Elkann, un'altra gaffe. Juve, quanto ti manca lo stile dell'Avvocato Agnelli
Chi costringe Elkann a dire d’essere “d’accordo con Marotta che l’incapacità dell’Inter a non saper perdere, anche se dovrebbe essere abituata, è abbastanza stupefacente”. “Lascialo dire a Marotta, non t’abbassare ai piani d’una polemica inutile e nemmeno spiritosa” verrebbe da, sommessamente, suggerirgli. Il nonno a cui non solo il giovin Elkann guarda come a un faro che da lontano continua a illuminare il presente, sarebbe intervenuto con questo calcettino da tergo col pallone ormai lontano? Ha senso calcare la mano, anzi il tacco, per schiacciare un avversario? E lo humor dell’ Avvocato dove è andato a finire? Fra l’altro, avrebbe avuto bell’e pronto, un immortale “lamentarsi è da provinciali.” Il fatto è che la Juve, ogni tanto ma meno degli altri a onor del vero, si lamenta anche lei, come per il goal ingiustamente annullato a Morata l’anno scorso col Bayern o quello altrettanto buono di Pjanic al Milan. Si può anche comprendere quando parlano gli uomini vicino al campo (anche se spesso esagerano intollerabilmente: vedi Totti dopo Juve 3-Roma1) e forse anche quelli da “scrivania operativa” come i direttori sportivi. Ma l’erede dell’ Avvocato o di chi comunque aspiri al ruolo, avrebbe tutto da guadagnare a non cedere ai piccoli sfoghi che lisciano il pelo ai tifosi. Bisogna saper perdere e saper vincere, no? Vi ricordate Amburgo-Juventus, finale Champions che innalzò Magath ai vertici della popolarità, in Italia? Cosa disse l’Avvocato, dopo quella drammatica partita con tre nitide palle goal dei bianconeri e un arbitraggio di Rainea non certo favorevole? “Non è successo niente, questi tedeschi ci hanno insegnato a leggere e scrivere.” E anche nel merito della frase che forse l’Inter dovrebbe essere abituata a perdere, si potrebbe aggiungre: sì, ma la Juve dovrebbe abituarsi a vincere almeno un triplete. Quella è una luce che continua a brillare.
Meno luminosa certamente Calciopoli, di cui l’Inter fu coprotagonista insieme alla Juve, che prese le mosse proprio dalle famose intercettazioni telefoniche della Telecom del nerazzurrissimo Tronchetti Provera e terminò con quello scudetto, secondo Mourinho “vinto in segreteria”. Gianni Agnelli non ha vissuto quella stagione, non ne ha assaggiato i veleni che, invece, hanno dovuto assaporare i suoi nipoti. Ma la Juve ci pare che avrebbe ampiamente dovuto superare quel periodo. Dopo la caduta, la convalescenza ( in cui tra l’altro furono gettate le basi dello Juventus Stadium) e la definitiva ascesa. Cinque anni al vertice dovrebbero cancellare via i fantasmi, soprattutto quelli di casa, con medicine che si chiamano Campionati e Coppe Italia. Quello internazionale, la Coppa dalle grosse orecchie, aleggia ancora, ma l’Inter non c’entra nulla. E se proprio si voleva dirle qualcosa relativo all’ astinenza dalla vittoria e alle lamentele dopo l’ennesima sconfitta, non ci voleva molto: “Cara Inter, poscia più che’l dolor potè’l digiuno.” L’Avvocato avrebbe sorriso.