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  • Eitan Brian l'unico sopravvissuto, riuscito il linciaggio di Musa Balde

    Eitan Brian l'unico sopravvissuto, riuscito il linciaggio di Musa Balde

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Eitan Brian, 5 anni, l'unico sopravvissuto di quella cabina della funivia dove erano in 15. Quattordici i morti e tra questi la mamma, il papà, il fratello e bisnonni di Eitan. Di tutti gli incommensurabili drammi relativi alle vittime, quello di Eitan è tale che non riesco a non pensarci, Una incolmabile, abissale, spaventosa, terrificante, annichilente solitudine. E, forse, la memoria insieme straziante e tenerissima dell'ultimo contatto con il papà, quell'abbraccio del papà con il suo corpo mentre precipitavano entrambi verso la morte, quell'abbraccio di papà che col suo ultimo gesto ha tenuto in vita Eitan. 

    Musa Balde, linciaggio riuscito: il nero si è tolto di mezzo - Musa Balde aveva 23 anni e da cinque anni era in Italia, il 9 maggio lo pestano in tre, con bastoni e poi con calci e pugni quando è in terra. Pestaggio sulla pubblica via. I tre lo linciavano perché secondo loro aveva rubato un telefonino, un nero che ruba un telefonino merita una lezione e i tre gliela stavano dando. Linciaggio interrotto quello del 9 di maggio, non va a buon fine perché gente si mette a gridare da finestre e balconi. I tre giustizieri vengono identificati e denunciati (ci sono inequivocabili immagini video). Ovviamente, seppur denunciati, restano a casa loro. In stato di detenzione di fatto finisce Musa Balde, prima alla stazione di Polizia e poi al Centro Espulsioni e Rimpatri. Dopo due settimane Musa Balde con un lenzuolo si è impiccato per disperazione, la disperazione di un uomo pestato selvaggiamente e poi di fatto in galera per essere stato pestato. Linciaggio completato: il nero si è tolto di mezzo. 

    Chi droga per stuprare mette in conto di uccidere la preda - Drogare la preda, metterla in condizione di oggetto umano con cui fare qualunque cosa si voglia fare con un oggetto femmina. Non è la prima volta che le cronache raccontano di questo modus operandi: un invito, magari mascherato da occasione di lavoro o anche un invito in casa di buon indirizzo e manifesta opulenza, contando ispirino sicurezza. Un invito, qualcosa da bere, nel bere una droga che ottunde, spegne. E poi lo stupro, magari fotografando la preda, come si fa per provare la riuscita della caccia. Un modus operandi che nell'ultimo caso ha condotto il magistrato che indaga ad una pubblica riflessione-constatazione: chi droga per stuprare mette in conto di uccidere la preda. La droga per ottenere l'effetto voluto dal predatore deve essere in dosi massicce, quindi chi la fa assumere accetta per la preda il rischio dell'overdose. E accetta per se stesso il rischio di diventare assassino. 
     

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