Ezio Vendrame: donnaiolo, poeta, ribelle e… ah sì, anche calciatore!
Sulla tomba di Pier Paolo Pasolini.
Perché, racconta il nostro uomo, “Pier Paolo e’ ancora la persona più viva che c’è da queste parti”.
C’è un uomo che da calciatore per ribellarsi ad una partita “combinata” fra la sua squadra e quella avversaria si fa tutto il campo al contrario, con la palla al piede, fino ad un metro dalla propria linea di porta fingendo di calciare in rete. Uno spettatore presente sulle tribune, a quel gesto, morirà d’infarto.
“Beh, se è debole di cuore non deve venire quando gioco io a calcio” sarà il commento del nostro uomo.
C’è un uomo che sempre mentre fa il calciatore si accorge che in tribuna c’è una persona a lui molto cara. Allora prende il pallone in mano, ferma il gioco e lo va a salutare.
L’uomo in tribuna è un poeta, si chiama Piero Ciampi da Livorno.
C’è un uomo che ancora oggi si diverte ad allenare i ragazzini di un paese vicino al suo ma che però, ogni anno che passa, dice che sempre di più sogna di “allenare una squadra di orfani” visto quanto è diventato difficile sopportare i genitori dei suoi ragazzi. C’è un uomo che ha sempre vissuto la vita che voleva vivere, in barba alle convenzioni, all’Italia bigotta in cui è cresciuto, agli allenatori che lo volevano imbrigliare e ai mariti che ha fatto disperare per le tante donne che ha amato.
Quest’uomo si chiama EZIO VENDRAME. (prima calciatore e adesso poeta)
Ezio Vendrame nasce a Casarsa della Delizia, in Friuli, il 21 novembre del 1947.
Quando ha solo 5 anni i suoi genitori si separano.
Nessuno dei due ha le possibilità economiche per farsi carico del piccolo Ezio.
Viene mandato in un orfanotrofio. Anche se lui, i genitori, ce li ha tutti e due.
Sono anni terribili per Ezio e per tutti i bambini “ospiti” di quella struttura.
La disciplina dei preti che gestiscono l’orfanotrofio diventa spesso violenza o sadismo puro.
I più pestiferi vengono portati in giro con un guinzaglio, come i cani.
Non ci si può stupire se Ezio crescerà ateo e per tutta la vita sarà totalmente refrattario a regole, imposizioni e vincoli.
Per fortuna in adolescenza arrivano due autentiche ancore di salvezza che gli permetteranno, almeno in parte, di andare oltre gli anni dell’abbandono e della mancanza totale di amore. Sono il calcio e le ragazze.
E non esattamente in quest’ordine.
A calcio Ezio scopre di essere bravo.
Molto bravo.
Dribbling, controllo di palla, visione di gioco e soprattutto una creatività ed una fantasia davvero rare con quella capacità di “inventare” la giocata dal nulla.
Qualità che ben presto attirano le attenzioni dell’Udinese.
Ezio scopre anche di avere una grande passione (e altrettanto talento !) nel sedurre rappresentanti di età varia dell’altro sesso.
“Ho portato a letto centinaia di donne ! ma giuro … le ho AMATE tutte quante. Non ho mai fatto l’amore senza sentimento” dirà sempre e con profonda convinzione lo stesso Vendrame. L’Udinese lo inserisce nel suo settore giovanile ma … Ezio Vendrame è GIA’ Ezio Vendrame.
I diktat proprio non riesce a reggerli.
L’Udinese, senza troppi rimpianti, lo cede alla Spal.
Il suo rapporto con il Presidente Paolo Mazza non decolla.
Alla Spal il ricordo più intenso per Ezio non è legato al calcio.
Ma a “quell’altra” passione.
Ezio si innamora perdutamente di Roberta, una delle ragazze che facevano parte del “premio partita” ai giocatori in caso di vittoria.
