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    Eliminato ogni dubbio, Inzaghi svela l'Inter di Istanbul

    Eliminato ogni dubbio, Inzaghi svela l'Inter di Istanbul

    • Pasquale Guarro
    Tredici anni dopo, la Pinetina torna a splendere. Bella così non s’era palesata mai, almeno non agli occhi indiscreti dei giornalisti. Fantastica la sala stampa adibita per l’occasione, a costeggiare i campi da gioco, con le ampie vetrate a rallegrare la vista. Giornalisti provenienti da ogni parte del mondo sono stati omaggiati con gadget nerazzurri, prima di accomodarsi al buffet con cucina a vista. Organizzazione degna di una finale, in presenza di tutta la componente dirigenziale, che non ha negato una battuta a nessuno. Perché non c’è solo la squadra, e oggi, il dietro le quinte dell’Inter ha mostrato qualità che val la pena evidenziare in un mondo sempre più avaro di concessioni. 

    A tal proposito, anche Inzaghi, adeguatosi al contesto, è stato più di manica larga rispetto alle altre volte. Invece del canonico allenamento da 15 minuti, la stampa ha potuto godere di quasi un’ora di allenamento, in cui il protagonista assoluto è stato Edin Dzeko. Nella partitina a ranghi ridotti (Quelli che hanno giocato di più si sono staccati prima), il bosniaco ha infilato per 6 volte Samir Handanovic, in tutti i modi possibili. In campo serenità e leggerezza, perché una finale non è una guerra. 

    Manchester City - Inter (21:00 10/06)

    Lo ha detto Inzaghi: “Se parliamo di calcio, non ho paura di niente”, e lo ha ribadito Bastoni: “Bisogna aver paura degli assassini, non di ragazzi della mia età con cui competerò in una partita di calcio”. E a loro si è aggiunto Dimarco: “Se facciamo l’Inter possiamo toglierci desse soddisfazioni”. Se facciamo l’Inter… Una frase che già tanto spiega in merito alle idee di Inzaghi, che non ha alcuna idea di snaturarsi per limitare gli uomini di Guardiola. E non è questione di arroganza o incoscienza, ma di coerenza. Anche di coraggio, perché il City è la squadra più forte del mondo, ma partendo da questo assunto, l’Inter non ha niente da perdere. Se a Manchester c’è l’ossessione, a Milano c’è il sogno, due approcci parecchio distanti ma che ben raccontano come le due squadre arriveranno alla partita di sabato. Quello che doveva dire, Inzaghi, lo ha detto.

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