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  • Fiorentina:| 'Arshavin, Krasic e Witsel...'

    Fiorentina:| 'Arshavin, Krasic e Witsel...'

    Viaggio nella Fiorentina a poche ore dal Milan. Il presidente esecutivo Mario Cognigni entra nella sala dei trofei viola quasi in punta di piedi, ma questa è casa sua per tre giorni alla settimana. L’esordio di Delio Rossi, il Milan. Ma il primo pensiero è per gli effetti paradossali di Calciopoli. Dunque, si parte dalle spine.

    Calciopoli, come avete reagito alla sentenza penale?
    «Vittime eravamo e vittime siamo rimasti. Io c’ero all’epoca dei fatti, e non mi rendo conto di come si possa solo ipotizzare la nostra colpevolezza Da questo nasce ancora più rabbia per far valere le nostre ragioni in appello. Siamo estranei noi e tutti i nostri tesserati. Le nostre prove non sono mai state tenute in considerazione. Vuole un esempio? Abbiamo dato incarico a una professoressa della Bocconi, una matematica, che ci ha confermato, attraverso una dettagliata ricerca, come fosse impossibile gestire il risultato di Lecce-Parma, la gara famigerata».

    A proposito, cosa cambia per l’ad Mencucci dopo la lettera della Federcalcio?

    «Nulla. Continua ad essere il nostro amministratore delegato, senza specifiche mansioni. Sandro ha dato tutto se stesso per la Fiorentina, in società è molto apprezzato. La Lega troverà una soluzione perché non c’è legge per cui chi è stato condannato in una sede debba pagare due volte per la stessa presunta colpa».

    Diego Della Valle è stanco della Fiorentina?
    «Assolutamente no. I Della Valle non abbandonano la barca, questo la città se lo metta bene in testa. D’altronde abbiamo firmato un patto con Firenze, in cui assicuriamo il nostro impegno — anche finanziario — per costruire una Fiorentina all’altezza».

    State vivendo un momento difficile, l’esonero di Mihajlovic.

    «Andiamo al luglio scorso. Nel patto con Firenze abbiamo fissato il punto del fair play finanziario, che non riguarda solo noi ma tutto il mondo del calcio. Non si può spendere più di quanto si incassa, e abbiamo l’obbligo morale verso la città di fare una Fiorentina competitiva, sempre secondo le nostre possibilità: guardiamo all’Europa. A giugno avevamo in testa una formazione diversa da quella che abbiamo messo in campo, principalmente per effetto di un mercato anomalo in cui non c’erano spiragli possibili per i nostri intenti. Mercato ricco solo di ostacoli, non di soldi. Allora abbiamo puntato a trattenere i big, anche quelli che aspiravano ad altri palcoscenici...».

    Si riferisce a Vargas e Gilardino?

    «Non faccio nomi, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti...».

    Davvero non ha rimpianti?
    «Aver visto giocare pochi Primavera, questo sì, e gente come Felipe e Marchionni ai margini. E se mi chiede i giocatori che non sono arrivati per un soffio a Firenze posso essere di scarsa utilità. Non ho memoria…..».

    Ci proviamo noi. Cosa le ricorda Casemiro?
    «Ah, lo voleva Corvino tre anni fa. Gioca nel San Paolo. A quell’epoca non lo hanno venduto. Poi è diventato famoso e il prezzo si è alzato».

    Ancora: perché Corvino era triste la sera di Liverpool-Fiorentina in Champions, nonostante la vittoria?

    «Dimenticavo... Krasic, giocatore ancora non conosciuto, ma obiettivo del direttore, aveva appena segnato in coppa con il Cska ed il suo prezzo era triplicato. Quest’estate siamo stati vicini a Mulumbu e Witsel, ora lo posso dire. Cassano? Di recente no, anni fa invece, prima ancora di essere tesserato dalla Sampdoria, era quasi a Firenze...Ma dal settore tecnico ottenemmo un no perché non funzionale al nostro progetto tecnico. Come per Vidal, ora alla Juventus. Senza contare che nel luglio 2008 avevamo venduto Mutu alla Roma per 19 milioni e 250mila euro, e Corvino aveva in mano il russo Arshavin».

