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Fiorentina, Jovic: 'Ibra è il mio idolo, gli chiederò la maglia. La verità su quell'interesse del Milan'
SOGNO - “Per portarmi agli allenamenti mio padre faceva 145 km con la sua Passat. Mi portava da Batar a Belgrado, dormivamo spesso in macchina. È stato difficile, ma ho realizzato il sogno di diventare un calciatore”.
FAMIGLIA - "Lavora a Batar, in Bosnia. Oggi per la prima volta mio padre è arrivato in Italia, stasera sarà allo stadio”.
GUERRA - “Sono stati anni tristi, ma grazie a Dio non li ho vissuti. Spero non si ripetano più; io amo il mio Paese e rispetto gli altri, non mi interessa la nazionalità di una persona. Vengo sa un Paese povero nel quale le famiglie vivono in condizioni difficili, la mia ha fatto molti sacrifici”.
ALLENATORI - “Devo tutto a Pavle Jevtic, il mio primo allenatore. Stava con me ogni giorno nel suo giardino a farmi ripetere la tecnica. Così ho imparato a colpire di testa e a usare entrambi i piedi".
REAL MADRID - “Fin dall’inizio è andato tutto per il verso sbagliato. Ho lasciato l'Eintracht troppo presto, dopo soltanto una stagione al top. Tutti i riflettori erano su di me, ma per un 21enne era difficile inserirsi nel club più grande del mondo. Tra infortuni, covid e pressioni ingiuste è stata un'esperienza infelice".
FIORENTINA - “Qui posso crescere e fare bene, ringrazio Commisso che mi ha voluto fortemente. È l’ambiente ideale per ritrovarmi”.
RETROSCENA MILAN - “Per me sarebbe stato motivo di grande onore e orgoglio prendere il posto di Ibra al Milan due anni fa, ma non c’è stato nulla di vero. Oggi sarà un sogno incontrarlo, a fine partita vorrei scambiare la maglia con lui”.
PRESSIONI - “Essendo diventato professionista a 16 anni ho dovuto imparare a gestirle in fretta, poi chi ha giocato il Derby Eterno le impara in modo naturale”.
CONFERENCE - “Abbiamo tutto per vincerla davvero, l’aspetto più importante è quello mentale”.
SOCIAL - “Li uso sempre meno. Viviamo in un mondo falso dove vengono dipinte immagini false delle persone".