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    Empolimania: né presunzione né provincialismo

    Empolimania: né presunzione né provincialismo

    • Paolo Lazzari
    Diciamoci la verità: contro la Juventus puoi anche perdere, ma l’1 a 3 maturato al Castellani davvero non ci sta. Sì perché gli azzurri hanno dimostrato carattere e qualità da vendere, specie nel primo tempo, per poi calare alla distanza. Nell’ambiente, a caldo, alcuni hanno parlato di una squadra presuntuosa, che ha perso poiché ha smarrito la sua carta d’identità: lo spirito operaio. Altri, all’opposto, hanno puntato l’indice contro la presunta remissività di Giampaolo al cospetto dei campioni d’Italia.

    Delle due l’una, ovviamente, ma come spesso accade la verità sta esattamente nel mezzo, così come buona davvero soltanto per un tempo è stata la gara di Maccarone e soci. L’Empoli non è stato affatto arrendevole, non si è rintanato a ridosso della propria area per costruire una passiva roccaforte: tutt’altro. Allegri, che ripete come un mantra il tormentone della “qualità” deve essere rimasto impressionato dal gioco espresso dagli azzurri, così come avrà capito che i problemi della Juve non sono risolti così, di botto. Il gol su palla inattiva di Evra è frutto di un tallone d’Achille da curare rapidamente, mentre sulla rete in fuorigioco c’è poco da dire.

    L’Empoli ha accusato un calo mentale in alcune fasi della gara e questo, insieme alle doti superiori della Juve, ha determinato il risultato finale. Ci vuole equilibrio nei giudizi però: non è una sconfitta con la Juve a segnare il campionato di Giampaolo. Serve equilibrio anche in campo: se lotti per la salvezza non puoi permetterti mai di abbassare la guardia, perché altrimenti finisci suonato al tappeto. Né presunzione né provincialismo estremo dunque: solo lavoro, tecnica e cuore, caratteristiche che un decano come Big Mac non smette mai di insegnare al prossimo.

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