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Fiorentina, Duncan a CM: 'Piatek fa già la differenza, sogniamo la Coppa Italia. Vi spiego le difficoltà di Amrabat'
Ciao Alfred, la nostra intervista cade in un momento particolare per la Fiorentina: venite da un gennaio molto faticoso a livello di nervi, ma anche da due vittorie esterne importanti. Quali le sensazioni verso la rivincita contro l'Atalanta in campionato?
"Noi stiamo lavorando al massimo, come sempre. L’obiettivo è quello di cercare di giocare ogni partita per vincere, poi è chiaro che ci sono anche gli avversari e non dipende solo da noi ma proveremo, in ogni modo, a dare continuità di risultati e prestazioni".
Ti sei spiegato - vi siete spiegati - cosa è successo contro la Lazio? "Sono incidenti di percorso che possono capitare, siamo una squadra giovane che ha iniziato un percorso solo da qualche mese. A volte possono succedere errori che pregiudicano una partita ma penso che, comunque, il passivo sia stato eccessivo per la partita che avevamo fatto".
Coppa Italia, siete in semifinale: alzare il trofeo è un obiettivo o un sogno?
"Io credo che sia un sogno, è chiaro che ci sono squadre che lottano per obiettivi diversi dai nostri e quindi, sulla carta, sono superiori. Noi abbiamo vinto, contro ogni pronostico, a Napoli e Bergamo, e per giunta in inferiorità numerica, proprio per questo continuiamo nel nostro sogno ma non abbiamo assilli di nessun tipo".
Non abbiamo ancora capito chi è la mezzala sinistra titolare della Fiorentina, forse un titolare non c'è. Ma tu sei sicuramente un giocatore diverso rispetto a Maleh e Castrovilli. Quando sei in campo tu, devi fare le stesse cose che Italiano chiede a loro, oppure hai compiti anche solo leggermente diversi?
"Una delle grandi doti del Mister è proprio quella di far sentire tutti coinvolti, tutti parte integrante di un gruppo solido. Ognuno ha compiti diversi a seconda delle proprie caratteristiche, noi cerchiamo di fare quello che il Mister ci chiede e di farci trovare sempre pronti, la nostra è una concorrenza davvero sana che fa bene a tutti".
Contro il Torino, nello scorso campionato, hai fatto il vertice basso, a Sassuolo hai giocato anche alle spalle della punta: qual è la tua evoluzione futura?
"Onestamente non posso saperlo, io ho le mie caratteristiche e cerco sempre di metterle a disposizione della squadra, poi è il Mister che, di volta in volta, decide dove impiegarmi e dove pensa che io possa dare il meglio".
Al Milan hai segnato tu e non le mezzali più offensive. Cosa ha rappresentato quel gol, visto anche il tuo passato nerazzurro? Lo vivi ancora come un personalissimo derby?
"Io sono cresciuto nell’Inter ed ho anche esordito con la maglia neroazzurra quindi, sicuramente, sono ancora molto legato a quei colori, ma il mio presente ora è solo la Fiorentina. Quel gol per me è stato una gioia immensa, era una partita importantissima, contro la prima in classifica e per me è stata una liberazione. Sono soprattutto felice che sia servito per portare a casa i tre punti e fare felici i nostri tifosi".
So che Italiano ti chiama Alfredo. Noi da fuori lo vediamo come un uomo abbastanza serioso, ma quanto spazio dà allo scherzo, alla goliardia in allenamento?
"No no, io forse sono abbastanza timido ma questo non vuol dire che non ci piaccia scherzare. All’interno dello spogliatoio scherziamo e ci divertiamo insieme, siamo davvero un bel gruppo, molto affiatato.
C'è una pagina Instagram molto famosa a Firenze, Suffering Fiorentina, che ti ha eletto insieme a Biraghi, Rosati e al membro dello staff Ivano Tito come beniamino: come vivete nello spogliatoio i meme che circolano su di voi? "In maniera molto divertita, ormai aspettiamo sempre che ne escano di nuovi. Quando si scherza in questo modo, ben venga, non si offende nessuno anzi si fanno le cose in maniera molto divertente, sono davvero simpatici".
