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    Fermi tutti, per la prima volta parla il silenzioso Paratici: su Pogba, il mercato Juve, Conte, Marotta e... Inzaghi

    Fermi tutti, per la prima volta parla il silenzioso Paratici: su Pogba, il mercato Juve, Conte, Marotta e... Inzaghi

    Di solito non parla mai, lavora (e bene) nell'ombra. E' per questo che sono quanto mai interessanti le dichiarazioni rilasciate oggi da Fabio Paratici, direttore sportivo della Juventus, che ha partecipato all'evento "Da calciatore a Direttore Sportivo: la testimonianza di una carriera d'eccezione", a margine del Career Day all'Università Cattolica del Sacro Cuore a Piacenza. Di seguito una parte delle sue dichiarazioni, così come riportate da TuttoJuve.com

    SU POGBA - "Pogba? Era già un giocatore conosciuto. Non è stata un’invenzione. Il Manchester United lo prelevò quindicenne con modi un po’ particolari dal Le Havre, ed era già molto dotato. Abbiamo controllato le scadenze contrattuali, in modo da inserirsi. Seguendolo e conoscendolo è arrivata questa proposta e l’abbiamo preso per fortuna. E’ un grande giocatore ed è una grande persona. Ha un futuro davanti a sè che nessuno di noi può immaginare. Lo conosco bene, non potete immaginare quanto grande sarà. Sono convinto di questo, non per il giocatore che è, ma per la testa che ha".

    SUL MERCATO - " Acquisti? Non penso mai che i soldi siano della Juventus, ma miei. E’ nella mia etica personale e professionale. Il fatto che siamo quotati in Borsa ci pone maggiore attenzione, abbiamo degli obblighi. Noi guardiamo al budget in generale e al tutto, non solo al risultato sportivo. Lo Scudetto è sì vincere il campionato, ma anche restare nel budget indicato. E’ un insieme di operazioni. Non ci cambia una singola cessione, ma un complesso di operazioni". 

    SULLA CHAMPIONS E LE COPPE - "Non si può basare una stagione in termini di programmazione e giudizio su un torneo. Il piccolo fattore nella coppa incide, nel campionato no. Marotta riporta sempre una frase di Nereo Rocco: “Balon, palo, fora: te se un coion. Balon, palo, dentro: te se un campion”. Questo riassume il concetto della coppa. Abbiamo esperienze significative, già dal 2010 a Poznan quando giocammo a -15 in Europa League. Dovevamo vincere, il campo era totalmente innevato. C’erano scene pazzesche, non misero il riscaldamento nel campo che invece la sera prima era acceso. Quest’anno c’è stato l’evento di Istanbul. Il livello è talmente alto, l’equilibrio è sottile che questi fattori incidono. E’ difficile giudicare: l’Inter era praticamente fuori a Kiev, poi vinse il triplete. Il campionato lo vince sempre il migliore, la coppa è diversa".

    SU VIDAL E GIUSEPPE ROSSI - "Vidal aveva un solo anno di contratto con il Leverkusen. Jupp Heynckes, allenatore del Leverkusen, passò al Bayern. Egli fu molto scorretto, dato che parlò con Vidal dicendogli che l'avrebbe portato subito in Baviera o di farlo andare in scadenza pur di portarselo dietro. Il Leverkusen ha scoperto questa cosa, e ha parlato con il giocatore dicendogli che sarebbe potuto andare ovunque tranne che al Bayern, anche restare al Leverkusen. Per un cileno la Germania non è proprio l'ideale, specie vivere in una città come Leverkusen. Lui non usciva mai di casa tranne che per gli allenamenti, non stava benissimo lì. Siamo arrivati noi, e l'Italia era una destinazione gradita. Fu molto bravo il suo agente che capì la situazione, e Vidal accettò. Lo scoprimmo in una gara di Europa League, Leverkusen-Villarreal, mentre seguivamo Giuseppe Rossi. Le cose succedono e devi essere bravo a capirle. Seguivamo Rossi, ma ci innamorammo di Vidal".

    SU BERBATOV, GUARIN, VUCINIC - "Berbatov? Il giocatore al penultimo giorno di mercato aveva preso un accordo con la Fiorentina. La mattina seguente se l'era dimenticato, diciamo così, e il suo agente chiamò dicendo che sarebbe andato al Fulham per questioni familiari e perchè c'era Martin Jol, suo ex allenatore, che l'aveva convinto. In quel momento ci intromettemmo nella trattativa, cercando di convincerlo con i nostri argomenti. Lui cambiò idea dicendo di essere convinto di venire alla Juve. Quando prese l'aereo lo richiamò Jol e cambiò nuovamente idea. Noi di colpe non ne abbiamo, tutto è nato solo perchè l'agente non avvisò la Fiorentina che aveva cambiato idea. Da qui è nato il disguido Juventus-Fiorentina. Finchè il giocatore non firma non puoi star sereno. Quando Tevez partì per arrivare a Torino doveva fare tre scali: tra voli e fuso orario doveva partire da San Paolo alle 4:15 del mattino. Io alle 4:20 ho messo la sveglia per chiamarlo e sentire se il suo telefono era staccato, perchè fin quando non hai il giocatore che firma devi pensare che devi stare attento. Guarin-Vucinic? Sembrava un'operazione buona per tutti. Poi sono sorte altre complicazioni, per cui fa parte delle cose che si possono intromettere. Il nostro grande dispiacere è per Vucinic. In pochi l'hanno sottolineato. Può piacere o meno, ma per noi è stato un giocatore importante. Vederlo trattato così è dispiaciuto".

