Fifa 19, Daniele 'Dagnolf96' Tealdi: 'Mi laureo e sogno la Champions come la mia Juve, ma quanti limiti in Italia!'
Già, perché il movimento in Italia fa ancora fatica a crescere: "Germania, paesi del nord: hanno più mezzi rispetto a tanti di noi e tanti movimenti interni che permettono di allenarsi e quindi migliorarsi a vicenda, cosa che in Italia manca e sembra incredibile manchi".
Resta il successo personale, ultima la qualificazione per Atlanta: "Erano le ultime qualifiche, durante l'anno non ero mai riuscito ad arrivare fino in fondo, però nelle ultime due-tre settimane vedevo che il livello di gioco era più alto, era come se avessi imparato qualcosa in più. E' andata bene sia la fase iniziale, lo Swiss Round perché ho perso pochissime partite, ne ho perse solo due di cui una a tavolino per questioni lavorative. Sentivo di potermi qualificare, poi c'è anche un fattore di fortuna: poi se uno ci mette del proprio, si riesce a portare a casa la qualifica, ma senza fortuna e incontrando subito i mostri sacri è quasi impossibile qualificarsi".
Torneo che aveva portato con sé alcune novità importanti, come le limitazioni alle rose per i professionisti partecipanti: "E' stata una cosa apprezzata, aiutano chi non ha disponibilità esagerate. Non è bellissimo farlo a tre qualifiche dalla fine, potevano farlo prima, ma va bene. E' difficile costruire la rosa, bisogna rinunciare a giocatori e riadattarsi. Ci hanno messi in difficoltà: potevi scegliere solo due giocatori tra il 90 e il 94 di overall e, ad esempio, tutti i portieri buoni sono sopra il 90. Tanti hanno deciso di non sprecare uno slot per il portiere, io son rimasto convinto dell'idea che il portiere fosse importante e ho scelto De Gea: e fortuna che l'ho scelto, è il più forte e ha fatto la differenza; a fine torneo tanti colleghi mi hanno confidato il rimpianto di non aver scelto il portiere"
Prima di Atlanta però ci sarà la eChampions League a Manchester: "Sognavo di parteciparci, per me la Champions è la competizione che sento di più, anche più del mondiale - ammette Daniele - E' andata anche meglio del Qualifier, ne ho persa una sola su 25 partite. E' una soddisfazione, ci sarà la possibilità di arrivare nei primi otto e andare poi a giocarsi la finale a Madrid il giorno prima della finale vera".
Finale di Champions virtuale prima di quella reale, alla quale, spera Dagnolf, potrebbe partecipare la sua squadra del cuore: "Tifo Juve da sempre, il mio preferito è Del Piero e l'ho visto in Juve-Lazio, in cui aveva segnato un gol su punizione. E' l'unica volta in cui l'ho visto dal vivo, da quando ero piccolo guardavo la Juve e guardavo Del Piero: ricordo anche il gol al Mondiale con la Germania... E mi ha ripagato: nelle ultime due partite della eChampions mi ha segnato due gol decisivi, all'andata e al ritorno contro NRaseck (player professionista tedesco del Team Rogue, uno dei più quotati a livello mondiale, ndr). Del Piero è il mio preferito di sempre, quello attuale non è neanche da dire: Cristiano Ronaldo, ce l'hanno regalato quest'anno e non mi sarei mai aspettato di vederlo a Torino. Sembrava fantamercato, il suo lo sta facendo".
Ma la Juventus può davvero vincere la Champions secondo Daniele? "Temo il City, ma i mezzi ci sono: come ho dovuto aver fortuna io, la dovrà avere anche la Juve".
Del Piero il preferito di sempre, CR7 l'idolo del momento: e in game? "Quest'anno non posso fare a meno di Mbappé TOTY (Team of the year), è incredibile e fa tutto: segna, fa salire la squadra. Ma il mio preferito è Ruud Gullit, perché unico: anche Vieira mi piace ma è rimpiazzabile, uno completo come Gullit non c'è. Lo puoi mettere praticamente ovunque".
Un doppio lavoro per Dagnolf, guai a chiamare Fifa un 'gioco': "E' un lavoro a tutti gli effetti ed è difficile giostrarsi tra i due mondi. Usiamo la parola giocare ma per chi lo fa a questi livelli non è giocare. Magari stacco da una qualifica e poi devo lavorare (lavora in un ristorante, ndr) fino alle 3. Non è il dormire, è restare concentrati tutte le partite. Più che un fatto fisico è un fatto mentale".
Perché quella del gamer professionista è una strada che richiede sforzi: "E sacrifici, da quando ho iniziato questo percorso ne ho dovuti fare. Prima lavoravo di più, ora di meno. La mia vita è normale, faccio quello che fanno tutti quelli della mia età, ma bisogna fare più sacrifici: saltare una cena, fermarsi un'ora in più... Ma se è la tua passione come per ogni cosa e hai un ritorno, si fa".
