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Ex giudice Bellomo assolto: ma il dress code non è reato?
Bellomo imponeva alle corsiste un vero e proprio contratto, in cui veniva delineato un outfit specifico per le studentesse, il quale mutava a seconda degli eventi: classico per eventi burocratici, intermedio per corsi e convegni e estremo per eventi mondani. Inoltre si faceva menzione della: “fedeltà nei confronti del direttore scientifico, l’obbligo di segretezza sul contenuto delle comunicazioni intercorse, un potere di vigilanza e un potere disciplinare alla società in caso di violazione dei doveri, sanzionata con la censura, la sospensione, la retrocessione e la decadenza, prevedendo la revoca della borsa di studio in caso di inosservanza dei doveri e l’irrinunciabilità della stessa una volta iniziata l'attività”.
Il dress code veniva descritto chiaramente nel contratto citato in precedenza: per l’outfit estremo si parla di gonna molto corta (1/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + maglioncino o maglina, oppure vestito di analoga lunghezza; quello intermedio vede gonna corta (da 1/3 a ½ della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida + camicetta, oppure vestito morbido di analoga lunghezza, anche senza maniche, mentre l’outfit classico comprende gonna sopra il ginocchio (da ½ a 2/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio) diritta + camicetta, oppure tailleur, oppure pantaloni aderenti + maglia scollata.
Per il gup di Bergamo, chiamato a decidere su tre dei quattro casi di stalking e violenza privata però “il fatto non sussiste”, permettendo a Bellomo di incasellare la sua terza assoluzione dopo Piacenza e Milano.
Avrà fatto la sua parte anche l’avvocatessa Samantha Mendicino, ex corsista di Bellomo chiamata come teste della difesa: “A me ha cambiato la vita seguire quel corso, perché insegna a ragionare. Molti erano infatuati di Bellomo, in particolare le ragazze.” A sostegno della sua tesi ha menzionato anche una delle accusatrici dell’ex giudice, di cui non faremo qui il nome: “La mia stessa amica aveva un’infatuazione intellettuale per lui.”
A rincarare la dose ci ha pensato l’avvocatessa Valentina Noce, la quale ha citato una conversazione avvenuta tra lei e una delle accusatrici del direttore di Diritto e Scienza: “Lei non mi disse di avere una relazione sentimentale con Bellomo ma si vedeva che era affascinata. Una volta mi disse: lui fa per me, lo seguirò per sempre”.