'‘In un momento così difficile per l'Italia, pochi solidarizzano con il signor Eto'o, e dico un nome a caso, che invece di prendere 900mila euro netti il mese, rischia di prenderne 830...'. Il sarcasmo è del sottosegretario all'economia Gentile, le cifre sono quelle guadagnate da un 'top-player' del campionato italiano. E il camerunese Eto'o, con i suoi 8 milioni netti a stagione, non è neanche il più pagato della massima serie calcistica. In testa c'è, manco a dirlo, Zlatan Ibrahimovic, con 9 milioni netti. Sono le due società milanesi, Inter e Milan, a detenere tutti i record in fatto di monte-ingaggi, seguite dalla Juventus. Le altre viaggiano tutte a livelli più bassi, ma è comunque difficile trovare tra i calciatori stipendi sotto il milione di euro, a meno che non si parli del terzo portiere che il campo 'non lo vede mai', oppure di un giovane aggregato alla prima squadra.

Così quattro milioni nel Milan li guadagnano Robinho e Seedorf, 3,5 Gattuso, 4,5 Flamini e Nesta. Nell'Inter 4,5 il portiere Julio Cesar come Milito, 4 Cambiasso, poco meno Maicon e Samuel. Due milioni netti se li intasca Muntari, l'anno scorso ben poco impegnato, un milione Rivas e Santon. Nella Juventus il portiere Buffon, che si arrabbiò molto con Calderoli quando il ministro propose ai nazionali di rinunciare ai premi per le partite del Mondiale 2010 in Sudafrica, porta a casa 6 milioni, 4,2 Amauri, 3,5 Chiellini. La società più virtuosa nel fair-play finanziario inutilmente invocato dalla Uefa e da Platini è la Fiorentina. Una società di fascia medio-alta che al massimo sborsa due milioni a Gilardino. Gli altri stanno tutti sotto.

E che dire del Parma, dove secondo le cifre conosciute nessuno supera il milione! Anche il Napoli in questo si distingue: il top-player è Cavani con il suo 1,8 annuo. Poco più sotto troviamo giocatori come Lavezzi e Hamsik. E che dire delle due bandiere del calcio italiano, Totti e Del Piero, rispettivamente Roma e Juventus? Totti guadagna 4,9 milioni, mentre Del Piero 4. Il tutto al netto non solo delle tasse, ma anche dei diritti di immagine (pubblicità, campagne di testimonial, etc...) che sono a parte.

(Il Tirreno)