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    Fair Play Finanziario, la grande ambizione che è fallita – 2 Il Paris Saint Germain? È già stato graziato

    Fair Play Finanziario, la grande ambizione che è fallita – 2 Il Paris Saint Germain? È già stato graziato

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    (La prima puntata è leggibile qui https://www.calciomercato.com/news/tutto-quello-che-dovreste-sapere-sul-fair-play-finanziario-e-per-76198).

    Come farà il Paris Saint Germain per allinearsi ai parametri del Fair Play Finanziario (FPF) dell'Uefa? Duplice risposta possibile. La prima, realistica: non avrà di che preoccuparsi poiché il FPF è un malato terminale che attende solo di veder staccata la spina. La seconda, cinica: farà ciò che ha già fatto, cioè brigherà e mobiliterà tutti i mezzi possibili per scansare la sanzione più grave, cioè l'esclusione dalle competizioni europee. E se ci sarà da pagare una multa, figurarsi. Il denaro non sarà mai un problema per il PSG e per il suo ricchissimo proprietario. Piuttosto si tratta di attivare tutte le leve di potere politico-diplomatico per evitare che le regole vengano applicate nel modo più inflessibile.
    Questa seconda ipotesi ha già trovato realizzazione negli anni passati, quando il club controllato da Qatar Investment Authority  (QIA) è incappato nelle maglie del Club Financial Control Body (CFCB), l'organo Uefa incaricato di vigilare sul rispetto delle regole del FPF da parte dei club e di proporre le eventuali sanzioni. Tramite le rivelazioni fatte dall'operazione Football Leaks sappiamo quanto lavorio sia stato compiuto dietro le quinte per evitare al PSG le sanzioni più dure (https://www.spiegel.de/international/world/financial-fair-play-manchester-city-and-psg-pact-with-the-sheikhs-a-1236414.html). E quanta compiacenza vi sia stata da parte di ben due compagini di governo Uefa verso il club presieduto da Nasser Al-Khelaïfi.
     
    IL SETTLEMENT AGREEMENT DEL 2014 – Nelle maglie del FPF il PSG ci è finito quasi subito. Già nel 2014 il club controllato dal fondo sovrano del Qatar ha dovuto raggiungere con l'Uefa un settlement agreement (SA), cioè un accordo della durata triennale che consiste in un monitoraggio da parte dell'Uefa affinché il club si rimetta in linea coi parametri del FPF. Datato 16 maggio 2014, il SA stabilisce per il PSG una multa da 60 milioni di euro. Denaro trattenuto dai premi Uefa derivanti dalla partecipazione alle competizioni europee per club e che comunque per 2/3 (40 milioni di https://editorial.uefa.com/resources/0258-0e2dedb6bf65-df535c83724f-1000/paris_saint-germain_-_settlement_agreement_-_may_2014.pdf) può essere restituito al PSG in caso di buona condotta durante il triennio trascorso sotto osservazione (dal 2014-15 al 2016-17). Inoltre, per lo stesso periodo, viene imposta la riduzione da 25 a 21 del numero di calciatori iscrivibili alla Lista A per la partecipazione alle competizioni europee.

    Fra i punti sui quali il documento ufficiale lungo 2 pagine si sofferma c'è quello che riguarda il contratto di sponsorizzazione con la Qatar Tourism Authority (QTA). Di esso si dice che è stato “accuratamente valutato” e che gli è stato conferito un fair value “significativamente inferiore a quello dichiarato dal club”.
    Già, l'equo valore. Quella misura inafferrabile che si pretende di indicare come parametro per giudicare le sponsorizzazioni ai club, specie se elargite da “parti correlate”, evitando che quelle sponsorizzazioni siano versamenti a fondo perduto mascherati. Eppure, al di là della difficoltà nel circoscrivere l'equo valore, il caso della sponsorizzazione garantita da QTA al PSG è oggettivamente “unfair”.

