Calciomercato.com

  • Fiorentina-Roma:| Parla il doppio ex De Sisti

    Fiorentina-Roma:| Parla il doppio ex De Sisti

    • L.C.

    Come giocatore Giancarlo De Sisti era ammirevole: non gli mancavano l'intelligenza e la correttezza. Aveva il dono della semplicità, sapeva stare in campo con maestria ed eleganza, cuciva ininterrottamente, con la sua classe e maestria ogni manovra. Giocava un calcio semplice essenziale, sbagliava raramente un passaggio. Recuperava centinaia di palloni, correva in ogni zona del campo, obbediva da soldatino, ma allo stesso tempo in campo era un capo. Nella sua carriera ha vinto il secondo tricolore con la maglia viola, conquistato due Coppe Italia (una con la Roma, l'altra con la Fiorentina), una Mitropa Cup, un Campionato Europeo con la Nazionale, è sceso in campo in Italia-Germania 4-3 e nella stessa Coppa del Mondo in Messico è stato vice campione del mondo. Il calcio però, gli ha negato molto da allenatore, mestiere per il quale aveva doti di primissimo ordine. Sapeva gestire perfettamente una squadra, sapeva farla giocare al calcio, era allo stesso tempo prudente e spregiudicato, otteneva ottimi risultati onorando lo spettacolo.

    Eppure quella domenica del campionato 1981-1982, tutto sembrò andare male. La dea bendata giocò un ruolo determinante, ma forse anche i disegni del Palazzo. Contro il Cagliari i viola pareggiarono 0-0, si videro annullare una rete valida e persero lo scudetto per un solo punto. De Sisti reagì e due anni dopo presentò una Fiorentina di primissimo piano. L'ingrato terzo posto finale fu frutto di Antognoni perso in una fase decisiva del campionato, 'Picchio' dovette subire un'operazione alla testa e al suo rientro gli piovve tra i piedi un certo Socrates. La carriera come allenatore continuò lontano dalle rive dell'Arno, prima ad Udine e poi ad Ascoli. Nella sua carriera da calciatore De Sisti ha giocato con la Roma totalizzando 87 presenze nelle  stagioni 1960-1965 e 135 dal 1974 al 1979. Con la casacca gigliata ha invece giocato dal 1965 al 1974 segnando 28 reti.

    Bandiera della Fiorentina, quando gli viene chiesto del perché oggi i giocatori diano più importanza al nome dietro la maglia piuttosto che allo scudetto davanti, il 'Picchio' risponde: 'I tempi sono cambiati. Il rapporto con una città nasce fondamentalmente dal rapporto fra il tifoso e il giocatore, fra la società ed il calciatore. Una volta vi era molta più familiarità con il pubblico e con la stampa, cosa che oggi non troviamo. La società e il giocatore avevano un rapporto padronale, e quindi gli stessi calciatori erano portati ad amare una certa città. Basti guardare ad esempi come Riva, Rivera o Mazzola. Adesso è subentrata la figura del procuratore che ha cambiato il rapporto fra la società e il calciatore'

    La Curva Fiesole è oggi, come era negli anni 60-70, una delle più belle tifoserie europee e di conseguenza italiane. Com'era il rapporto di allora con i tifosi? 'Io ho sempre avuto un ottimo rapporto con i tifosi di ogni squadra. La mia storia è Roma, poiché sono romano di nascita. Sin dai miei primi passi sul campo di gioco i tifosi romani mi hanno incitato. Poi nel 1965 mi sono trasferito alla Fiorentina, sono venuto nella culla del Rinascimento, sono arrivato in una città bellissima e qui sono diventato un uomo a tutti gli effetti. Per altro a Firenze ho arricchito anche il mio medagliere personale. A Firenze ho avuto un rapporto forte con i tifosi, addirittura appena arrivai fui paragonato a Rivera. I primi tempi Firenze prese poco a poco le mie notizie poiché facevo il militare a Roma e giocavo a Firenze. Poi però sono riuscito a guadagnare la stima del pubblico e sono stato amato. Non parlo molto di Udine solitamente, però anche quella in bianconero è stata per me, come allenatore, una esperienza bellissima. D'altro canto invece di Ascoli non ho buoni ricordi'.

    A Firenze De Sisti ha trascorso nove anni da giocatore ed è stato allenatore dall'81 all'84. Quando gli viene chiesto qual è il suo ricordo più bello e quello più brutto, risponde prontamente: 'Il mio ricordo più bello è quello di essere considerato dai fiorentini uno di loro nonostante io sia nato a Roma. Non è facile a Firenze conquistare così tanto la tifoseria, ed essere definito uno di loro è senza dubbio un ricordo bellissimo. Per quanto riguarda invece quello più brutto, devo ammettere che non dipende direttamente da Firenze, ma sono fatti accaduti nel mio periodo fiorentino. Ci fu una indagine dopo la morte di Beatrice che mi vide coinvolto assieme ad altri giocatori sempre della Fiorentina. Mi ritrovai così, innocente, al centro di un ciclone. Fortunatamente la Procura mi considerò innocente. Quando penso però a questo provo grande rabbia e dolore'.

    (Quotidiano Viola)

    Altre Notizie