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    'Falletti' e pochissimo tempo effettivo, che differenza con la Champions: l'allarme di Pioli non resti inascoltato

    'Falletti' e pochissimo tempo effettivo, che differenza con la Champions: l'allarme di Pioli non resti inascoltato

    • Andrea Distaso
    Stefano Pioli è allenatore e persona tutt'altro che banale quando si tratta di parlare di calcio: che siano analisi tattiche sulla capacità del suo Milan di cambiare pelle a seconda delle circostanze o evidenziare le storture del nostro sistema arbitrale, non fa differenza. Reduce da una partita estremamente controversa e discussa come quella contro la Sampdoria, il cui signor Fabbri di Ravenna ha finito per scontentare un po' tutti, l'allenatore rossonero ha posto nuovamente l'accento su una situazione che inizia a diventare tristemente ricorrente e che dovrebbe far riflettere su quanto lo spettacolo (povero) offerto dalla nostra Serie A sia figlio anche di direzioni poco al passo coi tempi.

    NON SI GIOCA MAI - Ventidue i falli fischiati nel corso della partita, ma davvero tante e troppe, oltreché lunghe, le interruzioni concesse in una partita che soprattutto nel primo tempo ha avuto pochissimo ritmo. Venticinque minuti di tempo effettivo nonostante i tre di recupero concessi in coda alla prima frazione da Fabbri, poco di più nella ripresa quando la partita è stata prorogata addirittura di 8'. Tempi morti continui dovuti spesso a contatti che in campo internazionale vengono giudicati con un metro decisamente più permissivo e alle continue proteste dei calciatori, come ha rimarcato lo stesso Pioli. "I giocatori si adattano al metodo dell'arbitraggio. A Salisburgo i mezzi contatti non li hanno mai fischiati e i giocatori non hanno mai detto nulla. Nel derby abbiamo giocato solo 47 minuti di calcio effettivi. Se gli arbitri fischiano di meno, i giocatori si adattano. L’arbitro determina il comportamento dei giocatori, in Italia fischiamo e parliamo troppo. L’arbitro deve farsi rispettare, in Europa non danno spiegazioni, non si fermano a parlare.  Non so se la mia è una battaglia persa o ci potrà dare qualche soluzione in futuro", ha dichiarato l'allenatore del Milan. 

    CHE DIFFERENZA - La condotta dell'arbitro serbo Jovankovic ha consentito a Salisburgo e Milan nella partita di martedì scorso di dividersi equamente il possesso del pallone gestendolo per 49'31", un dato nettamente lontano da quelli ai quali siamo abituati nel nostro campionato. Il gap sempre più evidente in termini di dinamismo e agonismo che le formazioni stranieri riescono a contrapporre a quelle italiane è figlio pure della desuetudine a disputare partite nelle quali le interruzioni sono pochissime e in cui la palla si muove di continuo. I direttori di gara che hanno deciso di assecondare in pieno la richiesta di inizio stagione del designatore Rocchi ("Arbitreremo all'inglese, ndr) si contano sulle dita di una mano e cartellini gialli come quelli mostrati a Leao per la sbracciata su Ferrari si vedono soltanto da noi. Certo, il singolo episodio cattura maggiormente l'attenzione e scatena i dibattiti post-partita, ma la crisi del mondo arbitrale va decisamente più in profondità.
     

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