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Fiorentina: si legge primato, si scrive Kalinic
Cifre devastanti per l'uomo venuto da Dnipropetrovsk, nato a Salona - cittadina di poco più di 20mila abitanti nel sud della Croazia - e cresciuto calcisticamente nell'Hajduk Spalato. Le reti, la chance inglese con il Blackburn fallita, i successi e le soddisfazioni con il Dnipro fino all'approdo con la Fiorentina.
Giocatore 'silenzioso' ma dall'efficacia indissolubile, Kalinic è definitivamente esploso contro l'Inter: un rigore guadagnato, tre gol - e pallone portato a casa - un rosso procurato. Chapeau, Nikola. Letale, nell'approfittare degli errori di Handanovic, che ha sciolto come neve al sole tutte le certezze accumulate dall'Inter nelle prime cinque giornate di campionato. Encomiabile, nella sua capacità di pressare su tutti gli avversari, creando non poche difficoltà di impostazione ai nerazzurri. Mortifero, nel cinismo di trasformare quattro tiri in porta in tre gol.
Con Ilicic il feeling sembra già straordinario - il quarto gol gigliato è lì a dimostrarlo - e la sua umiltà appare il punto di forza più significativo per il nazionale croato, che adesso può candidarsi ad un ruolo sempre più di primo piano nelle gerarchie viola. Gerarchie che, però, Paulo Sousa sta gestendo da vero stratega: non va dimenticato che, fino a pochi giorni, l'eroe di Firenze rispondeva al nome di Khouma Babacar, che con i suoi gol contro Genoa e Carpi aveva portato sei punti in dote.
Le luci di San Siro sono tutte per Nikola Kalinic, però, per la soddisfazione di Sousa, entrato ormai di diritto nella storia del club gigliato dopo appena sei giornate. Era dal 14 febbraio 1999 che la Fiorentina non assaporava il gusto del primo posto in classifica - 6.069 giorni, 145.655 ore, 8.739.300 minuti, qualsiasi sia l'unità di misura - e per la famiglia Della Valle è la prima volta ad osservare tutte le altre dall'alto verso il basso. 'Sousate' se è poco.
Francesco Benvenuti