A La Spezia Italiano è stato oggetto di fischi e insulti, l'avvicinamento alla partita è stato in qualche modo più pesante?
"No, assolutamente. Siamo tutta gente che sta nel calcio da parecchi anni e sappiamo come funziona. Il Mister ha lavorato tutta la settimana in maniera molto serena e metodica come al solito ed infatti abbiamo fatto una grande prestazione".
Tu purtroppo oggetto di offese lo sei stato, ma non perché hai lasciato una squadra per un'altra. Oggi il razzismo è fortemente condannato a livello sociale e in certi casi severamente punito a livello penale, ma mi sembra che ci sia ancora molto da fare. Tu che ne pensi?
"Io penso che sia davvero tanta ignoranza. Le persone che ci offendono per il colore della pelle o che fanno ululati, non sanno nemmeno perché lo fanno, l’unico obiettivo è quello di innervosirci, provocarci. Bisognerebbe lavorare a fondo sulla cultura, sulla storia e sul rispetto, sin da quando i bambini sono piccoli, sia a casa che a scuola. Bisogna insegnare ai bambini a ragionare con la propria testa e non imporgli il proprio pensiero".
Torniamo al campo, se per te va bene. Recentemente hai dichiarato che l'esperienza al Cagliari, che inizialmente ti lasciava perplesso, è stata positiva. Cosa ti sei portato dall'Isola?
"Tutte le esperienze insegnano qualcosa, mi sono calato in una realtà non facile perché eravamo in piena lotta per non retrocedere ma ne siamo venuti fuori ed è stata una bella soddisfazione. Abbiamo lottato in ogni partita con il coltello fra i denti ed anche questo aiuta a crescere".
Ma Joao Pedro può veramente essere la soluzione ai problemi di sterilità offensiva della Nazionale italiana? "Io scindo le due cose. Io penso che l’Italia non abbia problemi di sterilità offensiva, sono congiunture del momento, l’Italia ha grandi attaccanti come Immobile, Belotti e ce ne sono altri in rampa di lancio come Scamacca, Raspadori, per non parlare dei tanti centrocampisti offensivi, quindi credo che gli azzurri abbiano davvero tante soluzioni. Poi Joao Pedro è un ottimo calciatore, di grande talento ed affidabilità e può dare il suo contributo, ma questo a prescindere da presunti problemi offensivi dell’Italia che, ripeto, secondo me, non ha".
Amrabat è l'uomo del momento. Tu gli hai dedicato un bel post sui social dopo il gol-vittoria di lunedì, ma secondo te come mai Sofyan non riesce a esprimersi sui livelli di Verona? È veramente solo una questione di modulo?
"Anche in questo caso io credo sia più che altro dovuto alle circostanze. Lui a Verona giocava in un modo, è arrivato lo scorso anno a Firenze, ha cambiato vari allenatori e moduli, ci siamo trovati in una situazione complicata, non è facile per nessuno. Quest’anno con il Mister sta facendo un lavoro diverso, sta entrando sempre più nei meccanismi e sono convinto che, viste le sue qualità, crescerà sempre di più e ci darà una grossa mano".
Vorrei parlare anche degli ultimi arrivati. Piatek ha cominciato alla grande, Cabral e Ikoné li aspettiamo. Che impressione ti hanno fatto? Come procede il loro adattamento?
"Sono tutti e tre calciatori di grande valore. Piatek è più avvantaggiato perché conosce già la lingua ed il Campionato italiano ed infatti sta facendo già la differenza. Ikonè e Cabral stanno lavorando sodo, si stanno applicando molto per entrare nelle dinamiche del Mister ed apprendere la lingua, per loro ci vorrà un pochino in più di tempo ma credo siano due calciatori molto forti".
Sabato prossimo tornerai a Sassuolo. Immagino che non sarà mai una partita normale per te...
"No, non posso proprio dire che sarà una partita come le altre. Io sono stato tanti anni a Sassuolo e ci sono stato davvero bene, abbiamo raggiunto risultati importanti, mi hanno fatto sempre sentire a casa, in famiglia. Li ringrazierò sempre per quello che hanno fatto per me".