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    Empolimania: si vive anche senza bel gioco, il corto muso non è più un caso

    Empolimania: si vive anche senza bel gioco, il corto muso non è più un caso

    • Carlo Alberto Pazienza
    È forse l’espressione calcistica più abusata, a seguito del ritorno di Max Allegri sulla panchina della Juventus e quindi nel calcio italiano, dell’ultimo biennio, ma nessuno poteva aspettarsi che sarebbe diventata l’etichetta anche del nuovo Empoli di Paolo Zanetti. E chi l’avrebbe mai detto? Ormai è un ritornello che si ripete, ma da una squadra e una società che nelle ultime stagioni aveva sempre provato a esprimere una filosofia di calcio votata all'attacco e allo spettacolo, fa un po’ specie vedere che i risultati si possono ottenere anche giocando male, soffrendo e vincendo di misura. Insomma, di corto muso. Evidentemente non è un caso se 4 delle 5 vittorie ottenute fin qui dagli azzurri, compresa quella di ieri sera con Samp, siano state di misura (tutte per 1-0), mentre la quinta, con la Cremonese prima della sosta, era stata per 2-0. Non è un caso quindi se la squadra vince soffrendo, con armi che difficilmente le si addicevano in passato (come il contropiede o le palle da fermo), ma dando la sensazione di restare sempre e comunque dentro la partita. Quella con i blucerchiati è una vittoria dal peso specifico immenso, che proietta i toscani a +13 proprio dall’ingresso della zona retrocessione. Manca davvero troppo per esultare, ma gli azzurri hanno iniziato l’anno alla grande, soverchiando un pronostico che il più ottimista dei tifosi avrebbe immaginato con tre punti nelle prime tre uscite del 2023. Invece sono stati 5 e senza sconfitte.

    Ormai è assodato, l’Empoli non gioca bene. Non ha nulla a che vedere con la squadra spumeggiante e sbarazzina di Andreazzoli dell’anno scorso. Ma se i risultati arrivano questo aspetto passa inevitabilmente in secondo piano, perché l'obiettivo della società, anche dichiarato dal presidente, era quello di mettere in campo una squadra che avesse sì la sua filosofia ben marcata, ma che non si trovasse a incassare 70 gol come accaduto nella precedente gestione. Certo, quest’anno con tutta probabilità non arriveranno le imprese viste la passata stagione con Juventus, Fiorentina, Atalanta o Napoli, ma neanche le imbarcate (fino a oggi è successo in una sola occasione, la trasferta di Torino con la Juventus) che tanto hanno indispettito società e tifosi. L’analisi da fare è anche un’altra: questo nuovo Empoli non è frutto del caso, delle necessità o dell’andamento delle partite. Zanetti infatti sta valorizzando al massimo il materiale umano a disposizione: è consapevole di non avere grande talento in mezzo alla difesa e soprattutto a centrocampo, per cui chiede alla squadra di stare bassa, di non lasciare spazi agli avversari e di non farsi infilare in contropiede. Gli attaccanti ancora non segnano con grande regolarità, ma le caratteristiche dei tanti uomini che ha disposizione (Caputo, Baldanzi, Satriano, Bajrami, Cambiaghi, Pjaca e all’appello adesso manca Destro) consentono a Zanetti di provare e trovare tante alternative, dall’inizio o a gara in corsa. Poi magari il gol arriva da un centrocampista in contropiede o da un difensore su palla inattiva, ma il tanto movimento creato dagli uomini offensiva porta alla creazione di situazioni favorevoli. Dopo 18 giornate e 22 punti non può trattarsi di fortuna o di episodi, ma di un modo di fare calcio, inedito per Empoli e per l’Empoli, che però sta portando risultati pesanti e forse inaspettati.

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