    Torniamo a Mihajlovic.

    «E’ stato un incidente di percorso. Noi di regola gli incarichi li facciamo terminare, nonostante le difficoltà. Quando abbiamo scelto Mihajlovic eravamo consapevoli che si trattava di un tecnico giovane. Io e Corvino confidavamo nel nostro supporto incondizionato. E difatti l’anno scorso dopo una brutta partenza ci siamo risollevati. Il rapporto di lavoro con Mihajlovic ed il suo gruppo è stata una esperienza invidiabile. Sono persone di grande spessore umano e professionale, degne del massimo rispetto e della nostra riconoscenza. Ma a Verona abbiamo capito che non era possibile andare avanti, anche per il bene di Sinisa».

    Cos’è successo?

    «Mi sono accorto che i giocatori non lo seguivano più. La Fiorentina non sembrava una squadra allenata da lui, col carattere e la grinta che lo contraddistinguono. Ne ho parlato con Corvino, che si è preso una notte per decidere. La partita col Chievo ha chiuso un capitolo, ma anche i giocatori hanno precise responsabilità. Dare tutto per la maglia è un obbligo: a Verona ne ho visti pochi all’altezza».

    Adesso è arrivato Delio Rossi e c’è grande attesa per il Milan. Cosa si sente di dire ai tifosi?
    «Sono sicuro che saranno tantissimi e si risentirà quel calore che nelle ultime settimane era un po’ mancato. Certo, per il nuovo allenatore ci poteva essere un inizio meno difficile: contro la squadra più in forma del campionato, probabilmente la più forte. Fra l’altro Delio Rossi, appena arrivato, non ha potuto neppure lavorare con tutti i giocatori, visto che i nazionali erano in giro per il mondo. Sono sicuro però che, stimolati da un avversario così importante, i nostri giocatori vorranno mostrare a tutti quanto sono bravi».

    La piazza chiedeva da tempo la testa di Mihajlovic, ma anche Corvino non è al riparo da critiche.

    «Ha dovuto fare l’ultimo mercato che è stato un non mercato, se mi passa l’espressione. Non c’era proprio la possibilità di fare acquisti. Ripeto che avevamo in mente una squadra diversa, che avrebbe aperto da subito il secondo ciclo, dopo quello di Prandelli. Ma non ci è riuscito. Corvino prima di ogni sessione di mercato presenta un piano di lavoro al Consiglio, che lo discute e se del caso lo approva. Pantaleo gode della nostra fiducia. Il suo contratto non è mai stato un problema all’interno della società. Abbiamo una naturale condivisione di obbiettivi. Le dirò di più».

    Si accomodi.

    «Mi è difficile pensare a una Fiorentina del futuro senza di lui. Tutti noi che stiamo al pezzo da tanti anni possiamo avere momenti di stanchezza, ma poi passano. La garanzia migliore è che ci tiene alla Fiorentina, sempre di più. Con noi Corvino ha un contratto a parte, speciale, diciamo come un dipendente a tempo indeterminato. L’ottanta per cento del nostro budget societario lo gestisce lui. Nell’ambito della definizione della struttura societaria che ha visto l’ingresso di Gianfranco Teotino come responsabile per la Comunicazione e di Vincenzo Guerini come club manager, abbiamo di recente definito, su suggerimento dello stesso Corvino, un accordo di collaborazione con Eduardo Macia, il quale aiuterà il direttore con compiti di scouting, girando il mondo a caccia di nuovi talenti. Si tratta di un valido professionista che in precedenza ha lavorato in stretto contatto con Benitez al Valencia ed a Liverpool».

    Presidente, cosa c’è dietro l’angolo della Fiorentina? I tifosi non capiscono in che direzione andate.

    «Il calcio del futuro sarà condizionato dal fair play finanziario. Questo sport in Italia sta perdendo posizioni — siamo al livello del Portogallo — a vantaggio di Inghilterra, Germania, Spagna e Francia. Hanno strutture più appetibili, anche per gli investitori stranieri. E’ impensabile che in Italia possa arrivare qualcuno disposto a spendere cento milioni a fondo perduto. Allora: ripartizione dei diritti tv, legge sugli stadi, attività collaterali e cura maniacale del settore giovanile: questo è il futuro per cui ci battiamo».

