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ESCLUSIVO Milan, rimpianto Lacazette. I retroscena sul colpo mancato per l'attacco
I numeri non mentono e ad oggi condannano in maniera difficilmente controvertibile l'apporto dato alla causa del Milan da Divock Origi. Il "colpo" a parametro zero dell'estate 2022 della coppia Maldini-Massara per mettere a disposizione di Pioli una valida alternativa a Giroud nel ruolo di centravanti non può essere definito diversamente da flop per quella che è stata la resa fino alla partita di lunedì sera contro la Salernitana. 781 minuti distribuiti tra campionato, Supercoppa e Champions League, appena 6 presenze da titolare ed un misero contributo in termini realizzativi di due reti: un contributo ben lontano da quelle che erano le aspettative per un calciatore potenzialmente nel pieno della sua efficienza fisica e della maturità calcistica.
IL DECLINO - Il ricordo del giocatore che nelle quattro stagioni nel Liverpool di Klopp aveva saputo ritagliarsi un ruolo importante da prima alternativa del tridente delle meraviglie formato da Salah, Firmino e Mané è decisamente sbiadito per quello che Origi ha mostrato dal giorno del suo approdo in rossonero. Dopo l'ultimo exploit del finale della stagione 2018/2019, quella della magica notte di Anfield nella semifinale di ritorno di Champions League e del gol al Tottenham per mettere definitivamente le mani sulla coppa a Madrid, il belga è andato incontro ad un graduale ma sostanziale declino dal punto di vista atletico. Un percorso minato da una serie impressionante di infortuni, l'ultimo dei quali (a maggio) si è rivelato particolarmente serio e ha minato dall'inizio la sua nuova avventura italiana. Il Milan ha ereditato un calciatore in condizioni tutt'altro che ottimali e che tuttora appare ben lontano dal considerarsi inserito nel contesto di una squadra che, tolto Giroud e i lampi illuminanti di un Leao comunque a secco da due mesi, fatica maledettamente dal punto di vista della produzione di gol.
FLOP ECONOMICO - Come se non bastasse, l'operazione Origi è da considerarsi al momento un fallimento pure sotto l'aspetto economico: contratto fino al 30 giugno 2025 da 4 milioni di euro netti a stagione, con un impatto a bilancio di circa 5,2 milioni lordi per ognuna delle stagioni in questione. Un affare da quasi 16 milioni lordi, senza contare i costi accessori come la commissione pagata all'agente. Per un giocatore che, nelle idee di Maldini e Massara, avrebbe dovuto alternarsi stabilmente col 36enne Giroud e rappresentare in prospettiva anche un investimento di prospettiva, visto che la carta di identità dell'ex Liverpool recita "anno di nascita 1995". Ad oggi i conti non tornano e, in un Milan tornato gradualmente ad affidarsi e a coinvolgere nelle rotazioni pure l'ormai 41enne Ibrahimovic, chissà che il pensiero non stia andando a quell'opportunità che avrebbe forse potuto potuto cambiare gli scenari e il destino della stagione attualmente in corso. Una storia con un inizio in Inghilterra e una conclusione in Francia.
IL RIMPIANTO - Secondo quanto appreso da calciomercato.com, prima di virare con decisione su Origi il Milan ha avuto la possibilità di ingaggiare, sempre a parametro zero, Alexandre Lacazette. Classe 1991, un bottino di 71 reti nelle 5 stagioni trascorse con la maglia dell'Arsenal, il centravanti francese è stato concretamente proposto a Maldini e Massara. Integro fisicamente, con un bagaglio di esperienza degno di nota anche in campo internazionale, Lacazette poteva essere quello che Origi non ha ancora dimostrato di poter rappresentare per la formazione rossonera. I due dirigenti del club campione d'Italia hanno gentilmente declinato l'offerta, lasciando che il Generale - com'è stato ribattezzato nella squadra della sua città - assecondasse la nostalgia ed il romanticismo e optasse per il ritorno all'Olympique Lione. Al netto delle difficoltà attraversate dalla formazione allenata da Laurent Blanc, il bilancio personale di 20 gol e 5 assist in 27 partite stagionale è la conferma che Lacazette sia ancora un attaccante capace di determinare. Certamente molto di più dell'attuale versione di Origi.
IL DECLINO - Il ricordo del giocatore che nelle quattro stagioni nel Liverpool di Klopp aveva saputo ritagliarsi un ruolo importante da prima alternativa del tridente delle meraviglie formato da Salah, Firmino e Mané è decisamente sbiadito per quello che Origi ha mostrato dal giorno del suo approdo in rossonero. Dopo l'ultimo exploit del finale della stagione 2018/2019, quella della magica notte di Anfield nella semifinale di ritorno di Champions League e del gol al Tottenham per mettere definitivamente le mani sulla coppa a Madrid, il belga è andato incontro ad un graduale ma sostanziale declino dal punto di vista atletico. Un percorso minato da una serie impressionante di infortuni, l'ultimo dei quali (a maggio) si è rivelato particolarmente serio e ha minato dall'inizio la sua nuova avventura italiana. Il Milan ha ereditato un calciatore in condizioni tutt'altro che ottimali e che tuttora appare ben lontano dal considerarsi inserito nel contesto di una squadra che, tolto Giroud e i lampi illuminanti di un Leao comunque a secco da due mesi, fatica maledettamente dal punto di vista della produzione di gol.
FLOP ECONOMICO - Come se non bastasse, l'operazione Origi è da considerarsi al momento un fallimento pure sotto l'aspetto economico: contratto fino al 30 giugno 2025 da 4 milioni di euro netti a stagione, con un impatto a bilancio di circa 5,2 milioni lordi per ognuna delle stagioni in questione. Un affare da quasi 16 milioni lordi, senza contare i costi accessori come la commissione pagata all'agente. Per un giocatore che, nelle idee di Maldini e Massara, avrebbe dovuto alternarsi stabilmente col 36enne Giroud e rappresentare in prospettiva anche un investimento di prospettiva, visto che la carta di identità dell'ex Liverpool recita "anno di nascita 1995". Ad oggi i conti non tornano e, in un Milan tornato gradualmente ad affidarsi e a coinvolgere nelle rotazioni pure l'ormai 41enne Ibrahimovic, chissà che il pensiero non stia andando a quell'opportunità che avrebbe forse potuto potuto cambiare gli scenari e il destino della stagione attualmente in corso. Una storia con un inizio in Inghilterra e una conclusione in Francia.
IL RIMPIANTO - Secondo quanto appreso da calciomercato.com, prima di virare con decisione su Origi il Milan ha avuto la possibilità di ingaggiare, sempre a parametro zero, Alexandre Lacazette. Classe 1991, un bottino di 71 reti nelle 5 stagioni trascorse con la maglia dell'Arsenal, il centravanti francese è stato concretamente proposto a Maldini e Massara. Integro fisicamente, con un bagaglio di esperienza degno di nota anche in campo internazionale, Lacazette poteva essere quello che Origi non ha ancora dimostrato di poter rappresentare per la formazione rossonera. I due dirigenti del club campione d'Italia hanno gentilmente declinato l'offerta, lasciando che il Generale - com'è stato ribattezzato nella squadra della sua città - assecondasse la nostalgia ed il romanticismo e optasse per il ritorno all'Olympique Lione. Al netto delle difficoltà attraversate dalla formazione allenata da Laurent Blanc, il bilancio personale di 20 gol e 5 assist in 27 partite stagionale è la conferma che Lacazette sia ancora un attaccante capace di determinare. Certamente molto di più dell'attuale versione di Origi.