    SUL RAPPORTO CON IZAGHI  - "Inzaghi? Siamo amici sin da bambini, le nostre famiglie si conoscono da tempo. Dormivamo uno a casa dell’altro da piccoli, abbiamo fatto diverse vacanze insieme. E’ un rapporto che va al di fuori dal campo proprio, un’amicizia che dura da sempre direi".

    SUGLI ALLENAMENTI DI CONTE - "Gli allenamenti di Conte? Diciamo che sono abbastanza tosti, per usare un eufemismo... I giocatori lavorano molto, e se non svolgi una vita regolare non rendi. E’ un messaggio che deve passare: l’allenamento non è solo fare due tiri e via e fai vedere che sei bravo, l’allenamento è un concentrato di tante cose. La famiglia e l’ambiente che circonda un calciatore sono fattori importanti, possono dare una tranquillità che non si possono misurare. Questi sono lavori totalizzanti, se non hai gente a fianco che non capisce i tuoi tempi e le tue assenze diventa dura". 

    SUL LAVORO DI DS ALLA JUVE, NEDVED, MAROTTA - "Cosa fa il direttore sportivo della Juve? E’ complicato. Siamo quotati in Borsa, il che è uno step successivo a una società classica calcistica. Il direttore sportivo è responsabile dell’area tecnica, sovraintende al settore giovanile, gli osservatori, e noi ne abbiamo uno per l’Italia e uno per l’estero, e infine la gestione nel rapporto quotidiano con squadra e allenatore. Quest’ultimo è il lavoro impegnativo, visto che devi interfacciarti con squadra, allenatore, medici, fisioterapisti e magazzinieri. E’ un lavoro più complesso rispetto all’immaginario collettivo. Ci sono momenti da valutare: quando un giocatore viene criticato e mostra un umore basso devi cercare di intervenire in modo che non ne risenta. Ci sono giocatori che hanno difficoltà ad approcciare all’ambiente Juve, che è un altro sport rispetto ad altri club avendolo vissuto sulla pelle, e il responsabile alla comunicazione chiede che ci interfacciamo con il calciatore in questione. Ci vuole molta attenzione, spesso mi chiamano e io rispondo al telefono “chiamatemi dopo che ora c’è l’allenamento”. Giustamente penseranno che io sia un esaurito (ride ndr.), in realtà anche da questi dettagli vedi come sta il giocatore e come lavora. Il calcio di oggi è molto veloce: dopo 5-6 buone partite un giocatore può chiedere il rinnovo, mentre dieci anni fa qualcosa del genere avveniva dopo tre stagioni a buon livello. La fortuna di chi fa carriera in questo campo sono i collaboratori. Sono fortunato ad averne validi. Alla Sampdoria dovevo fare tutto da solo. La tecnologia, poi, ti aiuta: anni fa era impensabile vedere un giocatore colombiano in video, ora invece puoi vederlo da casa. Prima dovevi fare mille viaggi per prendere giocatori del genere. Negli acquisti sono la fine di un processo: prima ci sono gli osservatori, poi tanti confronti. Ho la fortuna di parlare ogni giorno con Pavel Nedved e discutere di questo. Abbiamo un allenatore molto partecipe nelle scelte e Beppe Marotta che ha grande esperienza in questo campo". 

    SUGLI ACQUISTI FLOP - "Acquisti flop? Sono i colpi che ricordi di più. Non dico mai di aver preso Pogba, ma di aver preso Martinez. Ero convinto fosse un grande giocatore. Quando mi chiedono se lo riprenderei io dico che va contestualizzato il momento, a cosa il mercato ti offre. Sono tutt’ora convinto fosse un ottimo acquisto. Le cose che sbagli ti insegnano tanto, perchè alla fine ci stai male e leggi sui giornali che sei un coglione. Non è bellissimo (ride ndr.).... Però impari da queste cose. Martinez veniva da tre anni buoni al Catania, 30 partite e 10 gol ogni anno. Elia? Lo prendemmo nel 2011. Un anno prima giocò la finale dei Mondiali a 22 anni. Era un giocatore quotato, però quando vieni alla Juve fai un altro sport. Se non hai un carattere forte fatichi, poi arrivò il 30 di agosto. Prendere un giocatore a quel punto è come castrarlo: gli togli il ritiro pre stagione con tutti i benefici che porta".

     

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