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    Essere Kanté: la faccia pulita del calcio

    Essere Kanté: la faccia pulita del calcio

    • Angelo Taglieri
    Guardare il mondo con gli occhi di Kanté. Affrontare la vita con il sorriso di Kanté. Semplicità e dedizione, sudore e lavoro, leggerezza e... l'ho già scritto semplicità vero? Sì, perché quando pensi al piccolo centrocampista francese, che corre per tre, sorride per quattro e vince per 67 milioni di francesi, non puoi non pensare all'umiltà che lo contraddistingue. La voglia di esserci sempre, la forza di non apparire mai, la semplicità di rimanere fedele a se stesso.

    COME IN BICICLETTA - Ogni cosa, con Kanté di mezzo, assume un valore speciale. Una partita, ovviamente, perché quando hai il centrocampista del Chelsea dalla tua parte è decisamente più facile vincere. Chiedere a Ranieri, chiedere a Conte, chiedere a Deschamps...  Non solo però: una foto in bicicletta diventa una condivisione di gioia; una canzone per il debutto in nazionale un momento di culto da osservare, in cui non devi partecipare; e una festa per celebrare il Mondiale assume l'aspetto di una festa a sorpresa. 

    Essere Kanté: la faccia pulita del calcio

    IMBARAZZO - "Piccolo e gentile, ha fermato Messi ma è un imbroglione a carte. N'Golo Kanté, N'Golo Kanté". La sussurra al microfono Blaise Matuidi in uno Stade de France in festa prima, la canta a squarciagola tutto il pubblico poi. Con i compagni che lo travolgono in un abbraccio. "Si potrebbe cambiare canzone?" ha chiesto timido il piccolo francese. Già, perché quel coro lo mette proprio in imbarazzo...
     
    SEMPLICITA'! - Era già successo all'Eliseo, il day after, quando partì il coro: si nascose in ultima fila. E sul pullman? Niente bandana, niente abito appariscente, niente di niente: soltanto un pollice all'insù, con il solito sorriso. Semplicità, parola chiave di una vita da sogno, di una vita a servizio dell'altro, senza mai tradire se stesso. In campo e fuori: prima la gioia degli altri, poi la sua. Come dopo la finale con la Croazia: tutti a fare le foto con la Coppa del Mondo, lui no, non voleva disturbare. Perché Kanté è così: timido, umile, semplice, personaggio involontario in un mondo in cui tutti fanno di tutto per apparire; vince senza farsi vedere, esulta con discrezione, si mostra quasi con imbarazzo. Ma quegli occhi lì, con quel sorriso lì, raccontano una felicità pura, non fittizia, di chi ama davvero ciò che fa. Anche se ci sono da coprire chilometri, tantissimi chilometri, per i compagni. "Voglio una vita come N'Golo Kanté", parafrasando Vasco Rossi. E com'è? Semplice, felice, sorridente. Da sogno. E da sognatore.

    Essere Kanté: la faccia pulita del calcio

    @AngeTaglieri88

     

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