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    Entra Dybala e Higuain vince il derby, ma Mandzukic non può stare fuori

    Entra Dybala e Higuain vince il derby, ma Mandzukic non può stare fuori

    • Giancarlo Padovan
    C’è la Juve e c’è Higuain. C’è la Juve e c’è Dybala. La differenza - nel derby e penso anche con quanto verrà dopo - sta nella somma di due uomini e una squadra che vince quasi sempre e che, dalla partita con l’Atalanta, è tornata a farlo anche giocando bene. Higuain più di Mandzukic. Dybala più di tutti.

    Contro il Torino la partita si è decisa quando la coppia argentina si è riformata e Higuain, già con un gol all’attivo, si è piazzato venti metri più avanti, a ridosso della porta, quell’oscuro oggetto del desiderio che tanto lo attira e lo possiede. Mancavano otto minuti dalla fine di un derby equo e privo di economie, quando Gonzalo si è girato facendo perno su Barreca senza che la palla nemmeno lo sfiorasse, l’ha lasciata rimbalzare e prima che qualsiasi avversario potesse intervenire l’ha scagliata con forza e precisione alle spalle di Hart. Dybala, ispiratissimo, ha cercato di farlo segnare ancora. Ma nel primo caso Higuain ha spropositato alto, nel secondo si è fatto ipnotizzare da Hart. E’ stato nello sviluppo della stessa azione che Dybala - già felice folletto sulle scie di ben tre torinisti - ha riproposto l’assist, questa volta a beneficio di Pjanic. Sul primo tiro del bosniaco, Hart ha respinto ancora. Sul secondo, si è chiuso ogni discorso di punteggio e risultato (3-1). Ora è molto forte la tentazione di scrivere che la Juve è tornata, che Dybala è imprescindibile e che, con la sua presenza nel ruolo di seconda punta e di ispiratore, Higuain segnerà di più. Tuttavia la prudenza è d’obbligo per molti motivi. Ne elenco tre.

    Il primo: una partita, per quanto brillante, non dice mai una verità completa, meno che mai può dirla uno spezzone di gara. Il secondo: Dybala non ha ancora novanta minuti nelle gambe e sabato arriva la Roma. Il terzo: Mario Mandzukic - l’ha dimostrato anche con il Toro - non merita di stare fuori. Però ipotizzare una Juve con Dybala trequartista e Mario con Gonzalo di punta è pura utopia. Può accadere in qualche partita da forzare o da recuperare, mai dall’inizio. E, anche avvenisse, non servirebbe a migliorare la compatibilità tra Mandzukic e Higuain. Allegri su questa strada si muoverà con circospezione e diplomazia cercando l’equilibrio prima di tutto. Intanto va registrato che per la seconda volta consecutiva l’allenatore livornese ha schierato la difesa a quattro, sempre con gli stessi uomini: Lichtsteiner, Rugani, Chiellini e Alex Sandro. Detto, per inciso che i migliori sono stati i due centrali e, in particolare, Rugani, sarebbe grave non aver colto che in fase di possesso e non possesso sono stati alternati almeno tre sistemi di gioco: 4-3-3, 3-5-2, 4-4-2. Questo grazie alla duttilità di Alex Sandro e di Cuadrado, quest’ultimo in campo fin dall’inizio al posto di Pjanic cui ha lasciato il posto nel finale (4-3-1-2).

     Il Torino, che è andato in vantaggio presto con Belotti di testa, ha sfruttato la fascia destra dove l’unico veramente a disagio tra i bianconeri è sembrato Sturaro. Ci mette sempre tanta corsa e tanto fisico, ma tatticamente gli sfuggono situazioni semplici come quella che ha determinato l’1-0 granata: è lui a perdere l’uomo e a lasciare Chiellini solo nell’uno contro uno con Zappacosta. Poi Baselli, autore del cross, taglia dietro al difensore della Juve e anche Lichtsteiner si fa sorprendere di testa da Belotti. I granata hanno subìto il pareggio (Higuain smarcato da un tacco casuale di Mandzukic) a metà del primo tempo, quando stavano controllando senza troppi affanni una Juve smaniosa di rimontare, ma confusa e un po’ nervosa. L’inizio della ripresa ha confermato una sostanziale parità nel gioco e nelle occasioni. Il derby l’ha spaccato Higuain, quando è entrato Dybala, e l’ha sigillato Pjanic, impossibilitato a vanificare il Dybala-bis. Lui, per fortuna della Juve, stupisce e si ripete.    

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