Ferrero cede la Sampdoria, ci siamo: vertice a Londra, il ruolo di Vialli
Il nobile araldo dell'affare è un nome che nei tifosi della Sampdoria risveglia dolcissimi ricordi. Gianluca Vialli, condottiero col gemello Roberto Mancini della “Samp d'oro” di Paolo Mantovani e Vujadin Boskov, che conquistò la Coppa delle Coppe, lo scudetto, la coppa di Lega, nonché tre edizioni della Coppa Italia, più la quarta postuma, con Eriksson in panchina e l'ultima Sampdoria lasciata in eredità del grande presidente. Un palmarès prestigioso che ha riempito la bacheca della più giovane società di serie A (fondata nel 1946). Vialli ha deciso di rimettersi in gioco e ripartire da Genova, la città che l'ha consacrato nel calcio che conta. E' uscito da poco da una terribile malattia che ha messo a repentaglio la sua stessa vita e ha scelto di cimentarsi come dirigente alla maniera inglese. Sarà un presidente o un general manager alla Leonardo. Con pieni poteri nella gestione della parte tecnica. Curerà il mercato, la ricerca di giovani talenti, sovraintendendo all'organizzazione del settore giovanile – che sarà il fulcro della nuova società – e si rapporterà personalmente coll'allenatore della prima squadra che nelle sue intenzioni sarà ancora Marco Giampaolo, già legato alla Sampdoria fino al 2020.
Vialli ha curato sottotraccia la trattativa condotta per conto di Ferrero dal vicepresidente Antonio Romei e “chaperonata” tra le quinte dall'altro vicepresidente, il vicario Paolo Fiorentino, cooptato in consiglio a fine dicembre 2018 assieme Romei, all'ex calciatore Invernizzi, all'avvocato penalista Gianluca Tognozzi (legale di Massimo Ferrero), a Praga e Repetto, tifosi blucerchiati amici di Edoardo Garrone. Fiorentino è stato dg di Unicredit e a suo tempo ha curato il passaggio delle azioni della As Roma dalla banca all'attuale proprietario del club giallorosso, l'americano James Pallotta. Inoltre ha ricoperto la carica di Ad di Banca Carige, l'istituto genovese alle perse con una difficile ricapitalizzazione, e conosce personalmente sia Garrone che Ferrero. Attualmente è ad di Banca Progetto, legata attraverso una società intermedia proprio al fondo Usa York Capital che sta trattando l'acquisto della Sampdoria.
A chiudere il cerchio mancava l'anello Vialli. Ed eccolo qua. A fine febbraio l'ex calciatore di Cremonese, Sampdoria e Juventus compare fra gli amministratori della Sunrise Sports Limited, una società che fa capo alla Sunrise Limited, società sudafricana di produzione cinematografica specializzata in film di animazione e contenuti digitali per network sportivi. La Sunrise Sports di Vialli sarebbe il veicolo societario utilizzata da York Management per acquistare la Sampdoria. Nelle ultime settimane i contatti fra Vialli e Romei, assistito dal direttore finanziario Bosco, si sono infittiti, l'ultimo rendez vous è in corso a Londra in queste ore di mercoledì 20 marzo. Partecipano Vialli e Federico Oliva, responsabile della branch europea di York Capital, bocconiano nonché amico di Gianluca. Vialli non ha mai ammesso di essere parte della trattativa, ma non lo ha neppure smentito. Ormai è diventato il segreto di Pulcinella. L'ex azzurro deve una risposta al presidente della Figc, Gravina, che gli ha proposto di diventare accompagnatore ufficiale della Nazionale A. Finora ha preso tempo ed è anche questo un segnale di quanto la trattativa per la Sampdoria sia in cima ai suoi pensieri. Nel frattempo Vialli stato nominato con Totti ambasciatore per Roma dell'Europeo 2020. Una carica che non interferirebbe con i suoi eventuali incarichi in Sampdoria. Vialli pensa di confermare il ds Osti, mentre il responsabile dell'area tecnica, Sabatini, saluterà, diretto probabilmente alla Roma. Incerta la sorte di Romei. Potrebbe restare come responsabile della parte legale e amministrativa. A meno che non segua Ferrero, suo cliente e grande amico.
