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Elliott non convince la Uefa, ecco perché il Milan va verso la stangata
In casa Milan si respira un clima di grande preoccupazione e di rinnovata attesa per la riunione della camera giudicante di Controllo Finanziario per club della Uefa, che si svolgerà entro la metà del mese di giugno e che è chiamata a deliberare sulle sanzioni da infliggere al club rossonero dopo aver respinto la richiesta di settlement agreement. La commissione è composta da 5 membri, il cui presidente è il portoghese José Narciso da Cunha Rodrigues, che decide a maggioranza in presenza di almeno 3 componenti. In caso di pronunciamento fortemente penalizzante, il Milan avrebbe la possibilità di ricorrere presso il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, chiedendo la massima urgenza per poter pianificare liberamente le strategie di mercato.
NODO RIFINANZIAMENTO - Come ha lasciato intendere ieri Marco Fassone, dopo aver consultato i propri legali c'è la volontà di chiedere una revisione dell'ultimo provvedimento, ma ciò che sta condizionando la vicenda è il nodo del rifinanziamento del debito a carico del presidente Yonghong Li. Il fondo Elliott ha elargito all'uomo d'affari cinese un prestito da 303 milioni, da restituire insieme agli interessi maturati entro ottobre. Yonghong Li è alla ricerca da diversi mesi di un soggetto che gli offra un nuovo prestito superiore ai 400 milioni per poter rispettare le scadenze e in caso contrario il Milan diventerebbe di proprietà del fondo anglo-statunitense. Fassone ha sempre fatto riferimento all'esistenza di 2-3 soluzioni individuate sul mercato, che però non sono state ancora accettate dal presidente rossonero, alla ricerca di opzioni più vantaggiose.
ELLIOTT NON BASTA - Il precipitare degli eventi delle scorse ore potrebbe però spingere il numero uno del club di via Aldo Rossi a modificare il proprio intendimento, una mossa che rafforzerebbe il suo potere politico al Milan, al di là dell'aumento di capitale da 38,8 milioni da completare nelle prossime settimane dopo averne già versati 17.8. Dal canto suo, Elliott ha manifestato la disponibilità a farsi carico della gestione ordinaria della società con un prestito da 35 milioni, ma la Uefa non ha ritenuto sufficiente tutto ciò per guardare con fiducia al futuro del Milan. I vertici di Nyon sono perfettamente consapevoli che un fondo speculativo ha come unico interesse quello di rientrare dell'investimento fatto e uscirne con un guadagno, il che non rende Elliott una proprietà "stabile e duratura". Da qui, i dubbi che aumentano e il timore sempre più forte in casa rossonera di una punizione molto severa entro metà giugno.
NODO RIFINANZIAMENTO - Come ha lasciato intendere ieri Marco Fassone, dopo aver consultato i propri legali c'è la volontà di chiedere una revisione dell'ultimo provvedimento, ma ciò che sta condizionando la vicenda è il nodo del rifinanziamento del debito a carico del presidente Yonghong Li. Il fondo Elliott ha elargito all'uomo d'affari cinese un prestito da 303 milioni, da restituire insieme agli interessi maturati entro ottobre. Yonghong Li è alla ricerca da diversi mesi di un soggetto che gli offra un nuovo prestito superiore ai 400 milioni per poter rispettare le scadenze e in caso contrario il Milan diventerebbe di proprietà del fondo anglo-statunitense. Fassone ha sempre fatto riferimento all'esistenza di 2-3 soluzioni individuate sul mercato, che però non sono state ancora accettate dal presidente rossonero, alla ricerca di opzioni più vantaggiose.
ELLIOTT NON BASTA - Il precipitare degli eventi delle scorse ore potrebbe però spingere il numero uno del club di via Aldo Rossi a modificare il proprio intendimento, una mossa che rafforzerebbe il suo potere politico al Milan, al di là dell'aumento di capitale da 38,8 milioni da completare nelle prossime settimane dopo averne già versati 17.8. Dal canto suo, Elliott ha manifestato la disponibilità a farsi carico della gestione ordinaria della società con un prestito da 35 milioni, ma la Uefa non ha ritenuto sufficiente tutto ciò per guardare con fiducia al futuro del Milan. I vertici di Nyon sono perfettamente consapevoli che un fondo speculativo ha come unico interesse quello di rientrare dell'investimento fatto e uscirne con un guadagno, il che non rende Elliott una proprietà "stabile e duratura". Da qui, i dubbi che aumentano e il timore sempre più forte in casa rossonera di una punizione molto severa entro metà giugno.