Per lei salta gli allenamenti, fingendosi ammalato o con continui non meglio specificati “guai muscolari” … che spariscono miracolosamente in compagnia della sua “Regina”, come la chiamava Ezio. Ovviamente il giochino non può durare a lungo e la cosa, una volta scoperta, non riempie esattamente di gioia il Presidente Mazza e i dirigenti estensi.
Vendrame inizia a girovagare per le divisioni inferiori fino alla estate del 1971 quando arriva per lui la chiamata del Lanerossi Vicenza, squadra della massima serie.
Qui Ezio trova squadra e ambiente ideale.
Dentro e fuori dal campo.
Capelli lunghi, look da hippy scanzonato e ribelle.
Inizia la stagione in panchina ma quando gioca mostra appieno tutte le sue qualità.
Viene lasciato libero di creare, di muoversi con un certa libertà tra il centrocampo centrale e le fasce. Per un “anarchico” come lui non è solo la condizione ideale … è semplicemente l’unica possibile.
A Vicenza diventa ben presto un idolo.
Dei tifosi che affollano il Menti e delle signore vicentine vogliose di una “scossa” in quella sonnolenta provincia veneta.
In alcune partite Vendrame è assolutamente inarrivabile.
A Vicenza si parlerà per anni della sua performance contro l’Inter a San Siro nel 1972.
Invernizzi, l’allenatore dei nerazzurri, gli cambierà per ben tre volte la marcatura.
L’ultimo a provarci sarà il grande Giacinto Facchetti … senza risultato alcuno. Contro Vendrame, quel giorno, rimedia una “bambola” epica.
“La notte precedente la partita la passai in compagnia di una “passeggiatrice brasiliana”.
Portò fortuna e da allora divenne quasi un rito ! Niente mi rilassava di più il giorno prima di una partita …” ricorda divertito Vendrame.
I ricordi “vietati ai minori” di Ezio sono infiniti.
“Nel 1973 andammo a giocare in Inghilterra per il Torneo Anglo-Italiano. Quando tornai da Londra avevo una valigia piena di articoli di un sexy-shop dove avevo speso una fortuna ! Per le signore vicentine che frequentavo all’epoca divenni ancora più popolare e richiesto !” … e alla faccia dell’Italia perbenista, ipocrita e bigotta dell’epoca …
Le tre stagioni al Lanerossi Vicenza sono da incorniciare.
A tal punto che nell’estate del 1974 mezza Serie A è sulle tracce di quel “capellone con i piedi di velluto”.
A volerlo più di tutti è Luis Vinicio, l’allenatore brasiliano del Napoli, che vincerà in extremis la concorrenza dell’Inter.
Sembra l’occasione per la consacrazione definitiva per Vendrame.
Le cose però andranno assai diversamente.
Fin dall’inizio.
Da quando cioè Vendrame va a trattare il suo contratto con il Direttore Generale dei partenopei Francesco Janich, l’ex difensore tra le altre di Lazio e Bologna. Vendrame è determinato a sfruttare al massimo l’occasione.
“Adesso lo frego“ pensa Ezio poco prima di sedersi al tavolo delle trattative.
Chiede 20 milioni di lire a stagione.
Esattamente il doppio di quanto percepiva al Vicenza.
Janich accetta senza battere ciglio.
Il contratto viene firmato.
Vendrame è raggiante.
Lo sarà ancora per un paio di giorni.
Fino a quando scopre che il giovane Ferradini, neo-acquisto dall’Atalanta, con una sola presenza in serie A nel curriculum di milioni ne guadagna 60 … ed è il meno pagato del resto della rosa !
Sul campo le cose vanno, se possibile, ancora peggio. Il suo rapporto con Vinicio non decolla, anzi.
Bastano tre partite all’allenatore brasiliano per capire che Vendrame non è quello che si aspettava e che come calciatore non fa al caso suo.
Ezio passerà il resto della stagione tra panchina e tribuna … potendosi così dedicare alla sua attività preferita in assoluto per la gioia sua e di diverse signore napoletane.
