Fabregas rischia di rovinare il Como di Longo
C'è qualcosa di estremamente volgare, prima ancora di ingiusto e, forse, di controproducente, nella decisione del Como di esonerare l'allenatore Moreno Longo, reduce dal successo di Ascoli e in piena zona playoff di serie B, per sostituirlo con Cesc Fabregas, 36 anni, allenatore della Primavera della squadra lariana. Ovviamente non esistono motivazioni logiche e men che mai credibili per un avvicendamento del genere, ma i fratelli Bambang Hartono e Robert Rudi Hartono, proprietari indonesiani del club, con un patrimonio stimato di 45 miliardi di dollari, se ne fregano di tutto. Del calcio e delle sue regole (Fabregas non è abilitato per guidare una squadra di serie B se non come secondo allenatore), dei dirigenti Dennis Wise e Carlo Ludi che hanno realizzato il progetto e lo sovrintendono, dei giocatori e dei tifosi sconcertati che hanno manifestato vicinanza a Longo.
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Chi ha buona memoria, e una certa conoscenza delle squadre di serie B, non avrà dimenticato che l'approdo di Fabregas, come calciatore ormai a fine carriera, avvenne l'anno passato. In quell'occasione, e non certo tra le righe, lo spagnolo venne presentato anche come azionista. Ovvio che dei soldi di Fabregas, gli Hartono non hanno bisogno. Tuttavia che il suo nome servisse a sviluppare marketing e comunicazione era comprensibile a tutti. Nulla da eccepire (a parte per le quote di azionista sulle quali ci sarebbe molto da dire), se non fosse che ora Fabregas, inesperto e velleitario, rischierà di rovinare il prodotto gestito da Longo. E' tristemente vero che chi mette i soldi può permettersi (quasi) tutto, finanche l'autolesionismo, ma qui siamo oltre ogni immaginazione. Un'autentica violenza alla ragione.