Evra parla male della Premier ora che non se la può più permettere
Leicester. Possiamo tranquillamente insultare l’intelligenza umana e chiamarla moviola in campo, illudendoci che sia un bello strumento tecnologico per rendere il gioco più giusto che le persone rispettabili e progressiste dovrebbero sostenere, oppure possiamo trattarci da adulti e trovare sinonimi più appropriati: marketing, spazio commerciale, marchetta, buffet all’aperitivo. Comunque la si usi, la moviola in campo approvata dal board della Fifa avrà l’effetto di spezzettare il gioco, di creare spazi sportivi morti che senza dubbio saranno riempiti da spazi pubblicitari vivissimi, tanto per umiliare ancora di più una delle caratteristiche più belle del gioco, la continuità. Poi, ovviamente, c’è anche una seconda caratteristica che svapora, l’imperfezione. Il calcio è sport di velocità e di gioco d’insieme, non è fatto di moduli replicabili, implica libertà di movimento e contatto fisico, è appena normale che le valutazioni degli arbitri siano imperfette. E’ sempre stato così, a tal punto che l’insulto all’arbitro, il vittimismo per la percezione di torti subiti come orientamento dell’anima, i cori intorno ai modi in cui il guardalinee dovrebbe utilizzare la bandierina per meglio capirne la funzione sono diventati parte del gioco. Vogliono toglierci anche il piacere di litigare con il collega il lunedì mattina per quel gol altrui che era chiaramente in fuorigioco, mentre il nostro era ovviamente passivo, ma non conosci il regolamento? E’ il classico caso in cui il progresso è in realtà un ritorno al primitivo. In compenso, nel frattempo saremo ferratissimi sul nuovo rasoio con sedici lame, il preferito dei terzini. Dice: ma la moviola in campo c’è in tanti altri sport! Ecco, appunto. Giusto in quel cimitero degli elefanti del calcio con le cheerleaders e i coriandoli che è la Mls potrebbe essere felici di una trovata del genere, che permette al calcio di fare un passo in più verso la totale americanizzazione. Un giorno finirà come il Super Bowl, dove la partita è un divertente intermezzo fra il concerto dell’intervallo e gli spot pubblicitari. Troppo catastrofista? Il fatto di rimpiangere Blatter, in effetti, lo interpreto come un prodromo dell’apocalisse imminente. Patrice Evra è un ragazzo intelligente, un campione serio e di rara furbizia non solo in campo ma anche davanti alle telecamere. Domenica ha detto una cosa che dice da un paio d’anni almeno, che cioè la serie A è molto più tattica della Premier League, che per giocare serve più intelligenza che talento e che il calcio in Inghilterra è uno show a chi cade per primo. Il che è anche un modo diplomatico per dire che il campionato italiano è palloso come una partita di scacchi, ma che a fine carriera è anche bello andarci a giocare per imparare cose nuove. Non sono scemo, Evra ha ragione, ma mi ostino a pensare che una partita di calcio e un campionato per poterci far godere dovrebbero andare oltre i freddi numeri snocciolati dai più sui gol segnati da Tizio o da Caio, sull’imbattibilità di un anziano portiere o sul fatto che a dieci giornate dal termine solo due squadre su tre sono quasi certe di retrocedere. Se uno dovesse guardare solo i numeri probabilmente troverebbe entusiasmante campionati minori come la Liga, la Bundesliga o la A-League australiana, dove si segnano tanti gol e c’è persino qualche portiere che ne prende pochi. Se uno dovesse guardare alle partite che si giocano di pomeriggio, invece, penserebbe di trovarsi di fronte al campionato uzbeko: salvo rarissimi casi, alle 15 della domenica la partita di punta è un entusiasmante Chievo-Palermo, quando non un Sassuolo-Milan da spalti semivuoti. Ho visto raramente quest’anno in serie A partite con l’intensità di Tottenham-Arsenal, che sabato pomeriggio ha sollazzato il mio stomaco come neppure un digestivo, e certamente provocato sintomi di priapismo in Claudio Ranieri, il cui Leicester ha staccato di altri due punti le inseguitrici. Ma chissenefrega, in fondo, al White Hart Lane è andato in scena un derby fenomenale ancorché inutile ai fini della classifica, una cena fuori con una bella ragazza culminata con un bacio appassionato: per trombare ci sarà tempo.