Le recentissime dichiarazioni di Giampaolo a Paolo Condò sono un'altra spia: “E' ora di smetterla di vendere i migliori giocatori, se si vuole davvero migliorare”, ha detto in sintesi l'allenatore, costretto ogni anno a ricominciare daccapo nell'assemblaggio della squadra, privata dei suoi pezzi da novanta. Tradotto: se continua la politica delle plusvalenze potrei chiedere di andarmene altrove. Roma e Fiorentina sono in allerta. E Vialli, è certo, non si lascerà scappare il mago dei giovani che ha reso ricca la Sampdoria. Dei tifosi è inutile parlare. La prospettiva di Vialli presidente della Sampdoria li elettrizza. Con Ferrero i gruppi organizzati hanno rotto da mesi: “Non ci rappresenti più. Vattene!” è il leit motiv della contestazione che cova sotto la cenere. Mica tanto sotto la cenere, in realtà...
La distanza tra domanda e offerta (ovvero tra Ferrero e York Capital) nelle ultime settimane si è drasticamente ridotta. Ferrero, che continua a negare con pertinace cocciutaggine persino l'esistenza della trattativa (“Fateme vede' li sordi o smettetela de scrive' quello che ve pare”) è sceso a più miti consigli. Dai 200 milioni di euro sparati a casaccio si è via via ridimensionato, fissando il punto di incontro a 150 milioni. Verosimilmente si accontenterebbe di meno, tra i 100 e i 120 milioni, purché il denaro sia versato cash e senza codici né codicilli. York sarebbe arrivata a offrire 90 milioni, disposta a trattare un piccolo aumento. Ferrero tira a spremere tutto ciò che può in termini di cash. La méta non sembra lontana. Lo si capisce anche ponendo mente ad alcune circostanze dirimenti. Ferrero ha pochi margini di manovra con Vialli e parecchi problemi finanziari. Nello scorso novembre, in esecuzione dell'ordinanza del Gip di Roma, la Guardia di Finanza gli aveva sequestrato beni e denaro per un valore di 2 milioni e 600mila euro. Sequestro in seguito annullato, senza entrare ancora nel merito. Le ipotesi di reato contestate erano, a vario titolo, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, appropriazione indebita, autoriciclaggio, truffa e impiego di denaro di provenienza illecita. La vicenda riguardava anche la Sampdoria, Ferrero era sospettato di aver distratto fondi dalla società blucerchiata (per la precisione 1 milione 200 mila euro) parte del denaro proveniente dalla cessione al West Ham, nell'estate 2015, del centrocampista Pedro Obiang. Con l'obiettivo, scrisse il gip, di risanare i debiti personali e finanziare due società di produzione cinematografica. Altri “prelievi” sarebbero stati effettuati per acquistare un immobile di pregio a Firenze. In realtà Ferrero, che si professa innocente ed estraneo agli addebiti che gli sono stati rivolti, da tempo non si dedica più all'attività di produttore di film. L'ultimo suo film,“Le Frise ignoranti”, un film on the road, girato in Puglia nel 2015, che scimmiotta il celebre e celebrato “Le Fate ignoranti” di Fernan Ozpetek. Non proprio un film cult...
