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    Fiorentina, 'siamo in costruzione' non può più essere una scusa

    Fiorentina, 'siamo in costruzione' non può più essere una scusa

    • Giacomo Brunetti
    Eppure per più di un tempo, fino alla rete di Kostas Manolas, la Fiorentina aveva tenuto botta, dimostrando di essere una squadra matura capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo. La doppietta di Gerson non aveva impaurito, venendo ripresa prima dall’inserimento di Jordan Veretout e poi dallo stacco di Giovanni Simeone. Ma la Viola si è arenata qua: sui suoi limiti, sulle proprie debolezze, sull’inferiorità rispetto a quelle squadre che fanno parte della “Serie A1”. “Siamo una squadra in costruzione”, hanno fatto intendere, più o meno esplicitamente, Stefano Pioli e Davide Astori nel dopo-partita. Certo, era la Roma, ma a novembre il loro virgolettato non può più suonare come attenuante. Perché…

    IL TEMPO - Siamo giunti alla dodicesima giornata: la Fiorentina ha inanellato il maggior numero di sconfitte - in questo lasso - nell’era Della Valle. Il 6 novembre, il rodaggio e l’assimilazione contano fino a un certo punto. Tanti fattori hanno influenzato questo ritardo - dopo li analizzeremo - ma adesso è giunto il momento di ingranare, uscendo da un rendimento troppo altalenante per dare delle basi solide al nuovo ciclo. Le ambizioni sono state ridimensionate, da parte di tutti, basta ascoltare i proclami e osservare il mercato, però viste le cifre spese e alcune convinzioni ci si aspettava qualcosa in più.

    IL MERCATO - Troppo in ritardo. Certo, c’erano tante cessioni eccellenti da portare a termine e il compito non è mai facile, ma le tempistiche sono comunque da rivedere. Specialmente se, negli ultimi giorni di agosto, devi operare “il mercato di riparazione del mercato estivo”, comprando in sequenza e compulsiva e te giocatori già pronti per dare certezze. E menomale che sono arrivati, su tutti, Cyril Thereau e Vincent Laurini. Un errore grossolano, quello di farsi trovare impreparati. In tanti non hanno convinto e sono stati bocciati ancor prima di poter dimostrare il loro valore con costanza. E si è dovuto mettere una pezza, mentre da poco era nata la spina dorsale della squadra: anch’essa, costruita con colpevole ritardo.

    IL MODULO - Probabilmente, Pioli ne ha preso coscienza troppo tardi. Onore a lui, che ha saputo mettere da parte alcuni dogmi personali per il processo evolutivo della squadra. Non è da tutti ed è un merito importante. Ma il cambiamento andava operato prima, forse compreso addirittura dal mercato: che Marco Benassi non fosse un esterno si sapeva, così come si era capito che insistere in un suo utilizzo in quella posizione era solo una piaga, per lui e per il gioco corale. E alla fine c’è stato il cambio di modulo: dapprima mutante all’interno dei novanta minuti, poi esplicito e dichiarato fin dall’inizio della gara. Pur sempre tra alti e bassi.

    IL CALO - La Fiorentina dura sessanta minuti, a volte anche meno. Si è visto e rivisto. E quasi sempre è arrivata la sconfitta. Una volta andata in svantaggio, poi, la Viola non ha mai vinto. Anche ieri, contro la Roma, la superiorità dei giallorossi ha prevalso, lasciando i viola a crogiolarsi nei propri limiti. Il problema, però, è quando questo avviene con il coriaceo Chievo, la positiva Sampdoria e il discutibile Crotone, tanto per fare alcuni esempi. Una formazione che ha delle ambizioni, più o meno dichiarate, non può permetterselo. Non alla dodicesima giornata.

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