    Come riferisce il lungo articolo pubblicato a novembre 2018 da Mediapart (purtroppo accessibile soltanto agli abbonati https://www.mediapart.fr/journal/international/021118/dopage-financier-platini-et-infantino-ont-couvert-la-fraude-du-psg?onglet=full), si tratta di 1,075 miliardi di euro per cinque stagioni, che significa 215 milioni di euro all'anno. Cifre lunari, se si pensa che un top club europeo come il Bayern Monaco gode in quel periodo di una sponsorizzazione da 29 milioni di euro annui garantita da Deutsche Telekom. Due agenzie specializzate, Octagon e Repucom, valutano il ritorno pubblicitario che per QTA viene garantito dal patrocinio al PSG. Octagon parla di un impatto 1750 volte inferiore alla somma investita. Dal canto suo Repucom la fa molto meno drammatica e parla di un impatto inferiore per “soltanto” 77 volte.

    Ma c'è soprattutto che quel fiume di denaro è elargito in cambio di prestazioni pressoché inesistenti. Come gli stessi dirigenti di QTA hanno modo di lamentare, secondo quanto riferisce Mediapart che ha potuto consultare documenti riservati. Ma infine la ragion di stato (formula quanto mai opportuna) fa recedere l'autorità nazionale turistica qatariota dall'intenzione di impugnare il contratto di patrocinio al PSG. Rimangono però le vaste perplessità mostrate dalla Camera Investigativa del CFCB Uefa. Per i cui inquirenti quel contratto di sponsorizzazione continua a essere una presa in giro, allo stesso modo in cui lo sono le altre sponsorizzazioni giunte in soccorso dall'emirato per ammortizzare il ridimensionamento dei versamenti di QTA al PSG concordati con l'Uefa.
     
    Da Infantino a Ćeferin, quanti amici – L'articolo di Mediapart presenta saldi finanziari impressionanti, relativi a un periodo che giunge fino a novembre 2018. Risulta che dal 2011 fino a quel momento il fondo sovrano del Qatar (QIA) ha iniettato nel PSG 1,8 miliardi di euro, di cui 1,35 miliardi provenienti da sponsorizzazioni estremamente generose o interventi di ripianamento da parte dell'azionista di riferimento (cioè uno stato sovrano). Inoltre, nello stesso periodo il PSG ha sommato ricavi per 3,2 miliardi di euro, di cui un terzo proviene da sponsorizzazioni qatariote.

    Una situazione totalmente anomala, certamente al di fuori delle regole di libero mercato e equa concorrenza. Che una situazione del genere vada in rotta di collisione con le regole del FPF è scontato. Meno scontato è l'atteggiamento morbido usato dall'Uefa, che fra le altre cose porta alle dimissioni del capo della Camera Investigativa del CFCB. Si tratta di Brian Quinn, scozzese, ex presidente del Celtic. Egli rifiuta di firmare il testo del SA concordato fra PSG e Uefa al termine di una estenuante trattativa che ha vede molto impegnato l'allora segretario generale della confederazione europea, Gianni infantino. Al posto di Quinn firmerà il suo vice, l'italiano Umberto Lago.

    I documenti visionati da European Investigative Collaborations (EIC), il consorzio di testate capitanato dal settimanale tedesco Der Spiegel che gestisce le rivelazioni di Football Leaks, parlano di un ruolo un po' troppo interventista da parte del futuro presidente della Fifa. Né le cose cambieranno col passaggio di poteri che porta l'avvocato sloveno Aleksander Ćeferin a capo della confederazione calcistica europea nel 2016. Tanto più che nel frattempo, durante il triennio fissato dal SA come periodo di osservazione, la situazione delle sponsorizzazioni per il PSG non cambia granché.

    Il denaro continua a pervenire da grandi aziende qatariote sottoposte a controllo statale. Dunque si è punto e a capo, col nuovo presidente Uefa che si ritrova investito della vicenda. Nel 2018 viene negoziato un accordo che porta a svalutare ulteriormente il valore della sponsorizzazione di QTA e impone al PSG di vendere calciatori per 60 milioni di euro entro giugno. Ma infine il club parigino si ritrova definitivamente sollevato dalle accuse. Libero di tornare a operare. Ciò che provoca dispetto in José Narciso da Cunha Rodrigues, presidente della Camera Giudicante del CFCB, così come in molti componenti della Camera Investigativa. Ormai è andata, sulla base di un accordo politico che coinvolge l'Uefa ai massimi livelli. E sulla scorta di tale precedente, cosa volete abbia da temere oggi il PSG dal Fair Play Finanziario?
    (2. continua)
     

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