L'attuale numero Uno della Sampdoria si era trovato a fronteggiare un'altra vicenda spinosa. Nel 2018 quattro locali facenti capo alla sua società “Ferrero Cinemas” erano stati messi all'asta. Si trattava del prestigioso cinema l'Adriano di piazza Cavour, a Prati, dell'Ambassade di via Accademia degli Agiati, nel quartiere Montagnola, del Cinema Roma, a Trastevere e dell'Atlantic di via Tuscolana, a Cinecittà. Gli stabili erano stati messi in vendita giudiziaria senza incanto a seguito di un pignoramento immobiliare. Le buste dovevano essere aperte il 16 ottobre 2018, con termine ultimo per la presentazione delle offerte il 15 ottobre. Il valore complessivo degli immobili a base d'asta superava i 40 milioni di euro. L'Adriano, storico cinema di piazza Cavour con le sue dieci sale e un totale di oltre 2.200 posti per circa 8mila metri quadrati di locali, era in vendita a un prezzo base pari a 27milioni e 391 euro. Più piccoli e di costo nettamente inferiore sia l'Ambassade, tre sale e 632 posti, con valore base di 2 milioni e 600mila euro, che l'Atlantic, sei sale e 1714 posti, venduto a 10 milioni e 944 euro. "Il nostro gruppo è solido, troveremo una soluzione prima dell'asta, non perderemo i cinema", aveva assicurato Giorgio Ferrero, nipote del presidente della Sampdoria. La soluzione invocata venne trovata a fine agosto. Pronubo l'avvocato Antonio Romei e il suo studio legale romano di via della Bocca di Leone, a due passi da piazza di Spagna. La ciambella di salvataggio gli era stata lanciata da un investitore, tuttora rimasto misterioso. Sceso in campo per affiancarlo economicamente nella vertenza. In parole povere, Ferrero aveva ottenuto il denaro per scongiurare il pignoramento dei quattro locali e la loro vendita all'asta. Advisor legale dell’imprenditore in questa vicenda era stato lo studio Bdl dell’avvocato Romei. Attraverso una nota affidata all’Adn Kronos il 31 agosto 2018 il Gruppo Ferrero aveva comunicato di “avere concluso con un primario investitore internazionale un’operazione finalizzata all’acquisizione del credito di Romeo spv e doBank spa”. Ossia le banche che detenevano il credito inizialmente non onorato in campo a Ferrero. “Nella prospettiva - veniva precisato - di un piano di ristrutturazione che interessa le sale del circuito romano, tra cui l’Adriano. L’operazione, oltre a porre termine ad una annosa vicenda giudiziaria con doBank, consentirà al Gruppo Ferrero di riposizionare il circuito cinematografico in un settore di mercato caratterizzato da forte competizione”. Resta il fatto che i soldi dell'investitore misterioso non sono un gesto di filantropia. O li restituirà oppure Ferrero rischierà di perdere i suoi amati cinema. Vendere la Sampdoria gli risolverebbe il busillis. Se cederà la Sampdoria Massimo Ferrero avrò tutto il tempo per tornare a dedicarsi al cinema. A meno che, è più di una voce, non reinvesta parte del denaro ottenuto da York Capital Management, nell'acquisto del Palermo calcio, un club a rischio collasso, per il quale di era mosso anche il collega “genovese” Enrico Preziosi, presidente del Genoa. Preziosi ha smentito ogni interesse per l'ex club di Zamparini, nonostante il suo nome fosse stato fatto esplicitamente dall'attuale plenipotenziario rosanero, Rino Foschi, già al Genoa, come di colui che stava dandosi da fare per trovare imprenditori disposti ad investire nel club siciliano. E se il prossimo derby Sampdoria-Genoa andasse in campo allo stadio Renzo Barbera, sotto il Monte Pellegrino?
