Fiorentina, l'ex Faccenda: 'Arriva un difensore a sorpresa'
“C’è chi lo chiama Mario, c’è chi lo chiama Faccenda, noi lo chiamiam Leggenda”. Quale tifoseria e quale città sono in grado di dedicare un coro così ‘grande’, così importante ad un giocatore che, per bocca dell’opinione pubblica, faceva parte di una fascia di secondo livello? Non era certo Roberto Baggio o Carlos Dunga, Mario Faccenda.
Eppure, ha saputo conquistarsi le simpatie di Firenze e dei tifosi della Fiorentina, grazie alla sua serietà, alla sua grande professionalità e a prestazioni convincenti. Questa settimana il Brivido Sportivo ha deciso di intervistarlo in esclusiva.
«Gilardino e Matri sono due grandi attaccanti, seppur con caratteristiche diverse. Gila è più un uomo d’area di rigore. Se gli capita una palla vacante, lui non sbaglia e colpisce ‘a freddo’: è implacabile in area. La difesa viola dovrà fare molta attenzione. Matri, invece, è più un attaccante di movimento, di manovra, forte fisicamente, ma che ama svariare su tutto il fronte d’attacco. Non è uno che stazione in area. Visto il campionato che sta facendo Gila e l’esordio di Matri in viola (2 gol in 45 minuti), sarà una bella sfida (ammesso che Matri scenda in campo)». Secondo lei, in virtù degli infortuni di Rossi e Gomez (che comunque dovrebbe rientrare presto), la Fiorentina acquisterà un’altra punta oltre a Matri, oppure resterà così, ovvero con l’ex milanista, il tedesco, e due giovani come Matos e Rebic?
«Non credo che la Fiorentina abbia bisogno di intervenire ancora sul mercato per quanto riguarda l’attacco. C’è Matri, sta per rientrare Mario Gomez, ha Matos e pure Rebic, due giovani che ho visto giocare anche in Coppa Italia e che stanno facendo bene. Insomma, intervenire per andare a prendere un altro giovane, no: in rosa ci sono già. Intervenire per andare a prendere un altro giocatore esperto per poi relegarlo in panchina… mah, non so quanto possa convenire alla società. Un discorso del genere, se verrà fatto, è solo per paura di nuovi infortuni: se la società vuole stare più tranquilla, senza aver paura di compromettere la corsa alla Champions, allora potrebbe acquistare una punta esperta, che non guadagni molto e che non crei problemi in panchina. Altrimenti non ha senso pensare ancora alla fase offensiva». E per quanto riguarda gli altri reparti?
«Sono curioso di vedere all’opera Anderson, un giocatore che la Fiorentina ha preso e che per le sue caratteristiche potrà fare molto bene in questa squadra. Non gioca da un po’, ma le motivazioni e le qualità che può mettere al servizio della Fiorentina, saranno determinanti ai fini del suo rendimento. La Fiorentina sta facendo davvero un ottimo mercato».
Si parla molto anche di un rinforzo in difesa. Dopo Burdisso, Musacchio, Vidic, e tanti altri ancora, sono usciti fuori altri due nomi: Mexes e Zaccardo. «Sono nomi importanti, di due elementi completamente diversi. Il francese è un centrale puro, di grande esperienza. L’ex campione del mondo, invece, è più un terzino che si può adattare a giocare anche al centro e, quindi, un giocatore che può ricoprire due ruoli. Anch’egli con tanta esperienza. Sono convinto che entrambi farebbero comodo alla Fiorentina, perché un uomo d’esperienza in difesa, a mio modo di vedere, serve. Il ritorno di Dainelli? Tornare in un ambiente in cui si è già stati è sempre difficile. Dipende, se accetta la panchina non ci sono problemi. Altrimenti… Però sono convinto di una cosa». Cosa?
«Alla fine prenderanno un difensore che nessuno ha mai nominato. Capita spesso di sentire e leggere tanti nomi, talvolta fatti apposta per sviare l’interesse su altri giocatori in fase di calciomercato, e poi ritrovarsi ad accogliere qualcuno che nessuno si aspettava. In qualunque caso, sono fiducioso: la società viola – ripeto – sta lavorando molto molto bene».
Un suo ricordo degli anni in cui ha vestito la maglia del Genoa e uno dei suoi anni fiorentini?
«A Genova ho passato anni bellissimi, compreso il primo da professionista. E come si dice in questi casi: il primo anno non si scorda mai… Per questo è una maglia che non potrò mai dimenticare, che mi è rimasta nel cuore. La Fiorentina, poi, mi ha dato la possibilità di trascorrere altri cinque anni molto belli e intensi, sul finire della mia carriera. E a Firenze, città magnifica, sono stato talmente bene, che ho deciso di rimanerci a vivere. E poi, come dimenticare la mia canzone, quella che mi hanno dedicato i tifosi viola e che per me è sempre stata motivo d’orgoglio». Non è possibile non ricordare, tra le altre cose, la Coppa Uefa sfiorata del 1990. La vostra Fiorentina èstata la squadra ad essere andata più vicina ad alzare quel trofeo…
«Per la finale non c’ero, ma quel percorso rimarrà indelebile in ognuno di noi. Anche se in campionato stentammo, tanto da salvarci all’ultima giornata, in Coppa Uefa facemmo un cammino incredibile. Eravamo quotati. Purtroppo incappammo nella Juventus e la partita disputata a Torino per la finale d’andata (con un arbitraggio quantomeno dubbio) ci complicò la vita. Chi se lo dimentica il gol di Casiraghi viziato da una spinta su Celeste Pin. E poi ci mandarono ad Avellino, un covo di juventini. Fu come giocare in trasferta. Peccato, peccato davvero. Se fossimo stati più fortunati, se nella gara di ritorno fossimo passati in vantaggio subito, magari le cose sarebbero potute andare diversamente e, seppur io non fossi in campo, avrei fatto follie per poter portare quella coppa a Firenze. Era anche mia». Ma quest’anno la Fiorentina di Montella…?
«Si, i ragazzi hanno la possibilità di vendicare quella sconfitta. Ma anche quest’anno troveranno sul loro percorso la Juventus. I bianconeri sono avvantaggiati, sono la squadra più forte. Ma la Fiorentina ha dimostrato di avere le carte in regola per avere la meglio. Del resto i viola, insieme alla Roma, sono gli unici ad aver battutoi bianconeri di Conte».