Fermati madre e figlio per la morte dell'ex calciatore milanese La Rosa: ucciso per 38mila euro
La sera in cui è scomparso, il 14 novembre scorso, La Rosa aveva con sè altri 8mila euro, che doveva prestare alla coppia, madre e figlio, cui aveva già dato 30mila euro, ancora da restituire. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa La Rosa era spaventato per l'incontro: ne aveva parlato infatti con la compagna e con gli amici, ma era stato poi rassicurato dal fatto che alla consegna della somma ci sarebbe stata anche la madre di Rullo. Dal suo cellulare è poi partito un messaggio indirizzato alla fidanzata, ma i carabinieri hanno fin da subito sospettato che non fosse stato lui a scriverlo, bensì i suoi assassini. La circostanza è poi stata confermata dall'analisi dei tabulati e delle celle. Dal giorno 15 il telefono di La Rosa è poi risultato sempre spento. L'ex calciatore - hanno spiegato gli inquirenti - aveva già prestato soldi in passato anche ad altri conoscenti, anche se non a tassi d'usura.
La Rosa e il suo assassino si conoscevano da anni attraverso la compagna di La Rosa: Rullo è stato definito "un balordo" dagli investigatori, perché svolgeva attività illecite. Lavorava anche come tecnico informatico in una grande azienda che in queste settimane ha collaborato alle indagini, consentendo ai carabinieri di compiere degli accertamenti. I due presunti assassini hanno rilasciato alcune dichiarazioni la notte scorsa, in seguito al fermo, ma non hanno confessato il delitto.
L'auto, nel cui bagagliaio è stato scoperto il corpo di La Rosa nascosto in un bidone, era stata fermata ieri sulla superstrada Milano-Meda, all'altezza di Varedo, in provincia di Monza, ed era guidata dalla madre di Rullo, che ai carabinieri ha risposto: "Sto trasportando del gasolio con naturalezza e freddezza, senza tradire alcuna emozione". Secondo gli inquirenti invece la donna si stava recando da sola in un luogo di Seveso nella disponibilità del figlio dove sono stati sequestrati 24 flaconi da un litro di acido. E' stato accertato che Rullo aveva fatto delle ricerche su internet dal suo ufficio su come il boss mafioso, Giovanni Brusca, sciolse nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo nel 1996 e intendeva imitarlo.
Raffaele Rullo ha attirato a casa l'amico per poi ucciderlo tagliandogli la gola, in cantina. Assieme alla madre avrebbe poi acquistato l'acido per tentare di sciogliere il cadavere, che volevano tagliare a pezzi.
da Repubblica.it