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    Fiorentina, è un'altra stagione bipolare

    Fiorentina, è un'altra stagione bipolare

    • Attilio Rapaci
    Si chiude un'altra stagione "bipolare" per la Fiorentina. Dopo un girone d'andata di alto livello, impreziosito da alcune giornate in testa alla classifica, con l'arrivo di gennaio il rendimento ha iniziato a farsi più discontinuo, per poi collassare dopo il pareggio interno con il Napoli. Allora la Viola aveva ancora fondate ambizioni Champions e la gagliarda ma non fortunata prova con i partenopei è parsa esaurire le energie sia fisiche che mentali di Sousa & co.

    Nelle successive dieci giornate sono stati realizzati solo 8 punti. Ne è derivato un girone di ritorno deficitario che annovera solo 23 punti: senza scomodare i risultati stellari di Juve (49) e Roma (43), basti pensare che il Milan in disarmo ne ha fatti 28, Lazio e Genoa 27, l'autolesionista Carpi ad oggi 21 .... 

    Questo non ha fatto altro che riacutizzare le mai del tutto sopite polemiche fra la proprietà e la tifoseria, che mai ha digerito certi atteggiamenti, come quelli  che  hanno assimilato la gestione della Fiorentina sempre più a quella di una azienda qualsiasi. Spesso, nei non rari momenti di frizione fra i DV e la città, il termine "clienti" è stato utilizzato dai tifosi in senso dispregiativo.

    L'apice della spersonalizzazione e dell'omologazione lo si è raggiunto quando si è iniziato l'utilizzo delle preposizioni semplici invece delle più popolari e familiari preposizioni articolate nel linguaggio societario.

    E così si è cominciato a parlare del budget di(invece che della) Fiorentina, o dei giocatori arrivati in (alla) Fiorentina, o ancora di giudizi troppo severi su (sulla) Fiorentina.

    In una città nella quale nessuno si sogna di parlare ad amiche, parenti, conoscenti o indicare entità importanti o familiari di genere femminile senza l'articolo determinativo (non sentirete mai dire da un fiorentino "ho fatto visita a Beatrice", bensì "ho fatto visita alla Beatrice"), l'aver introdotto questo linguaggio scarno e, diciamocelo, disadatto al contesto calcistico, ha reso ancor più fredde, quasi asettiche le comunicazioni della società.

    Ma se a questo avesse fatto seguito la conquista di uno o più trofei, i fiorentini avrebbero sopportato, con pragmatismo (...Machiavelli era di queste parti...).

    Invece, il ripetersi di film già visti, gli "zero tituli" della gestione Della Valle, l'assenza di una strategia definita, la sensazione di aver gettato al vento un anno nel quale solo la Juventus era fuori portata, hanno riscaldato di nuovo gli animi.

    E l'ultima scialba esibizione col Palermo, narcotizzata dagli annunci di Sousa (...da verificare) e dall'addio di Pasqual, non ha certo cambiato la situazione, anzi.

    Ora l'attenzione si sposta verso la finale di Coppa Italia, altro rimpianto per i viola, nei quali giocoforza occorrerà tifare Juventus per evitare i preliminari di Europa League.

    Ma, al di là dell'aspetto puramente sportivo, il 2017 dovrà rappresentare una evoluzione, se non una svolta nell'impegno dei Della Valle su Firenze. L'area Mercafir, forse Castello dopo il colpo di spugna di questi giorni sugli inquisiti, il nuovo stadio, una campagna di marketing in grande stile.. Questo potrebbe fare della Viola in Italia ciò che è stato il Siviglia in Spagna, o l'Olympique Lyonnais in Francia, o il Kaiserslautern in Germania. Non citiamo il Leicester perché, in senso relativo e rispetto alle grandi d'Inghilterra, il gap di fatturato che i Foxes accusavano era pari a 1/5 e ben maggiore di quello fra la Fiorentina e la Juventus arrivato solo ora a 1/3, unica squadra italiana che può essere paragonata alle varie Chelsea, Manchester Utd e City, Arsenal e Liverpool. E il fatto che sia stato possibile per un team di semicarneadi vincere in Premier League, al cospetto di tali e tante corrazzate, rende ancora più amari i rimpianti di coloro che, ancora a gennaio, non chiedevano la luna ma un paio di rinforzi di qualità in difesa e a centrocampo. Sono arrivati Benaluoane (rotto) e Kone (chi l'ha visto?), mentre Tello e Zarate non hanno cambiato le sorti di un attacco divenuto d'un tratto poco prolifico.

    Gli imprenditori marchigiani tornino ad aggiungere invece di togliere. E il partire dalle preposizioni potrebbe già essere un buon modo per rompere il ghiaccio.

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