… qualcuna di loro sedotta perfino nei bagni dello stadio San Paolo …
Finita la negativa (calcisticamente parlando !) esperienza napoletana Vendrame viene acquistato dal Padova, in serie C. Pare impossibile che a neppure 28 anni non ci sia nessuna squadra di categoria superiore disposta ad investire su di lui.
Ma allora come oggi quando ti appiccicano una etichetta addosso è dura far cambiare idea agli “addetti ai lavori”.
A Padova, in un campionato per lui davvero troppo facile, gioca ad altissimi livelli e inizia anche a fare qualche gol, una delle sue lacune principali fino a quel momento.
La società però non naviga nell’oro, anzi.
I premi partita sono quelli minimi stabiliti dalla Federazione: 22.000 lire al punto.
In una delle ultime partite della stagione arriva all’Appiani di Padova l’Udinese, in lotta per la promozione in Serie B. I dirigenti friulani offrono a Vendrame 7 milioni di lire per starsene buono buono per tutti i novanta minuti.
Innocuo lui, innocuo il Padova pensano i dirigenti bianconeri.
Vendrame accetta
“Ho fatto pena in tante di quelle partite ! E tutte senza che nessuno mi desse una lira … per una partita di merda in più cosa cambia ?” è il ragionamento di Vendrame prima del match.
Poi però succede qualcosa.
L’Appiani è pieno di tifosi friulani che hanno seguito la squadra nella trasferta in Veneto e non trovano niente di meglio che fischiare, insultare e inveire contro il loro conterraneo che gioca quel giorno con il “nemico”. Si rivela la scelta peggiore che potessero fare.
Vendrame s’incazza.
S’incazza di brutto.
E decide di “giocare” sul serio.
Finirà 3 a 2 per il Padova, Vendrame segnerà una doppietta.
Del suo secondo gol si parlerà per anni a Padova.
C’è un calcio d’angolo per i padroni di casa.
Vendrame si appresta a calciarlo.
Prima però si soffia il naso con la bandierina del corner (“che schifo quei giocatori che si soffiano il naso a mani nude in campo !”) e poi “dichiara” rivolto verso la tribuna che dal calcio d’angolo metterà la palla in rete. Detto fatto.
Vittoria del Padova e per l’Udinese niente promozione in Serie B.
“Quel giorno nelle mie tasche finirono 44.000 lire invece di 7 milioni … ma vuoi mettere la soddisfazione ???” è ancora oggi il divertito commento di Ezio.
Vendrame dopo le due stagioni al Padova continuerà a giocare calcando però i campi delle Serie minori fino al 1981.
“Perché a me piaceva da matti giocare al calcio. Quello che non mi piaceva era fare il calciatore” sarà una delle sue frasi simbolo.
Proverà a fare anche l’allenatore ma soprattutto farà quello che più di ogni altra cosa Ezio ama fare: vivere. Vivere la vita appieno con le sue passioni.
La sua chitarra e la sua armonica a bocca, i suoi libri da leggere e le poesie da scrivere, il suo buon vino da bere e le serate con gli amici nelle trattorie dalle sue parti.
Ezio vive in una piccola casa in affitto (“di avere qualcosa in proprietà non me frega proprio niente !”) e va ancora ad allenare i ragazzi della Sanvitese con la sua Volkswagen Golf scassata.
Per lui, “il George Best del Tagliamento” la vita è perfetta così.
ANEDDOTI E CURIOSITA’
“Odio le feste visceralmente. Il 23 dicembre mi chiudo in casa a scrivere le mie poesie e a suonare la chitarra. Riemergo dopo l’Epifania. Il peso delle feste per me è insopportabile.” racconta Vendrame.
Nel 1969 va in prestito al Siena. Lo allena un “pazzo”: Volturno Diotallevi.
