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    Ferrarini, l'ex motivatore di Bonucci: 'Alla Juve non godeva più di una certa stima, Milan squadra perfetta per lui'

    Ferrarini, l'ex motivatore di Bonucci: 'Alla Juve non godeva più di una certa stima, Milan squadra perfetta per lui'

    La Gazzetta dello Sport riporta un'intervista ad Alberto Ferrarini, mental coach dal 2006 al 2015 del neo difensore del Milan Leonardo Bonucci, seguito dai tempi in cui faceva panchina a Treviso fino alla consacrazione con la maglia della Juventus e della Nazionale. Ferrarini parte col suo racconto da un aneddoto legato proprio agli inizi di Bonucci a Treviso, tutt'altro che da rose e fiori. Alberto porta il giocatore nella sua autoscuola, davanti ci sono una trentina di ragazzi a caccia della patente. Li interroga: "Lo conoscete? E’ un calciatore...". Silenzio. "E’ Bonucci...", aggiunge. Dal fondo della sala una voce: "Ah, sì. Ce l’ho nel videogioco: è scarso». E giù risate. Ferrarini guarda Leo, poi dice al ragazzo: "Ascolta, falegname dai capelli rossi: nel giro di 2 anni finisce in Nazionale e poi farà il capitano. Sì, sì, ridete pure. Ma ricordatevi di queste parole". Nel marzo 2010 Bonucci debutta nell’Italia; il novembre 2014 contro l’Albania indossa la fascia di capitano. Al termine del match, il difensore dedica il traguardo a un "vecchio amico" con questo tweet: "Ciao falegname dai capelli rossi".

    Quando ha incontrato Bonucci come è andata?

    "Ho visto quello che aveva dentro. Gli ho detto: "Ciao, soldato". Ha risposto imbarazzato: "Mi chiamo Leonardo...". E io: "No, tu sei un soldato".

    Cosa pensa ora di Leo?

    "Che i veri guerrieri si migliorano quando le cose vanno bene. Leo ha un’occasione irripetibile per farlo. Deve pensare solo a questo, per quanto mi riguarda non ha ancora fatto nulla".

    Per Bonucci il 19 è?

    "Mi avvalgo di una conoscenza antica 5000 anni: numerologia e simbologia. E mi porta a comprendere che il 19 è il numero perfetto per la sua maglia. La usa dai tempi del Bari".

    Perché Bonucci non è rimasto alla Juve?

    "Non c’erano più le condizioni. Si era rotto qualcosa e si sarebbe solo rovinata una storia splendida. La Juve ha dato moltissimo a Leo e viceversa".

    Con Allegri non c’era più feeling?

    "Non sta a me giudicare quel rapporto. Il trasferimento al Milan è una opportunità irrepetibile per Leo: ha ritrovato stima e calore che cercava e ha ancora più fame di vittorie. Bravo il procuratore Lucci a farlo capire ai diretti interessati".

    Il k.o. nella finale di Champions ha inciso nel divorzio?

    "No, lui era carico per l’appuntamento. Concentrato al massimo, non tutti hanno questo approccio. Aggiungo: quando perdi una finale ti porti dietro il fardello della sconfitta. Se non fai un lavoro specifico quel ricordo negativo ti condizionerà nel futuro".

    Cosa può dare Bonucci al Milan?

    "Tantissimo. Il nostro motto è “zeroalibi”. Il cambiamento è un punto di forza quando non è un azzardo. Leo è un leader e il Milan è la squadra perfetta per lui: porterà nello spogliatoio positività e lo spirito guerriero, contagerà i compagni".

    Con Montella come la mettiamo?

    "Era un attaccante spietato. Da quello che ho letto ha spinto molto per far arrivare Leo, sa bene che insieme possono far tornare grande il Milan".

    Lei ha nel destino il Milan, ritornato in Europa grazie al gol di Zapata nel derby. E Zapata...

    "Lo seguo da pochi mesi. Prima di quella gara gli avevo chiesto la maglia in regalo: ero sicuro che avrebbe segnato. Stavo a San Siro, fa 2-2 e lo aspetto. Dopo un’ora mi chiama ridendo: “La maglia l’ha voluta il presidente Li”. Spero che Cristian resti: con Leo al fianco può migliorare".

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