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    Finale Pamplona, ma la Lazio da turnover batte l'Udinese e manda un messaggio in vista del derby

    Finale Pamplona, ma la Lazio da turnover batte l'Udinese e manda un messaggio in vista del derby

    • Luca Capriotti

    Un fantasma si aggira sulla Dacia Arena, ma la Lazio spezza le resistenze dell'Udinese e carica il derby di sabato prossimo con la forza di una serie di cinque risultati utili consecutivi. Di misura, 2-1 corsaro di sofferenza, stringendo i denti, i ragazzi di Inzaghi si sono portati a casa tre punti feroci e determinanti.

    Una risata dell'allenatore biancoceleste seppellirá la stampa romana: c'è un certo divertissement del mister nella scelta di una Lazio iper-sperimentale contro l'Udinese spagnola di Velazquez, altro allenatore giovane e frizzantino, con delle idee mica male. Un ghigno di premeditazione per il tecnico degli ospiti: lascia a riposo Milinkovic e Immobile, non si accontenta, testa lo stato di salute di Luiz Felipe, lancia Patric, ferma in panchina l'inossidabile Leiva per l'esperienza carismatica di Badelj. Correa (all'esordio dall'inizio) con Luis Alberto in campo insieme, Inzaghi cambia tutto per non cambiare il modulo: 3-5-1-1, e fu sera e fu anticipo, primo tempo.


    Contro questa Lazio scapigliata Velazquez lancia Barak (ma forse è il fratello invisibile), prova Machis a destra e si affida all'estro letale di De Paul per supportare Lasagna. Un 4-5-1 che può diventare un 4-3-3, velocemente, ribaltando tavolo e campo. Nelle intenzioni, poi dal vivo, live, succederà poco. Doppio rush iniziale per l'Udinese: partenza forte nel primo e nel secondo tempo, quasi una strategia di gara da Formula 1. Dopo 20 minuti di gioco De Paul prova la fortuna e la punizione, senza intimidire più di tanto Strakosha, dall'altra parte, dopo aver un po' sofferto la vivacità friulana, la Lazio cerca di trovarsi, trovare misure e connotati con 5 cambi rispetto alla vittoria interna col Genoa. 

    Lo specchio di minuti di assestamento restituisce identità ai biancocelesti, ma liquida: Correa e Luis Alberto si alternano, cambiano posizione, al 27' è proprio lo spagnolo a testare il battito di Scuffet con un colpo di testa a lato velenosetto. La Lazio ritrova testa e ragionamento, ancora Parolo di testa sfiora la rete, e Maresca, per la verità un po' troppo interventista (spezzetta il gioco furiosamente, lo spettacolo piange sconsolato), manda tutti a ragionare sul tempo che ci resta, il secondo.

    Nella ripresa altro start furioso dell'Udinese, e Inzaghi capisce che sì, sperimentare sarà stimolante e fruttuoso in termini di forze risparmiate, ma tocca vincerle le partite. Si affida al suo bomber Immobile (out un Caicedo un po' isolato) e sfrutta l'energia brevilinea di Durmisi. E il cambio paga: proprio l'ex Betis trova lo spunto sulle corte leve e guadagna un calcio di punizione decisivo, che Luis Alberto scaraventa teso verso Scuffet, e Acerbi ribadisce in rete. In difesa è diventato oramai insostituibile (Inzaghi non lo toglierebbe neanche sotto minaccia), ora si improvvisa goleador: i tifosi del Milan ne patiranno, ma questo difensore sta toccando vette importanti. Ci scuserete voi, ora: forse i tempi, per Acerbi, in realtà non erano maturi. E lo sono ora.

    Pronti via, e la Lazio, sulle ali forse del gioco di parole inaccettabile di qualche parola fa, trova il raddoppio. Stavolta ci scuserà l'omonimo Velazquez, ma la pennellata è di Correa: ubriaca di finte Larsen, colpevolmente lasciato in balia della malia di doppi passi e sterzate, da posizione follemente defilata l'ex Siviglia trafigge Scuffet e fa la linguaccia a chi non lo riteneva all'altezza di sostituire Felipe Anderson.

