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Federico Masi a 360 gradi: 'Il Bari, Mangia, Gautieri, Camporese e Babacar: vi dico tutto'
Prima vera estate di riposo per te, dopo le ultime trascorse fra Universiadi e Nazionali azzurre. Quali sono le considerazioni da fare dopo i sei mesi in prestito, svolti con continuità di impiego e rendimento alla Paganese?
"Quest'anno ho avuto la possibilità di riposarmi un po' di più. L'anno appena trascorso è stato positivo per me e i sei mesi a Pagani mi hanno permesso di trovare una continuità di rendimento che non può che farmi bene. Sono contento di aver fatto quest'esperienza in Campania e di essermi messo in luce nel campionato di Lega Pro prima divisione. Il mio obiettivo e la mia speranza ora sono quelli di dar seguito a tutto ciò e di continuare a far quello che sto facendo"
Al tuo ritorno a Bari trovi come allenatore Devis Mangia, che hai conosciuto da avversario quando quest’ultimo guidava il Varese Primavera. Che ricordi hai di quel tecnico emergente? Può essere la persona giusta per il rilancio del progetto calcistico del Bari con una nuova proprietà?
"Di Mangia ricordo la grande esuberanza e il fortissimo attaccamento alla squadra durante le partite. Quel gruppo del Varese Primavera non era facile da gestire, ma lui lo fece al meglio. Sicuramente da quando lo incontrai nelle giovanili della Fiorentina di strada ne ha fatta, e per una società che vuole rinascere come il Bari penso che sia il tecnico con il giusto mix di gioventù, carisma ed entusiasmo"
Soltanto un’estate fa il tecnico del Bari sembrava essere Carmine Gautieri, poi le improvvise dimissioni. Ha scelto bene il Livorno, con l’ex tecnico anche di Lanciano e Varese?
"Il mister Gautieri un anno fa ci lasciò tutti di stucco. Ricordo benissimo quel giorno e mi dispiacque enormemente perché è un tecnico bravo e preparato. Purtroppo a Varese i risultati non gli hanno dato ragione come a Lanciano, ma penso che a Livorno, con la possibilità di svolgere la preparazione fin dall'inizio, il mister possa far bene"
La Fiorentina, un club a cui rimani affezionato per i nove anni di militanza a Firenze, riparte anche dai giovani, con Camporese e Piccini, due compagni con cui hai vinto la coppa Italia Primavera. Se ti dovessero chiedere un consiglio, dopo l’anno in serie B, è giusto rimanere in viola o continuare un processo di crescita per piccoli passi, ancora nel campionato cadetto? "La Fiorentina, volente o nolente mi è rimasta nel cuore. E spero che possa veramente dar spazio a qualche ragazzo proveniente dal vivaio come può essere Camporese o Piccini e non limitarsi solamente alle belle parole. Nel calcio l'esperienza si crea giocando e avendo la fiducia di una società e di un allenatore alle spalle. Credo che sia giusto osare, e lo dico a livello di cultura nazionale. Spero dunque che rimangano a Firenze"
Il tecnico che ti ha fatto esordire in Champions League in una sfida contro lo Steaua Bucarest, Cesare Prandelli, ha scelto di andare ad allenare al Galatasaray. Scelta giusta a tuo avviso dopo il fallimento al Mondiale? "Sicuramente una grande opportunità per il mister Prandelli. Il fatto che questa chiamata arrivi dopo la debacle brasiliana può significare un rilancio per la sua carriera. Il fallimento del Mondiale ha sicuramente le sue motivazioni e l'ex ct ha le sue responsabilità, ma questo non vuol dire che mister Prandelli avrebbe dovuto fermarsi a piangere sul latte versato. Penso che il Mondiale sia fallito non tanto per problemi tecnici dell'Italia, ma piuttosto per problemi di spogliatoio!"
Alcune voci di mercato ti vedono accostato a club esteri quali il Leeds di proprietà di Massimo Cellino. Il calcio italiano non valorizza i giovani e quindi questi sono costretti ad emigrare all’estero? Escluderesti a priori una tua scelta di giocare lontano dall’Italia? "Purtroppo molto spesso è l'unica soluzione. In Italia si ha un concetto molto strano di giovani. Tutti ne parlano, ma nessuno li fa giocare. Si preferiscono giocatori di altre nazionalità, che magari fanno più gola solamente perché stranieri. I giovani italiani non sono finiti, così come non è finito il calcio in Italia. È finito il coraggio delle società di investire veramente su di essi. Giocare all'estero non lo escludo assolutamente. Se arrivasse una proposta che mi gradirebbe non ci penserei due volte ad accettarla"