettivi, cedendo un attaccante ex Nazionale come Gilardino per prenderne uno (ora svincolato) come Amauri. Poi l'esonero del serbo, gli insulti dei tifosi al quasi connazionale Ljajic dopo lo scontro con Delio Rossi, la scarsa fiducia nei suoi confronti dei compagni, che lo hanno accusato di 'fuga' nella parte finale del campionato, all'ennesima ricaduta dopo il suo infortunio, ma soprattutto un'altra stagione senza coppe europee. Tutta una serie di indizi che hanno portato a scavare un solco tra la Fiorentina e Jovetic. Il giocatore si è rigenerato fra Formentera, Ibiza e la sua Pogdorica, tenendosi lontano dal calcio scritto e parlato, incontrando solo casualmente il d.s. del Chelsea, il danese Frank Arnesen, ma rifiutando ogni dichiarazione ufficiale, nonostante le sollecitazioni arrivategli dai media fiorentini e da alcuni dirigenti del club viola.
Se fosse per lui non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro: ora si tratta solo di buttare giù la delusione per il mancato rilancio della Fiorentina, e salire sul pullman che il prossimo 16 luglio partirà dallo stadio 'Franchi' alla volta del ritiro di Moena in val di Fassa. Invece in queste ore è stato suo padre Dragan a convincerlo ad aprirsi, a parlare, a respingere le accuse di chi crede che stia fuggendo dalle responsabilità. E così il numero 8 viola quasi certamente chiederà di parlare all'ufficio stampa viola, fin dai giorni del raduno a Firenze, per chiarire che se partirà per altri lidi - il Chelsea ci proverà fino all'ultimo giorno di mercato - sarà perchè la Fiorentina avrà dato il suo consenso. Del resto non esiste una clausola rescissoria nel contratto del montenegrino, ma una stretta di mano fra l'ex d.s. Corvino e il procuratore del giocatore: se arriverà un'offerta intorno ai 30 milioni di euro, partirà. Perché non è Jovetic a piangere perché resta alla Fiorentina, ma sono le casse del club ad aver bisogno di soldi freschi, e Jo-Jo non vuol finire sull'altare del patibolo, passando per il traditore di turno, poco motivato a restare. In società c'è chi, al vertice, spinge da tempo per la sua cessione. Jovetic lo sa, come i tanti d.s. e d.g. contattati prima dell'arrivo di Pradè, che hanno rifiutato anche per non gestire una piazza che potrebbe presto andare in ebollizione.