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    FIGC, Abete: 'Conte può allenare'

    FIGC, Abete: 'Conte può allenare'

    In una lunga intervista rilasciata a Sky Sport, il presidente della FIGC Giancarlo Abete ha espresso il suo parere riguardo gli attacchi di Zeman a Conte, e ha parlato anche della mancata presentazione del Napoli alla premiazione in Supercoppa Italiana.

     
    Lei come ha visto dall’esterno i discorsi su Antonio Conte? Zeman ha detto: “Perchè uno squalificato può allenare tutti i giorni?”…
    “Io penso che il modo migliore – ma questo vale per tutti non solo per Zeman, vale per i presidenti di società, vale per i dirigenti, vale per i tesserati – è porre i problemi quando non si è direttamente interessati o coinvolti nelle polemiche, perchè è troppo facile chiedere modifiche o dire che le cose non vanno bene nel momento in cui c’è l’occasione di fare dialettica e polemica. Se una capacità di proposta venisse nei momenti giusti, nel momento opportuno, a livello istituzionale – questo vale per la Lega di A, come vale per il settore tecnico e l’associazione allenatori – allora avrebbe senso discutere di questi problemi. Se invece si vuole coinvolgere la Federazione all’interno di polemiche fini a se stesse, non è questo il ruolo della Federazione. La Federazione non ha il ruolo di opinionista, la Federazione è un soggetto istituzionale e ha il dovere di far rispettare le regole.  Oggi le regole dicono che un allenatore che è inibito ha tranquillamente la possibilità di allenare durante la settimana. Quindi il problema non si pone. E’ sempre un errore collegare la modifica delle regole a situazioni soggettive che riguardano specifiche persone. E’ un fatto non accettabile”.
     
    I rapporti con la Juventus come vanno?
    “La Federazione ha un rapporto istituzionale con tutti i club e naturalmente anche con la Juventus che è un grandissimo club, che onora il calcio italiano. Si è creata un po’ di confusione negli ultimi tempi e anche questo è un fatto incomprensibile da un punto di vista concettuale. Però quella che è la dimensione delle valutazioni critiche sulla giustizia sportiva, sulle decisioni della giustizia sportiva e quello che è il ruolo del soggetto politico. Quando si fa confusione tra il soggetto politico e l’organo di giustizia sportiva, si dà la dimensione di una realtà calcistica e di un Paese che vorrebbe la giustizia sportiva asservita al soggetto politico. Questa non è democrazia, non è separazione dei poteri, quindi non è uno dei principi base nè di un ordinamento statuale, nè di un ordinamento sportivo. La giustizia sportiva è autonoma, si tratta di persone che lavorano volontaristicamente con professionalità; naturalmente ha il suo iter processuale che è complesso, attiene alla fase d’indagine, alla fase di deferimento, a tre gradi di giudizio, quindi ognuno deve fare il suo ruolo all’interno della realtà che gli viene assegnata, con grande serenità, senza cercare di colpevolizzare le singole persone perchè questo è un discorso che la Federazione non accetterà mai. Di solito per il mondo del calcio i veri avversari sono i giudici e gli arbitri, perchè sono gli unici soggetti che non hanno diritto a una difesa. Dato che non sono dei soggetti che aggregano concenso in termini concettuali, tutti quanti a giro se la prendono con i giudici e con gli arbitri perchè normalmente prendersela con la propria squadra e con i propri giocatori diventa più duro davanti a tanti punti di vista”.
     
    Che reazione ha avuto di fronte alla mancata partecipazione del Napoli alla cerimonia di premiazione della Supercoppa Italiana?
    “A livello disciplinare come sappiamo è una situazione che è stata inviata per competenze dal giudice sportivo alla procura federale, dopo le decisione di merito del giudice Tosel. Quindi sul livello disciplinare io non intervengo, sempre nel rispetto dell’autonomia degli organi di giustizia sportiva. A livello comportamentale, la cosa più facile è individuare il raffronto con le situazioni che abbiamo vissuto, come sportivi e come componente di giunta del Coni, con Cammarelle, con la Ferrari, con la Cagnotto, con le nostre farfalle della ginnastica ritmica: io ho assistito a tantissime premiazioni anche in relazione a situazioni contestate, anche alle Olimpiadi, anche di sport in cui il livello discrezionale degli arbitri è di gran lunga superiore rispetto a quello che esiste nel calcio, e mi sembra che tutti abbiamo distinto la fase di critica relativamente alla conduzione della gara o al giudizio, dalla fase di riconoscimento dell’importanza di una manifestazione attraverso la partecipazione alla premiazione. Da un punto di vista comportamentale è chiaro che il calcio deve crescere molto, dobbiamo crescere – io utilizzo il dobbiamo – anche se naturalmente alcune volte devono crescere. Da una parte come Federazione ho il dovere di farmi carico di tutti problemi del mondo del calcio, ma dall’altra ho anche il diritto e il dovere di ricordare ai vari soggetti che hanno dei doveri comportamentali che devono in qualche modo rispettare nell’interesse di loro stessi e soprattutto dell’immagine del calcio italiano e del nostro Paese all’estero”.

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