Il 14 giugno 2014 i tifosi della Sampdoria non credevano alla proprie orecchie. Ferrero, il re della Nutella, aveva acquistato il club blucerchiato. L'illusione popolare durò poche ore, il tempo di convocare la conferenza stampa nella quale il vecchio proprietario, Edoardo Garrone, presentò alla stampa il suo successore. Un ometto dalla chioma canuta e scarruffata, i modi spicci e l'inconfondibile parlata romanesca. Testaccino purosangue e tifoso dichiarato della Roma. Ferrero, sì. Massimo Ferrero, però. Produttore cinematografico, si presentò alla esterrefatta platea dei giornalisti che lo videro, indossata una maglia della Sampdoria col suo nome stampigliato sulla schiena, esultare come un ragazzino allo stadio. Qualcuno pensò: “Siamo su scherzi a parte”. Un “coniglio” uscito dal cilindro della famiglia proprietaria della Erg e investito del compito di risanare i conti della società, in perdita cronica di circa 15 milioni di euro nella gestione stagionale, risalita dall'inferno della Serie B nel quale era precipitata nel 2011. Condizioni della vendita? Un grazioso regalo di Garrone, costretto dalla famiglia (che comprende oltre i Garrone anche i genoanissimi Mondini) a disfarsi della Sampdoria nella quale il patron Riccardo Garrone (scomparso un anno e mezzo prima) in prima persona e in nome e per conto dei familiari aveva profuso la bellezza di 300 milioni di euro in dodici anni. Senza vincere trofei di sorta, miglior risultato il quarto posto del 2010/11 che fruttò l'effimero passaggio nei preliminari di Champions League: la Sampdoria venne eliminata rocambolescamente al primo giro dal Werder Brema. Del tutto digiuno di calcio (ancora oggi ha il vezzo di confessare di non capirne nulla. Ma è, appunto, un vezzo), Ferrero si ritrovò per le mani una società di serie A di buon lignaggio e di ottima reputazione. Senza sborsare un solo euro. Gli unici denari versati nelle casse sociali erano venuti, ancora una volta, dai Garrone. 15 e 7 milioni di euro cash, in due distinte “tranches” versate a distanza di tempo, che peraltro non impedirono alla nuova gestione di operare tagli feroci al personale e ai costi fissi di gestione del club. Tutto qui? Macché. Garrone, munifico come un gran signore rinascimentale, garantiti con fideiussioni bancarie – che Ferrero difficilmente sarebbe riuscito ad accendere in prima persona – i debiti bancari del club. Al netto, sedici milioni di euro, tra i quali figurava (e tuttora figura, in quota parte) il debito residuo legato al mutuo per l'affitto del marchio Sampdoria che Ferrero negli anni ha peraltro puntualmente onorato.
Lo stesso giorno di giugno in cui era diventato padrone della Sampdoria, Ferrero aveva un altro appuntamento cruciale: col gip di Busto Arsizio che lo aveva rinviato a giudizio per il fallimento della compagnia aerea Livingston. Quella grana giudiziaria si era poi conclusa a febbraio 2016 col patteggiamento, Ferrero era stato condannato a un anno e dieci mesi con affidamento ai servizi sociali e pagamento di 850mila euro di risarcimento al Ministero dello Sviluppo Economico. Quella condanna aveva indotto la Federcalcio, presieduta da Carlo Tavecchio, a decretarne la decadenza da presidente del club blucerchiato. Ai sensi della norma dell'art 22 bis del Noif (di fresca istituzione) che prevede appunto la decadenza dalla carica sociale nei casi di condanne definitive per reati patrimoniali specifici. Ferrero aveva fatto ricorso, sostenendo che il patteggiamento e la relativa condanna non costituivano necessariamente ammissione di colpevolezza. Ed aveva vinto, venendo reintegrato nella massima carica sociale.
Il suo personale bilancio calcistico? Ha risanato i conti della società che oggi ha un debito molto contenuto e riferibile per la maggior parte (una ventina di milioni) al mutuo concesso dal Credito Sportivo per l'ampliamento del centro sportivo di Bogliasco, casa della prima squadra e del settore giovanile. Altro impegno finanziario imminente, in joint venture col Genoa, la ristrutturazione del decrepito stadio Luigi Ferraris, costo stimato 30 milioni di euro da dividere al 50% tra i due club cittadini. Il capitale calciatori è aumentato di almeno tre volte, nonostante le poderose plusvalenze realizzate cedendo giocatori del calibro di Skriniar (15 milioni) Schick (40), Zapata (26), Muriel (20), introiti compensati parzialmente dagli acquisti di Caprari (12 milioni), Praet (10 milioni), Audero (20), Colley (10), Murru (8). Mentre Linetty, Kownacki, Bereszynski, Andersen tutti insieme sono costati all'incirca 10 milioni e se in estate andranno sul mercato (il belga e il danese quasi certamente) frutteranno almeno quattro volte tanto. La Sampdoria di Ferrero ha collezionato un settimo posto con allenatore Mihajlovic, e l'eliminazione immediata in Europa League la stagione successiva con Zenga in panchina, ad opera dei Carneadi serbi del Vojvodina. Il tredicesimo posto correndo qualche rischio con Montella, subentrato in corsa a Zenga, e due decimi posti con Giampaolo. Attualmente la Sampdoria è nona in classifica con 42 punti.