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    Fiorentina, chi decide cosa?

    Fiorentina, chi decide cosa?

    • Luca Cellini

    Perché un gruppo di giocatori si dimostra, oltre che molto scarso nel rendimento sul campo, anche e soprattutto indisciplinato nella propria vita privata? Immaginate i calciatori della Fiorentina come fossero dei bambini, e i dirigenti viola come i loro genitori e parenti. Ecco, l'incapacità di stabilire, soprattutto negli ultimi tre anni, chi debba a decidere cosa, ha portato ai risultati deludenti nei due campionati passati, e alle figuracce rimediate fuori dal terreno di gioco. Perché la vera domanda di fondo è: ma chi ha l'ultima parola in Fiorentina? L'azionista di maggioranza, Diego Della Valle, non fa parte dell'organigramma della società, si dichiara semplicemente 'primo tifoso', ed è lontano da Firenze da oltre un anno e mezzo; l'azionista di riferimento, Andrea Della Valle, non è più presidente e anche lui è costretto spesso a semplici blitz in città durante i week-end; il numero uno Mario Cognigni vive di fatto nelle Marche durante i giorni feriali, e di tutto è esperto fuorchè di calcio. Ovvio che un calciatore, specie se non ben educato alla vita calcistica, si trovi disorientato.

    Nei primi anni di gestione della Fiorentina il presidente onorario era Diego Della Valle, il suo vice il fratello Andrea, e poi c'era un grande uomo d'azienda, Gino Salica: magari non un grande calciofilo, ma una persona umile e dal basso profilo, anche mediatico. Ma soprattutto c'era un direttore sportivo ambizioso e capace, Pantaleo Corvino, e un tecnico, Cesare Prandelli, che godeva della fiducia di tutti. Dalla dicotomia e anche dal sano e duro confronto fra l'uomo di Vernole e quello di Orzinuovi nacque una grande squadra viola, invidiata a livello organizzativo in Italia e anche in Europa. E' l'estate del 2006 - e poi quella del 2008 - a fare da spartiacque: prima le sentenze di Calciopoli scuotono gli imprenditori marchigiani, feriti da sentenze a loro modo di vedere ingiuste, e li allontanano progressimavamente dal mondo gigliato. Poi la trattativa che poteva portare Mutu a Roma segna il grande gelo fra mister Tod's e l'attuale c.t. della Nazionale. Tutti sapevano, nell'inverno fra il 2009 e il 2010, che Prandelli non sarebbe restato alla Fiorentina per volontà dell'azionista di maggioranza, anche perché in società il primo a segnare il distacco fu Pantaleo Corvino, seguito da Mario Cognigni. E così, mentre stava per nascere la nuova Fiorentina firmata Andrea Della Valle-Prandelli, Diego era già d'accordo con Giancarlo Abete per dare il proprio mister alla Figc.
     
    Due anni di gestione da plenipotenziario di Pantaleo Corvino almeno chiarirono i ruoli in Fiorentina: non si muoveva foglia senza che il d.s. non volesse. Ma i risultati deludenti e le figuracce economiche e di immagine hanno portato ad una lenta delegittimazione dello stesso Corvino, che quest'anno ha pagato con la mancata riconferma nella sede viola. E oggi chi decide le nuove figure dirigenziali e di conseguenza il neo allenatore? Diego Della Valle avrebbe scelto, su suggerimento dell'amico Montezemolo, Lele Oriali, ma quest'ultimo vorrebbe confrontarsi con gente di calcio. Andrea Della Valle ha promesso ai tifosi, che ha incontrato prima della vittoria di Milano, una rivoluzione in sede e nello spogliatoio, ma non ha il carisma del fratello, e neanche il 'portafoglio viola' in mano. E sull'allenatore? Mario Cognigni ha incontrato la scorsa settimana Ranieri, e sarebbe favorevole ad una restaurazione: Guerini d.g. e Macia d.s., se Oriali dovesse rifiutare. Sempre Andrea Della Valle, che tiene al volere della piazza, sogna l'accoppiata Baldini-Spalletti (e ha sondato anche il duo Bigon-Mazzarri), ma come detto ha potere limitato, e ha sprecato il bonus 'populista' con Delio Rossi. Insomma, chi decide? In questo stallo passano i giorni e si rincorrono le voci, in una Fiorentina che, comunque vada a finire, sembra partire, ancora una volta, colpevolmente in ritardo.

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