Tanto lavoro, ma anche studio, un po' come Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Dagnolf ottiene risultati in game, Daniele Tealdi taglia un altro traguardo altrettanto importante: "Mi sto per laureare (tra tre settimane, ndr) in scienze della comunicazione e vorrei fare il giornalista, ma me lo sconsigliano (ride, ndr)".
E come è stato accolto dalla famiglia? "Mi hanno accettato bene, da quando mio padre si è informato su questo mondo ha capito che era una cosa seria. E così i miei amici. E' un problema comune il pensare che non sia seria. Io giocavo ai videogiochi quando avevo 15 anni, ora vorrei diventasse un lavoro: se anche l'Italia me lo permetterà".
Un lavoro nel quale già eccelle, perché la doppia qualificazione a eChampions League e Qualifier di Atlanta proietta Dagnolf nell'élite del calcio virtuale italiano: "Io ho sempre fatto parlare i risultati, sia per gli altri sia per quanto si tratta di me. Quest'anno ci sono tanti italiani che hanno ottenuto risultati come Cosimo Guarnieri e Fabio Denuzzo, Arber, Giovhy dei Mkers o Gabry del Team Sparks e Renzo Parave: hanno portato a casa qualifiche e li ho sempre ritenuti migliori. Ora penso di poterlo dire, me lo dicono anche gli altri: ora sento di essere il migliore giocatore italiano, ma ci vuole costanza e bisogna confermarsi nel tempo. A volte mi mancano i mezzi, come agli altri connazionali: la certezza è che in Italia i giocatori ci sono, a volte mancano i mezzi per aiutarci nell'ultimo passo".
Prezioso quindi diventa l'aiuto di Pro2Be Esports, il talent lab che lanciato Daniele Tealdi: "Loro sono stati gli unici che a inizio anno mi hanno dato qualcosa di concreto e hanno creduto in me, in particolare Fabio Battista. Come ogni altra cosa appena nata, non mi hanno promesso la luna, ma quello che mi hanno detto mi hanno dato, sono stati di parola. Mi hanno dato grande supporto soprattutto a livello mentale, come l'ultima qualifica in cui ero tutto tranne che tranquillo per aver dovuto dare una partita vinta a tavolino per questioni lavorative. Fabio e il mio coach Alex mi hanno aiutato ad essere forte mentalmente e sono molto contento con loro. E' il motivo per cui non ho accettato altre offerte anche migliori economicamente a inizio anno: sapevo che non c'era la serietà che ho visto in loro".
L'Italia ancora fatica a crescere nel mondo degli eSports e in particolare in quello che riguarda il competitivo di Fifa e del pallone, ma un primo boom social si è già visto: "C'è sicuramente stato un boom social, il pubblico c'è e segue: non manca rispetto al resto del mondo, ci sono anche in Italia gli interessati e ricevo centinaia di messaggi, e sono più piccolo di veterani come Daniele Paolucci o Fabio Denuzzo".
A mancare quindi non è l'interesse del pubblico, ma i mezzi: "Mancano un campionato, connessioni a livello, manca un minimo accettabile a livello di retribuzione e mancano investimenti: per farli arrivare serve che qualcuno che inizi. Guardiamo anche altri paesi quest'anno, come Polonia, Danimarca, Spagna; qualunque nazione in Europa ormai ha un campionato, lascia triste e allibiti che in Italia non ci sia, noi giocatori ormai puntiamo all'estero. In Italia ci sono le possibilità, ma ci vorrebbe che partisse una grande squadra per far partire il movimento".
Emblematica e grave in questo senso l'esclusione dell'Italia dalla Fifa eNations Cup, la competizione dedicata alle nazionali su Fifa 19: "E' un grande smacco, ma era prevedibile: in Italia non c'è un campionato e EASPORTS non vede interesse nel nostro paese da parte della nostra federazione. Possibile che la Serie A, squadre come Inter, Juve e Milan non siano coinvolte? Probabilmente la Federcalcio non è interessata a chiudere per un campionato interno, come hanno i paesi che poi offrono i migliori giocatori. La cosa che più mi fa rabbia è che questo movimento offrirebbe lavoro e opportunità non solo ai giocatori professionisti, perché richiede gente che lavori: a partire dai giornalisti come voi, i commentatori, chi si occupa di luci, dirette streaming... C'è tutto un mondo, non vedo lati negativi e non capisco il perché di questo scudo. Vai a sapere per quale motivo, e siamo nel 2019...".
La eChampions League si avvicina ed è tempo di mettere da parte la delusione di un intero movimento per concentrarsi sulla preparazione. E una promessa solenne a CM.com in caso di vittoria: "Sicuramente piango per l'emozione, poi smetto di fumare che potrebbe anche farmi bene (ride, ndr)".
Ma meglio che a vincere la Champions sia Dagnolf o la Juve? "Tutti e due, se no meglio io: la Juve va bene anche se arriva seconda (ride, ndr)".