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Ex Inter, Guarin choc: "Sono alcolizzato da anni, ho paura di morire. Grazie a Zanetti e Cordoba per l'aiuto"
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"Le mie paure? Sono due: la morte e il carcere. Ho una frase tatuata, l'ho scritta io stesso: 'Ho paura della morte e del carcere' e, senza saperlo, vivevo in un carcere condannato a morte. Volete sapere se sono stato vicino alla morte o al carcere? Sì, la verità è che in quel cammino oscuro che stavo facendo ero vicino alla morte perché non avevo rispetto, non avevo limiti, non avevo coraggio e mi lasciavo portare ogni giorno più in là in quel buco. Ho bussato alle porte dell'inferno. So di cosa si tratta e non voglio mai più tornare a quella vita. Non è molto bella l'oscurità e l'inquietudine con cui convivevo. Non capivo quello che rischiavo quando ero ubriaco. Sono stati momenti molto dolorosi e la prigione la stavo già vivendo. Il giorno in cui è successo quello che è successo con i miei genitori, i poliziotti non mi hanno portato in prigione: sono stati gentili, tranquilli, mi hanno messo in macchina, ma non mi hanno mai ammanettato né maltrattato. Sono stati coscienziosi e professionali. Si sono comportati in modo molto umano con me, anche se ero aggressivo".
"Ho perso tanti amici, ma altri sono rimasti al mio fianco. Ora so chi sono i miei amici veri, quelli che vogliono vedermi stare bene. Mi sono stati accanto Falcao, James Rodriguez, Juan Fernando Quintero, Ospina, Cuadrado, Zanetti, Córdoba e altri che erano lì in quei momenti bui. Erano disponibili ad aiutarmi. Altri, senza dire una parola, se ne sono andati. Non erano amici".