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Fifa, mai più casi Tevez: proibito alle società esterne l'acquisto di calciatori
PRATICA DIFFUSA IN SUDAMERICA - La pratica della TPO è molto diffusa soprattutto in Sud America, in Brasile e Argentina, ma anche in alcuni paesi europei, come il Portogallo. In Italia ciò non può accadere, e dal maggio 2014 sono proibite anche le cosiddette comproprietà. La TPO prevede che il cartellino di un giocatore, cioè la possibilità di sfruttarne i suoi diritti sportivi, sia posseduto, oltre che da una squadra con cui il calciatore scende in campo, anche da una società terza (o anche da un singolo agente) che ne compra parte del cartellino sperando di poterla rivendere, in seguito, a una cifra più alta.
PRATICA CONDANNATA - Il Guardian aveva riportato la notizia che uno studio interno alla FIFA aveva rilevato che la TPO "intrappola la squadre in un “circolo vizioso di debiti e dipendenza” e comporta dei rischi nei confronti dei giocatori e dell’integrità del gioco". La pratica è da anni molto criticata perché fondamentalmente obbliga le squadre a soddisfare le richieste di soggetti il cui interesse è esclusivamente economico: in passato Gordon Taylor, il capo del sindacato inglese dei calciatori, l’ha definita "destabilizzante" e l’ha paragonata al "traffico di esseri umani". Nel calcio inglese la TPO è diventata illegale nel 2008
TEVEZ IL CASO PIU' NOTO - La TPO di cui si ha maggior memoria è sicuramente quella che ha riguardato Carlos Tevez, che nel 2006 si trasferì dalla squadra brasiliana del Corinthians a quella inglese del West Ham. Il cartellino di Tévez, però, all’epoca era in parte posseduto da due società riconducibili al suo agente, Kiavash “Kia” Joorabchian:la federazione inglese rilevò delle irregolarità nei documenti forniti dal West Ham e lo multò per 5,5 milioni di sterline. Altri casi noti hanno riguardato l'interista Hernanes e il giocatore del Monaco Joao Moutinho.