I suoi allenamenti sono massacranti, folli tanta è la durezza. Diotallevi è sempre in prima fila a dare l’esempio, ultimo a cedere, molto dopo ragazzi di 25 anni più giovani di lui.
Non pago, quando alla sera i calciatori rientrano in albero esausti li obbliga a tenere aperte le proprie stanze per assistere alle sue performance di corse su e giù per le scale …
Sempre nel 1969, in uno degli inverni più freddi che si ricordino, Vendrame decide di comprarsi un cappotto “come si deve”. Costo 70.000 lire. (lo stipendio medio degli italiani ai tempi era intorno alle 120.000 lire al mese). Mentre cammina per Siena vede uno zingarello chiedere la carità. Ezio non ci pensa un secondo. Il cappotto diventa del piccolo Rom. “Aveva più freddo di me” fu il commento di Vendrame.
L’incontro con il grande poeta e cantautore livornese Piero Ciampi fu, a detta di Ezio, quello che cambiò completamente la sua prospettiva di vita. Tra i due nacque un legame di amicizia fortissimo e una lunga frequentazione scrivendo poesie, suonando e componendo insieme … sempre con solenni bevute a fare da contorno !
Proprio legato a Ciampi c’è uno dei più grandi rimpianti di Vendrame.
“L’ultima volta che lo vidi litigammo furiosamente. Lui non voleva smettere di bere e pretendeva che rimanessi alzato con lui fino all’alba inoltrata. Purtroppo l’alcol era ormai per Piero fuori controllo … ma rimane pur sempre la persona migliore che io abbia mai incontrato”.
Un altro (piccolo) rimpianto di Ezio è quello di aver fatto il tunnel al suo idolo assoluto nel calcio: Gianni Rivera. “Fu un gesto istintivo. Mi venne incontro e aveva la gambe aperte. Subito dopo mi scusai con lui … anche se quando apri troppo le gambe qualche rischio lo corri sempre !”
Non può mancare il doping nei racconti di Vendrame.
“Siamo nel 1973. Andiamo a giocare a Roma. Avevamo bisogno disperato di almeno un punto per sperare di salvarci. Poche ore prima della partita il medico dà a tutti noi una piccola pasticca. Ce la mise in bocca con un grande rituale, uno ad uno, come fosse uno di quei maledetti preti con un’ostia. In campo stavamo in piedi per miracolo. Eravamo debolissimi, quasi assonnati.
Per fortuna la Roma sembrava nelle nostre identiche condizioni e la partita finì con un orribile 0 a 0.
Rientrammo in albergo, mangiammo e poi andammo nelle nostre camere.
Alle prime ore del mattino ci ritrovammo nei corridoi, agitati e con una voglia matta di correre e saltare.
La “bomba” era scoppiata … anche se quasi 10 ore dopo !”
Vendrame sa insegnare calcio, i suoi ragazzi lo adorano (Ezio per tutti, non “Mister”) e vincono anche spesso.
Anche se il suo stile di allenatore delle giovanili poco “ortodosso” gli ha creato negli anni non pochi problemi. A tal punto che un genitore dei ragazzi della Sanvitese si presentò un giorno dal Presidente della società friulana con in mano un assegno in bianco. “Presidente, metta lei la cifra. Basta che quel matto se ne vada ad allenare da qualche altra parte”.
Per adesso Vendrame è ancora al suo posto.
Certo che non c’è poi troppo da stupirsi se qualche genitore un pochino meno “aperto” rimanga un po’ spiazzato dal discorso di “presentazione” di Ezio Vendrame alle nuove “nidiate” di ragazzi.
“Ragazzi miei, la prima cosa che dovete fare è buttare nel cesso le vostre Playstation e rinchiudetevi in quel cesso con un bel giornaletto di quelli giusti. Quando uscite innamoratevi appena potete di una bella figliola. Perché il sesso fai da te è bello, ma quello con una coetanea è molto meglio !”
Questo, signore e signori, è EZIO VENDRAME.