Fiorentina, storia di un amore mai nato
dal sito: DODICESIMO UOMO
Perché, ogni giorno di più, si ha la sensazione che il rapporto che stiamo vivendo con la proprietà della Fiorentina sia un matrimonio infelice?
Per alcuni è solo colpa nostra…ma chi ci giudica, prima di parlare, dovrebbe avere l’umiltà e il buon gusto di leggere la nostra storia.
E’ un luogo comune che i fiorentini non accettano i forestieri….gli stranieri…chi non è nato all’ombra della cupola del Brunelleschi. Quando un amore non nasce, non si può sempre accampare la scusa, superficiale e priva di conoscenza storica, della “xenofobia” – seppur all’acqua di rose - dei fiorentini.
Quando nel’700 la casata Medici vedeva naufragare le sue speranze di sopravvivenza nelle molli e stanche membra di Gian Gastone, Firenze, dopo oltre due secoli di gloria e potere, si rassegnò a venir ceduta allo straniero. Arrivò un giovane austriaco, un tal Pietro Leopoldo di Lorena, figlio dell’Imperatrice d’Austria Maria Teresa e i fiorentini storsero il naso. Il nuovo Granduca non aveva un compito facile: regnare in una città di bastian contrari, litigiosi e perennemente contro a prescindere. Catapultato, dai fasti della rigida reggia di Vienna, sulle sponde dell’Arno, il giovane non si scoraggiò e, per prima cosa, impose alla sua nobile corte di parlare fiorentino perché lui voleva conoscere e, soprattutto, capire la lingua - e di conseguenza la testa - di coloro che doveva governare. Sovrano illuminato, acuto e intelligente che finì con amare talmente tanto questa città che - come raccontano le cronache del tempo - millantava misteriosi e fantasiosi malesseri ogni volta che doveva tornare in Austria. Il giorno che dovette rientrare a Vienna per ricevere la corona di imperatore i fiorentini, senza smancerie e mielose manifestazioni, perché il pudore e la dignità dei sentimenti qui son caratteristica atavica, vollero accompagnare la sua carrozza alle porte della città come gesto di stima, affetto e gratitudine.
I fiorentini avranno molti difetti ma non sono stupidi: sanno riconoscere perfettamente chi sta loro davanti e chi si è meritato il loro rispetto perché, per primo, li ha rispettati.
Il calcio ha mostrato come Firenze, spesso matrigna con i suoi figli più geniali e talentuosi, sa essere un’affettuosa e premurosa madre adottiva. Tanti sono i calciatori rimasti a vivere qui, affascinati e conquistati dalle mille contraddizioni di questa città bellissima quanto difficile da maneggiare, per sentirsi chiamare “babbo” dai propri figli e per farsi rapire l’anima ogni volta che, dal Piazzale, ci si ferma a guardare il sole che tramonta dietro il Ponte Vecchio.
L’amore è un sentimento irrazionale ma non può nascere se alla base non c’è stima, rispetto e reciproca voglia di conoscerci e accettarci.
Questa Società non ha mai fatto niente per conoscere e amare Firenze e ha negato, forse per invidia e permalosa stizza, di volgere il proprio benevolo sguardo ai suoi figli adottivi.
La Fiorentina esisteva prima della Florentia Viola.
Noi non siamo creature di questa proprietà…noi viviamo di vita propria.
La Fiorentina e i fiorentini hanno una storia e un passato a cui sono inscindibilmente legati e solo perché non se ne è stati gli artefici, non se ne può negare l’esistenza e disconoscerne il valore.
Ci sono uomini che hanno fatto la nostra storia, che per questa maglia, per questa città e per questa gente, hanno rinunciato a tanto…forse a tutto.
Ci sono forestieri che sono giunti qui in punta di piedi, con umiltà e rispetto. Sono entrati nel nostro mondo senza calpestare ciò che si sono trovati sotto i piedi. I colonizzatori, gli esportatori di modelli, i propugnatori di immagine e stile non hanno avuto l’accortezza di saper beneficiare dell’immenso patrimonio affettivo di questa città. Non ci si conquista un posto di prestigio, di potere e di consenso cancellando ciò che c’era prima….bevi dal calice della conoscenza, dell’esperienza di chi prima di te è giunto straniero e, oggi, cammina per le strade come uno di famiglia.
E’ lunga la lista delle persone che avrebbero potuto e saputo rendere la vita della proprietà migliore in questa città…..Di Livio, Prandelli, Antognoni solo per citarne alcuni….eppure…..tutti cacciati, allontanati, accusati e feriti nei sentimenti…quei sentimenti che hanno riempito i loro cuori, quando si sono innamorati di questa città.
Colpevoli, forse, di essere scomodi paragoni, oscuratori di luce e di consenso, conquistatori di qualcosa che non si può acquistare con la vil pecunia e per questo condannati all’esilio.
Noi fiorentini litighiamo su tutto, ci dividiamo su tutto, critichiamo tutto, ma ciò che è nostro, che ci scorre nel sangue, che ci è entrato sotto la pelle è solo nostro e nessuno può permettersi di infangarlo.
Forse anche noi guardando il David gli troviamo qualche piccolo difetto, ma se un non fiorentino si permette di dire che è bruttino e che non sta bene in mezzo al piazzale, l’incauto commentatore farebbe bene a tornarsene a casa propria.
Ci sono cose di cui siamo maledettamente gelosi: la nostra storia, i nostri monumenti, i nostri uomini non si possono discutere, non si possono toccare, non si possono denigrare. Noi siamo così…e rispettarci significa rispettare ciò che amiamo, ciò che ci rappresenta, ciò che ci ha dato tanto.
Chi non ha capito questo, chi con la presunzione dell’ultimo arrivato, si permette di mancarci di rispetto e di definire a suo libero piacimento chi è un vero tifoso e chi non lo è…..ha iniziato male la sua avventura a Firenze, perché non ha capito niente di noi.
Il vero tifoso non è quello che accetta in silenzio di vedere il proprio nome e il proprio passato gettato nel fango…il vero tifoso è quello che alza la testa, raddrizza la schiena e si gonfia di orgoglio per difendere chi ha dimostrato con i fatti, più che con le parole, amore per questa città.
S.N.