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Fagioli, il terapeuta: "Finita la pena, non la cura. Spalletti un educatore, lui come Paolo Rossi al Mondiale '82"
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CAMBIATO - "Ora è molto più sereno e rilassato, lo vedo da come si pone, da come sorride- Risollevarsi da ciò che ha vissuto comporta un enorme cambiamento".
PAZIENZA - "Ha avuto la possibilità di esercitarsi in un aspetto fondamentale per i ragazzi della sua età, cioè differire la gratificazione, saper aspettare. Una persona che gioca d’azzardo in pochi secondi passa dal pensiero fugace alla sua concretizzazione. Stare a lungo senza partite e raccontare la propria storia ha rappresentato invece un grande esercizio di pazienza".
COME ROSSI AL MONDIALE '82 - "Da subito ho pensato al precedente di Paolo Rossi al Mondiale dell’82. Abbiamo cominciato a parlarne come una possibilità, non come un’ossessione. Spesso gli chiedevano quale fosse il suo obiettivo per il rientro e lui indicava il finale di campionato. Gli dicevo: “Ma chissà, magari si apre una finestrina anche per la Nazionale". Spalletti mi è sempre sembrato un educatore, oltre che un allenatore. Sa che con ragazzi molto giovani c’è anche una morale da perseguire".
LA CONVOCAZIONE - "Trovare un equivalente altrettanto emozionale è difficile, ma è importante riscoprire passioni sopite"
PIACENZA E LA FAMIGLIA - "Non è stato facile, lì abitano anche persone con cui ha messo in atto la propria dipendenza. Però ha imparato a riassaporare la dolcezza degli affetti. Rivedere una madre non sarà emozionante come segnare un gol, ma sicuramente è più rassicurante".
FINITA LA PENA, NON LA CURA - "Sa bene che la Figc ha stabilito la durata della sua pena, non della cura. Il ritorno alle partite ci costringerà a qualche slalom in più, ma il fatto che ci siano è soltanto un bene".