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    Fiorentina, l'ex Dell'Oglio: 'Che rammarico quel ko con la Juve'

    Fiorentina, l'ex Dell'Oglio: 'Che rammarico quel ko con la Juve'

    • L.C.
    Che quella maledetta doppia finale di Coppa Uefa del maggio 1990 non sia ancora stata digerita dai tifosi viola è un dato di fatto. Gli errori dell’arbitro Aladren (in seguito ribattezzato A-ladron) e la decisione di far giocare il match di ritorno ad Avellino (noto feudo bianconero) appaiono ancora oggi sconcertanti. La Juventus si prese la coppa, alla Fiorentina rimasero recriminazioni ed amarezza. Ed oltre che nei tifosi, il rammarico è ancora grande in chi giocò quelle due partite con la maglia viola. Giocatori che potevano entrare nella storia gigliata dalla porta principale e che, invece, vengono associati ancora oggi ad uno dei più grandi torti subiti dalla Fiorentina. In campo, sia all’andata che al ritorno, c’era anche Antonio Dell’Oglio. Il settimanale Brivido Sportivo lo ha intervistato in esclusiva. 
    Dell’Oglio, partiamo dai ricordi personali di quella doppia finale…
    «Sarebbe meglio non ricordare, anche perché perdemmo senza demeritare. La Juventus era più forte in quel periodo, ma nelle due finali la differenza non si vide. Il rammarico è racchiuso in due concetti precisi: all’andata ci rubarono la partita ed al ritorno ci fecero giocare ad Avellino, in un campo dove sembrava di essere un’altra volta in casa della Juventus». 
    Partiamo dalla gara d’andata…
    «Prendemmo gol da Galia, ma reagimmo subito e pareggiammo con Buso. Stavamo facendo la nostra partita, poi l’arbitro ci mise del suo e non fischiò un netto fallo di Casiraghi su Pin in occasione del 2-1. Poi purtroppo Landucci valutò male un tiro di De Agostini, ma sembrava già tutto scritto e deciso».
    Ed il ritorno fu giocato ad Avellino…
    «Entrammo in campo e c’erano praticamente solo i tifosi della Juventus, era impossibile fare l’impresa per ribaltare il risultato. La Lega impose alla società di scegliere un campo distante seicento chilometri da Firenze. Gli unici due campi disponibili erano Udine ed Avellino, ma il primo fu ritenuto troppo vicino a Torino. Per quello fu scelto Avellino, ma c’erano lo stesso tantissimi tifosi bianconeri. Ricordo ancora che, il giorno prima della partita, scendemmo in campo al Partenio per la rifinitura e trovammo sugli spalti 10.000 tifosi della Juventus che ci contestavano. L’ingresso era gratuito per seguire il nostro allenamento ed invece di trovare tifosi viola a sostenerci trovammo quelli della Juventus ad offenderci. A distanza di anni sono convinto che, se ci avessero fatto giocare il ritorno a Firenze davanti ai nostri tifosi, avremmo potuto ribaltare il risultato». 
    C’è ancora una grande amarezza a livello personale?
    «Nella vita di un calciatore si ricordano sempre i trofei. Il rammarico della mia carriera è proprio quello di non aver vinto quella coppa, prima per me stesso e poi per i tifosi. Sarei potuto entrare nella storia della Fiorentina con tutti i miei compagni, ed invece non è accaduto».
    Finale di Coppa Uefa a parte. Qual è la sfida contro la Juventus alla quale è più legato?
    «Sicuramente alla partita di ritorno in campionato, sempre in quella stagione. A gennaio, a Firenze, perdevamo 2-0 e riuscimmo a rimontare fino sul 2-2 con i gol di Baggio e Battistini. Ci togliemmo una bella soddisfazione».

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