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  • Facile prendersela con Pioli: al Milan manca un dirigente che conosca il calcio

    Facile prendersela con Pioli: al Milan manca un dirigente che conosca il calcio

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Non siamo ancora arrivati a metà stagione, ma è già tempo di bilanci, o addirittura di processi, per il Milan. Tutta colpa dell’ultima sconfitta in casa contro il Borussia Dortmund, la classica goccia che ha riempito un vaso già colmo di infortuni e delusioni per le difficoltà in campionato e in Champions League. Come sempre accade quando non arrivano i risultati, il primo responsabile nel mirino dei tifosi è l’allenatore, per cui non ci meravigliamo che Pioli sia considerato a fine ciclo, o peggio da esonerare al più presto se il Milan non riuscirà a fermare la sua pericolosa retromarcia. Sicuramente il tecnico rossonero può avere sbagliato qualche scelta, come qualsiasi altro suo collega, da Allegri a Inzaghi, ma un conto è avere commesso errori di valutazione sui giocatori a disposizione, su quelli acquistati e naturalmente anche sullo staff che si occupa della preparazione atletica e del recupero degli infortunati, e un altro è quello di pensare che mandando via lui tutto si risolverebbe.

    Come insegna la gloriosa storia del Milan di Berlusconi e Galliani, prima dell’allenatore e dei giocatori viene la società, perché i tifosi rossoneri hanno festeggiato le Champions vinte non soltanto con Sacchi, ma anche con Capello e Ancelotti, e gli scudetti conquistati con Zaccheroni e Allegri. E non a caso quando la società si è allontanata dalla squadra, per il progressivo distacco da Berlusconi, il Milan è scivolato sempre più in basso. Per fortuna, poi, sono arrivati il fondo Elliott e RedBird che hanno riportato il club rossonero ai vertici del calcio italiano, con lo scudetto del 2022, a un passo dai vertici di quello europeo con la semifinale di Champions della stagione scorsa.

    Nel calcio, però, non si vive di rendita e proprio nel momento più bello, quando tutti i tifosi rossoneri si aspettavano il definitivo salto di qualità, la società è mancata. Esonerati Maldini e Massara, responsabili di avere sprecato i 50 milioni a disposizione per la penultima campagna acquisti, i loro successori sono riusciti a fare peggio. Come abbiamo scritto con il più difficile “senno di prima” su questo sito, il 20 luglio scorso, Furlani e Moncada non hanno preso un attaccante vero che potesse alternarsi con il trentasettenne Giroud. Il risultato, ora sotto gli occhi di tutti, è stato una campagna acquisti che ha offerto più fumo che arrosto, con tanti centrocampisti, senza nuovi attaccanti e difensori di sicuro affidamento, bruciando più del doppio dei soldi spesi da Maldini e Massara.

    E’ vero che il bilancio del Milan è tornato in attivo, ma il Milan non è l’Atalanta o l’Udinese che si possono accontentare di partecipare. Il Milan deve giocare per vincere lo scudetto, andando oltre il quarto posto di cui parla sempre il presidente Scaroni, e deve puntare a vincere anche la Champions. Per essere davvero competitivo, la competenza economica di chi lo amministra deve essere però accompagnata dalla competenza tecnica, nella scelta dei giocatori e prima ancora nelle scelta dei dirigenti. Mister Cardinale, quindi, invece di preoccuparsi del nuovo ruolo di Ibrahimovic o della possibile sostituzione di Pioli, dovrebbe pensare a come riorganizzare la società, inserendo un dirigente che conosca il calcio e non soltanto il mondo della finanza. Questa è la figura che è mancata, prima nella campagna acquisti e poi nel corso della stagione, specialmente nei momenti difficili. Non basta, infatti, andare a Milanello a parlare con Pioli e soprattutto con i giocatori dopo le sconfitte se non si conoscono i meccanismi di questo mondo, come non basta fare passerella San Siro se poi nemmeno né Furlani né Moncada vanno al seguito della squadra a Lecce, perché è più importante partecipare alle iniziative a Dubai per diffondere il marchio Milan nel mondo arabo. Senza competenza calcistica, possono quadrare i conti nei bilanci ma non in campo. E senza risultati poi salta anche il banco in Champions, con tanti saluti al business. Ecco perché non basta prendersela con Pioli, se non si capisce che i problemi nascono da lontano, cioè dagli Stati Uniti.

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