Ferlaino: 'Napoli, una follia mandare Hamsik sotto la curva'
'Mandare Marek Hamsik sotto la curva a parlare con gli ultrà? Una pazzia, una pazzia assoluta davanti alle tv di tutto il mondo, al presidente del Senato e al capo del governo, ai massimi rappresentanti dello sport italiano: ma chi è stato quel folle che ha ordinato a un ottimo calciatore, peraltro non italiano, di parlare con un professionista del tifo?'. Così l'ex presidente del Napoli Corrado Ferlaino, intervistato dal quotidiano Il Mattino. 'Cosa avrà potuto mai dire o rispondere quel bravo ragazzo slovacco? - si chiede ancora Ferlaino -. Io, quattordici anni fa, parlai direttamente ai tifosi nello stadio di Pistoia. Sono stato presidente del Napoli per oltre trent'anni, a lungo dirigente di Lega e di Federazione, ma ho trovato un errore far suonare l'inno dopo quanto era accaduto. Non lo suonino per le partite del Napoli o a Napoli, in una città che soffre tanto. Il mio rapporto con gli ultrà? Bombe, minacce, timori per me e i miei figli: ho subito di tutto, prima e dopo gli scudetti. La magistratura accertò che era una manovra della camorra per sottrarmi il Napoli. Erano anni difficili, allora le scommesse non erano legali e il giro del totonero era nelle mani di una potente famiglia di Forcella, i Giuliano. Io tenevo quella gente lontana dal Napoli, ero durissimo. Ai calciatori, compreso Diego, proibivo i contatti con esponenti di certi ambienti, ma loro erano egualmente avvicinati: erano ospiti alle feste, ricevevano regali. Io, invece, ricevevo chiamate dalla Questura: mi dicevano di fare attenzione perché in alcune intercettazioni quei personaggi parlavano di scommesse su vittorie e sconfitte della squadra. Spesso si celavano dietro esponenti del tifo organizzato, però io con loro non trattavo: niente biglietti omaggio, niente partecipazioni a trasmissioni televisive o a feste dei club. Forse per questo cominciarono a minacciarmi. Ho resistito per molti anni. Poi sono scappato perché avevo paura. E pensare che due anni dopo avrei potuto riprendere il Napoli. Quando si candidò Gaucci, mi telefonò Carraro, allora presidente della Federcalcio, e mi chiese se volessi tornare alla guida della società. Gli dissi no, lui conosceva la mia storia e sapeva cosa avevo subito. Sarebbe poi arrivato De Laurentiis'.