    Si spieghi meglio.

    «Per il futuro della Fiorentina penso concretamente a un vero centro sportivo, non solo i Campini per intendersi. Al mio amico Matteo (Renzi, il sindaco di Firenze, ndr) dico che lo stadio nuovo nella zona della Mercafir, da solo, non ci basta. Ho sentito il sindaco di recente; entro l’anno ci presenterà cifre e dati precisi. Allora capiremo. Noi siamo pronti, anche col credito sportivo. Ripeto che lo stadio da solo non è sufficiente e bisognerà costruire delle strutture collaterali che diano valore al brand Fiorentina, in modo da permetterci da un lato di autofinanziarci, dall’altro di aumentare gli introiti per costruire una squadra competitiva».

    Entri nel dettaglio.

    «In sintesi: si avrebbe la Fiorentina, società sportiva al centro della struttura, con a fianco un settore giovanile ’strutturato’ che la supporta con giovani talenti e dall’altro una struttura immobiliare-commerciale che le fornisce i mezzi finanziari necessari. Questo è il modello di equilibrio destinato a durare nel tempo senza subire alterazioni per eventi straordinari. Le faccio un esempio per spiegare cosa intendo per settore giovanile strutturato: si immagina cosa saremmo capaci di fare se avessimo a disposizione la zona del Padovani al Campo di Marte? Strutture ricettive per i ragazzi, campi di calcio e anche una scuola. Penso al modello Ajax, al suo college. Crediamo molto nel settore giovanile: investiamo ogni anno circa setto-otto milioni di euro, ma poi mi accorgo che a bilancio spendo molto di più per il trasferimento quotidiano dei ragazzi nei campi sparsi per la città che per le trasferte della prima squadra. Le pare possibile?».

    Come sono i rapporti tra la Fiorentina e Palazzo Vecchio?

    «Ottimi, l’ingresso nel nostro consiglio del vicesindaco Nardella e di Giani ci ha permesso fra l’altro di individuare un soggetto unico — un ’facilitatore’ — per snellire le procedure amministrative».

    Cosa risponde a chi accusa la Fiorentina di essere poco aperta alla gente?
    «Quando seguo la squadra in trasferta il giorno prima della partita partecipiamo ad incontri con i viola club del posto. C’è un entusiasmo sbalorditivo, che ci sollecita ad intensificare il rapporto con i viola club anche a Firenze. Siamo pronti a riprendere il giusto feeling, l’indifferenza è un sentimento atroce».

    Dia le pagelle. Iniziamo dal management.

    «Voto appena sufficiente: non c’è equilibrio finanziario; soprattutto nell’ultima sessione della campagna trasferimenti non abbiamo realizzato ciò che era stato proposto. Ma stiamo migliorando: la società va avanti da sola in tutti i settori. E’ stata completata la struttura societaria e definite le diverse operatività; c’è stato lo scorporo dalla Fiorentina calcio del comparto commerciale confluito nella società Firenze Viola. Pensiamo a nuovi mercati, all’Oriente. I Della Valle ad agosto festeggiano dieci anni di Fiorentina, in cui hanno investito 200 milioni. Cifre, non parole. Senza le competizioni europee ogni anno fatturiamo 70-80 milioni, mentre per i diritti tv superiamo di poco i 40. Siamo la quinta-sesta società in Italia. Presto apriremo un nostro viola point ai Gigli, non stiamo con le mani in mano, qui esiste un motore pulsante».

    E la squadra che voto merita?

    «Insufficiente. L’organico è competitivo, ma la classifica ahimé non mi dà ragione. Credo che con Delio Rossi le cose cambieranno. Ho sempre detto che se la Fiorentina fosse arrivata in buona posizione a Natale, avremmo acquistato... Lo confermo, anche se lo sbilancio mi preoccupa».

    Cognigni fa per alzarsi, proviamo a punzecchiarlo con Montolivo.
    «Ha deciso di mettersi fuori dal progetto. Non abbiamo ricevuto offerte per gennaio, quindi resterà fino a giugno. E’ Jovetic il nostro simbolo: talento, passione, entusiasmo, spirito di sacrificio e tenacia».


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