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El Shaarawy, dalla rottura con il Milan a un incontro segreto: tutti i retroscena
DALL’ANZHI IN POI – La storia d’amore del ragazzino cresciuto nel mito di Kakà, soffiato all’Inter e lanciato in rossonero prima di appannarsi si è interrotta bruscamente nell’estate 2013. Stephan era già in tilt a livello di prestazioni con l’arrivo ingombrante a livello tattico di Balotelli, sul tavolo di Galliani arrivano 40 milioni pagati in due anni dal ricchissimo Anzhi di Kerimov che fu ricca oasi di Eto’o. El Shaarawy sarebbe diventato una plusvalenza magnifica: il Milan non ci pensa due volte, sceglie di venderlo, Stephan ci rimane male perché il rilancio non viene quasi neanche ponderato. Qualcosa si rompe, perché El Sha in Russia non vuole andare a disperdere i migliori anni della sua carriera, anche a fronte di 7 milioni all’anno (!) di ingaggio. Scelta sua. Ma il Milan si arrabbia. E da quel giorno, il crollo del suo valore e l’abbassamento del morale del Faraone ha fatto il resto in una rottura totale che lo ha portato a una permanenza sterile e svogliata. Fino al passaggio al Monaco.
STRATEGIE MILAN E ROMA – Bene dirlo con chiarezza: anche oggi, El Shaarawy ai piani alti rossoneri non è considerato un rimpianto. Nella strategia del Milan non è mai stato ponderato di richiamarlo a gennaio, neanche alla comunicazione del Monaco di non volerlo mai schierare fino a giugno facendone crollare il valore al momento di ‘restituirlo’; anche Mihajlovic ha accettato serenamente la scelta del club. La Roma invece ha un’idea ben chiara: puntare su Stephan, che ha letteralmente incantato Walter Sabatini nell’incontro top secret che i due hanno avuto prima di Natale. Carica mentale, voglia di lavorare, entusiasmo nel ripartire. E nel dimostrare che il Faraone non è finito. Gran manovra dell’agente Pastorello nel chiudere il triangolo Monaco-Milano-Roma con pazienza, gran colpo di Sabatini puntare su Stephan. Oggi, il riscatto non è scontato; ma sicuramente si avvicina e la Roma inizia a ragionarci. Un El Shaarawy così merita applausi. Sperando non torni lo spettro della discontinuità: non sono cose da veri Faraoni.