Calciomercato.com

  • Getty Images
    Fassone: 'Newcastle come City e PSG. Agnelli aveva ragione, ma non sarà la nostra fine. Fondi Usa? Caso Milan emblematico'

    Fassone: 'Newcastle come City e PSG. Agnelli aveva ragione, ma non sarà la nostra fine. Fondi Usa? Caso Milan emblematico'

    L'ex dirigente di Milan, Inter, Juve e Napoli, Marco Fassone, ha concesso una lunga intervista a Tuttosport in cui ha analizzato il momento del calcio mondiale.

    NEWCASTLE COME CITY E PSG - "In Europa abbiamo già visto la parabola di Manchester City e Paris Saint-Germain, ovvero club che nei rispettivi campionati non vincevano da tantissimo tempo e, dopo essere stati acquisiti da proprietà-stato mediorientali molto ricche, si sono trasformati in “macchine da calcio” perfette grazie a enormi possibilità di immettere denaro. A Newcastle è successa una cosa simile, lo stupore è piuttosto sul fatto che abbiano fatto così in fretta a riportare la squadra al top. Questo perché gli arabi hanno probabilmente metabolizzato qualche “errore di gioventù” commesso da chi è arrivato prima di loro e per questo, pur immettendo molto denaro, non hanno fatto un mercato di stelle ma preso giocatori funzionali e di prospettiva".
     
    L'ARABIA - "Il disegno del paese Arabia è molto più chiaro e meno nebuloso rispetto, ad esempio, a quello cinese. Obiettivo è trasformare un paese isolato politicamente e turisticamente in una nazione “friendly” verso il mondo occidentale e ha individuato nello sport uno dei vettori per riuscirci. Detto questo, mi è stato spiegato da loro che il fatto che i quattro club siano di proprietà dello Stato è un modo per creare una sinergia utile per trasportare dall’Europa un certo numero di tecnici e calciatori con l’idea di costruire un calcio locale forte che un domani possa competere con il calcio occidentale". 
     
    COLPO TONALI - "Nei primi anni, sicuramente sì. In questo momento non hanno nessuna pressione come club dal punto di vista economico avendo un budget pressoché illimitato potendo quindi investire ciò che vogliono con l’obiettivo di portare là tutti i migliori talenti. Non però quelli arrivati, a meno che non siano di grandissimo nome come Cristiano Ronaldo, ma giocatori che per almeno 4-5 anni possano esprimersi al top. Questo progetto, nella testa del Governo non è illimitato, non sarà quindi sempre festa: il meccanismo scelto è stato giudicato come la strada più veloce per alzare il livello di competitività del loro campionato. Poi, in una seconda fase, i club dovranno avere una sostenibilità, data dall’aumento di sponsorizzazioni e diritti televisivi i cui introiti oggi sono inesistenti. Loro, a gioco lungo, vogliono imitare il nostro modello di fare calcio". 

    LA FINE DEL CALCIO? - "Mi sembra uno scenario apocalittico e sbagliato. Al contrario noi, per fortuna, abbiamo trovato un player, che è l’Arabia, che ha deciso di investire parte della sua ricchezza nel sistema calcio, immettendo tanti soldi freschi in un sistema, quello del calcio europeo, che non aveva più grandi margini di crescita, come sottolineato più volte pure da Andrea Agnelli nelle sue tante battaglie. I quindici-sedici grandi club in Europa, compresi quelli italiani, si arricchiranno grazie ai soldi arabi. E questo permetterà loro di migliorare le cose che non funzionano, ad esempio, per quanto riguarda il nostro paese, le infrastrutture. Sempre che non si rifacciano gli errori commessi quando, ai tempi, sono piovuti i soldi dai diritti tv...".
     
    FONDI USA - "I grandi fondi americani, in alcuni casi anche le grandi famiglie, si stanno affacciando con interesse al calcio europeo perché i costi delle franchigie americane, inclusa la Mls, sono altissimi. In Europa invece trovano club, anche importanti, a prezzi, rapportando i costi, estremamente favorevoli. Questo vale ancora di più in Italia dove siamo ancora indietrissimo sulle infrastrutture e quindi c’è ancor più possibilità di fare business. In tal senso, il caso Milan è emblematico".

    Altre Notizie