    L'Udinese barcolla, imbarca acqua, sembra vicina al naufragio. Badelj troneggia sugli avversari (più lento nel primo tempo), toglie pallone e respiro agli assalti, a dir la verità poco convinti, dei padroni di casa. Che non si danno per vinti, e provano l'assalto all'arma bianca: Fofana, uno dei migliori per distacco, che ad inizio ripresa ha già impegnato Strakosha, decide che è un affare personale tra loro due e lo tenta ancora da fuori. Nulla di fatto, mancano 10 minuti, sembra che tutto sia deciso, che il calcio abbia sentenziato. E invece questo nobile sport, nonostante l'eta veneranda, riesce sempre, in qualche modo, a regalare iniezioni corpose di emozioni. Nuytinck, segnalatosi fino a quel momento solo per fisico da granatiere e perfetto physique du rôle da buttafuori poco gentile, lasciato in area libero di banchettare col povero Strakosha decide di segnare, sugli sviluppi di un calcio piazzato, nel modo più spettacolare, in acrobazia. Come il famoso calabrone, che vola non conoscendo le basilari leggi fisiche che ne impedirebbero le evoluzioni, anche il difensorone si inventa leggero e sforbicia con eleganza, accorciando distanze e tensioni. 

    E la partita diventa confusionaria, cattiva, finale ad alta Pamplona in salsa truculenta: la Lazio decide di passare alle maniere forti, e va giù duro di tacchetti, l'Udinese alza ritmo, forza, intensità. Lasagna ha la palla buona, si avventa per primo su un cross dalla destra, brucia tutti, compresa la precisione: fuori, ma non è ancora tutto; 6' di recupero, Maresca crede nell'eternità, almeno del secondo tempo. C'è tempo per panico, assalti sincopati, tutta la maestosa palpitazione cardiologica mancata nei due tempi si condensa in pochi, convulsi giri d'orologio. Il risultato non cambia, la rivoluzione Lazio ottiene quello che vuole, i tre punti, e un messaggio alla Roma ben chiaro. Un fantasma si aggirava sulla Dacia Arena: il derby in arrivo ha condizionato scelte, inclinazioni, cambi e tensioni. 

    L'Udinese impiegatizia, troppo, ne esce con le ossa rotte, più per poca verve che per evidente inferiorità, il laboratorio Lazio, questa Lazio in provetta si armi pure di tutto quello che può, nuove scoperte e vecchie certezze ritrovate, punti compresi. Verrebbe da dire, à la guerre comme à la guerre, al derby con quello che comporta: e il finale con l'Udinese ne è ansioso antipasto. 


    IL TABELLINO

    Udinese-Lazio 1-2 (primo tempo 0-0)


    Marcatori: 16' s.t. Acerbi (L), 21' s.t. Correa (L), 35' s.t. Nuytinck (U)

    Assist: 35' s.t. De Paul (U)

    Udinese (4-2-3-1): Scuffet; Larsen, Ekong, Nuytinck, Samir; Mandragora, Fofana; Machis (dal 17' s.t. Pussetto), Barak (dal 23' s.t. Teodorczyk), De Paul; Lasagna (dal 41' s.t. Vizeu) . All. Velazquez.

    Lazio (3-5-1-1): Strakosha; Luiz Felipe (dal 30' s.t. Bastos), Acerbi, Wallace; Patric, Parolo, Badelj, Luis Alberto, Lulic (dal 11' s.t. Durmisi); Correa; Caicedo (dal 11' s.t. Immobile). All. Inzaghi.

    Arbitro: Maresca (sez. Napoli)

    Ammoniti: 42' p.t. Lulic (L), 35' s.t. Immobile (L), 38' s.t. Badelj (L), 40' s.t. Pussetto (U), 42' s.t. Bastos (L), 44' s.t. Durmisi (Lazio), 46' s.t. Ekong (U), 52' s.t. Strakosha (L)


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